Cercasi Madonna disperatamente di Alessandra Comazzi

Girone: lo, cosi cattivo che la gente mi vuol morto Parla l'attore che nella «Piovra» è il nemico di Placido e che oggi è uno degli ospiti di «Domenica in» Girone: lo, cosi cattivo che la gente mi vuol morto TORINO — Sarà contento Remo Girone, l'antagonista di Michele Placido, il cattivo della Piovra 3 e 4: il suo nemico commissario muore nella puntata di domani, e lui avrà ancora più spazio, nella quinta serie prossima ventura. "Un momento, andiamoci piano con l'identificazione nel personaggio. Sa che cosa mi ha detto un taxista a Napoli? "Ah, lei è quello della Piovra: ma quanto è cattivoSpesso in famiglia ci chiediamo: ma pecche non l'accidono, a chisto?" Poi, questa faynosa ultima scena: lo dice lei, non io, che il finale sarà la morte. Io sono per mantenere la suspense fino in fondo-. Ma sarà tutta suspense creata ad arte per aumentare la tensione, la curiosità, e soprattutto l'audience? "Mi sembrano naturali queste fughe di notizie, queste voci strane intorno ad uno spetta- colo che è piaciuto tanto e che, soprattutto, è un giallo. Un giallo visto da quattordici milioni di persone. Qualche voce falsa? Non abbiamo mai girato tre finali; e non è vero che neppure noi attori sappiamo la conclusione, la conosciamo benissimo. E'naturale comunque che ci sia grande attesa, e che ci si giochi anche un po'su». Remo Girone (oggi ospite a «Domenica in» con Tusco e Saccarola interpreti della «Piovra») è a Torino per le prove di Mirra: la tragedia di Alfieri, regista Luca Ronconi, con Ottavia Piccolo, Galatea Ranzi, Anita Bartolucci, già in cartellone lo scorso anno allo Stabile, sarà in scena il 4 aprile a Vercelli, per. tornare poi al Carignano il 14 aprile. Girone è Cìniro, il padre di Mirra, la diciottenne principessa squassata dall'amore inconfessabile, e impossibile, e terribile, per lui. Un gran ruolo, giusto anche per l'età dei personaggi: "Finalmente abbiamo una Mirra di ventanni con un padre di quaranta. La tragedia è forse più comprensibile». Con Ronconi l'attore aveva cominciato a lavorare alla fine dell'Accademia, in una Partita a scacchi elisabettiana, non quella di Giacosa. Quindi grande amicizia, grande stima reciproca, grande gioia per il regista nuovo direttore dello Stabile di Torino. -Questa Torino — dice Girone che, nato all'Asinara, è piemontese d'origine—così criticata da chi la abita, così amata da chi ne^sta fuori, questa Torino che'non si decide sul metrò, ma dove esiste ancora una gentilezza di rapporti sconosciuta altrove». Girone ammette che lavorare in teatro è appagante, ma che una popolarità da Piovra, una spinta così alla carriera, te la dà soltanto la tv. "E'un fatto proprio numerico. Lavorando in uno sceneggiato come questo ti vedono davvero in tanti, e quindi le possibilità di dimostrare quanto vali si moltiplicano. Sempre tenendo conto che si tratta di uno spettacolo di livello, di un genere mutuato da un certo cinema politico che in Italia si faceva negli Anni Settanta e che adesso non si fa quasi più. Bene alloI ra che ci pensi la televisione, dimostrando anche la falsità dell'assioma seconda • il quale perché un programma faccia audience deve essere per forza brutto. Se no, non io vede nessuno». La Piovra è soltanto spettacolo o aiuta la gente a capire? »Non sono un esperto di mafia, non sono in grado di rispondere. Posso soltanto dire che questo lavoro "di genere" fa chiaramente capire dove stanno il bene e il male, da quale parte sta la vita. Qualcuno mi chiede se non c'è il rischio che il mio personaggio, un finanziere d'assalto e senza scrupolo alcuno, non richiami troppo l'immagine di un certo yuppismo imperante, e finisca quindi con l'avere una valenza psicologica ambigua. Non credo proprio. Credo che lutti la pensino come quel taxista, quello che mi voleva "accidere"». Alessandra Comazzi Remo Girone: il 14 aprile torna al Carignano con «Mirra»

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