Dietro il patto De Gasperi-Gruber

Dietro il patto De Gasperi-Gruber IN UN LIBRO PER LA PRIMA VOLTA INSIEME DOCUMENTI AUSTRIACI E ITALIANI Dietro il patto De Gasperi-Gruber La Regione Trentino-Alto Adige ha stampalo un volume, che domani alle 18 presenta nella Sala Rosa della sua sede a Trento. S'intitolaL'Accordo De Gasperi-Gruber nei documenti diplomatici italiani e austriaci Lo ha curato Enrico Serra. Ne diamo in anteprima la prefazione. Una pubblicazione di questo tipo, che esce a quarant'anni circa dalla conclusione dell'accordo De GasperiGruber ha uno scopo ben preciso. Vale a dire quello di illustrare il processo che ha condotto la diplomazia dei due Paesi a formulare un accordo che. per il modo in cui è stato concluso — quando cioè in tutta Europa si risolveva il problema delle minoranze con delle allucinanti trasmigrazioni di popolazioni —, resta e resterà esemplare nel suo genere. (...) La prima domanda che si deve porre è quella di sapere se, da quanto qui pubblicato, la posizione dei due ministri degli Esteri, vale a dire del presidente De Gasperi e del ministro Gruber appaia sufficientemente chiara e chiarita. Il curatore è ovviamente di parere affermativo. Quella del presidente De Gasperi, trovatosi a dover subire le conseguenze della folle guerra fascista, ma anche a rivendicare venti mesi circa di cobelligeranza, appare più sollecita ad affrontare ì proble¬ mi confinari da Ovest a Est. E a far presente non solo i danni che sarebbero derivati alla vita ed all'autorità del nuovo Stato democratico da un'eccessiva sottrazione di territorio nazionale, ma anche l'interdipendenza esistente tra le varie questioni confinarie, in particolare tra quella dell'Alto Adige e quella della Venezia Giulia. Perché se è vero che, fermo il confine al Brennero, una parte cospicua di popolazione di lingua tedesca sarebbe rimasta sotto la sovranità italiana, era altrettanto vero che una parte ancor più cospicua di popolazione italiana sarebbe rimasta in territorio iugoslavo, o costretta ad emigrare. (...) Abbiamo già avuto occasione di constatare (...) come la parte avuta da Roma e da Vienna nella decisione dei Quattro Grandi e della Conferenza della pace sulla permanenza del confine al Brennero, sia stata piuttosto marginale. Ma è indiscutibile il fatto che tanto l'Italia che l'Austria sono state in grado di far presente il loro punto di vista sia nelle sedute dei vari Comitati, sia nei colloqui di «corridoio». I documenti che qui proponiamo costituiscono tante valide testimonianze sull'attività diplomatica svolta a Parigi dal ministro Gruber e dai suoi collaboratori nelle principali capitali estere, nonché dal presidente De Gasperi, assistito dall'ambasciatore a Londra, Carandini, al quale era stata j affidata la trattazione della questione dell'Alto Adige, e dal nostro rappresentante politico a Vienna, Maurilio Cop- j pini. Alla fine del 1945 era già abbastanza chiaro che i Quattro Grandi, al di là delle solite parole di occasione di cui è ben provvisto il vocabolario anglosassone, erano riluttanti a modificare radicalmente il confine del Brennero. Tuttavia i tentativi di Vienna per chiarire il proprio punto di vista nei confronti degli alleati continuarono. Anzi, in un certo senso s'intensificarono. I delegati sovietici, dal canto loro, non nascosero mai la loro opposizione a mutare il confine italo-austriaco. A questo punto sia da parte austriaca che da parte italiana si manifestò, direi in modo spontaneo, un evidente interesse per il precedente della Valle d'Aosta. Le motivazioni potevano essere le più diverse. La documentazione austriaca sembra rivelare la preoccupazione di Vienna di garantire ai sudtirolesi una autonomia la più larga possibile in caso di fallimento del tentativo di acquisizione territoriale del Sudtirolo. Da parte italiana vi fu indubbiamente l'intenzione di proporre l'autonomia quale mezzo dell'immutabilità del confine. Ma vi fu anche a Roma, e i documenti lo comprovano, la volontà di fare ammenda degli errori e delle violenze perpe¬ trate dal regime fascista, e di ristabilre un clima di pace e di tranquillità nella regione. Non si deve mai dimenticare il fatto che De Gasperi fosse lui stesso un -uomo di frontiera-, e che quale deputato trentino al Parlamento di Vienna aveva appunto sostenuto il principio dell'autonomia per la popolazione italiana dell'impero asburgico. Questo spiega anche la larghezza di vedute sul problema del ritomo nel Sudtirolo degli optanti per la patria tedesca, e per la quale il Presidente italiano incontrò in patria qualche ostacolo. Del resto la documentazione austriaca qui pubblicata rivela una certa qual -tiepidezza» dimostrata dagli stessi alleati ( al di là delle solite espressioni di occasione), alle richieste austriache di appoggio su questo problema. Un altro punto che qui appare sufficientemente documentato, nonostante non rientri precipuamente negli scopi di questa pubblicazione, è quello delle «rettifiche minori» proposte dalla Conferenza. Rimane pur sempre il problema di sapere se l'eccesso delle richieste austriache abbia determinato il loro apparente rifiuto, o se questo sarebbe avvenuto in ogni caso. Qui basti dire che le richieste austriache ci furono, e furono ben illustrate agli alleati. Nel frattempo, però, erano iniziate le trattative dirette tra austriaci e italiani. In questa fase appare molto impor¬ tante l'opera diplomatica svolta dall'ambasciatore Carandini. Quando poi si giunse ai colloqui diretti tra il presidente De Gasperi ed il ministro degli Esteri Gruber, l'accordo fu facilmente raggiunto nelle linee e secondo i principi a tutti noti. Si apri allora un ultimo capitolo: quello dell'inserimerto dell'accordo nel trattato di pace italiano: vale a dire di riconoscere ad esso una -garanzia internazionale-. Una iniziativa per la quale il presidente De Gasperi dovette superare non poche resistenze in Italia. Gli sforzi della diplomazia austriaca la mediazione belga ed olandese ed infine il successo dell'operazione sono ben documentati in questo libro. Il problema della tutela delle minoranze è uno dei più spinosi che esistano, da un punto di vista umano, sociale, economico, e. in definitiva, giuridico. L'accordo De Gasperi-Gruber può dirsi, a ragione, esemplare sotto tutti gli aspetti. Ed il fatto che sia avvenuto in una fase storica in cui lo si risolveva con alienanti espulsioni in massa, costituisce un merito indiscusso dei due legislatori. I quali avevano nella mente e nell'animo il futuro di un'Europa unita, di un'Europa in cui i confini, tanto insanguinati nel passato, null'altro sarebbero stati che dei limiti amministrativi. Quest'Europa si avvicina e, sia pur lentamente, si va realizzando. Enrico Serra