La legione del professor Fignon di Gian Paolo Ormezzano
La lezione del professor Fignon A Sanremo spunta il francese come un anno fa, nessuno l'aveva previsto La lezione del professor Fignon Dopo una stagione di malanni vari, l'occhialuto ciclista si ripete staccando l'olandese Maassen ■ Baffi terzo, nello sprint degli inseguitori Sanremo. Per il 2° anno consecutivo, Fignon primo al traguardo E Fondriest è proprio rimasto solo DAL NOSTRO INVIATO SANREMO — Come assolutamente non avevamo previsto, come nessuno aveva previsto, il francese, anzi parigino, Laurent Fignon, 29 anni, ha vinto per il secondo anno consecutivo la MilanoSanremo, cosa riuscita nel passato soltanto a gente di lombi magnanimi. Fignon non solo non era in nessun pronostico della vigilia, ma addirittura sembrava non abitare più nel gran ciclismo. Per un anno esatto era stato presentato in Italia come colui che, per battere il nostro Fondriest sul traguardo sanremese 1988, chissà cosa aveva combinato: steroidi, eccitanti, cortisone? O tutto insieme? E infatti — si faceva notare — nel 1988 postsanremese era sparito. E le sue vittorie prima troppo compresse nel tempo (il Tour 1983 e quello 1984) e poi troppo diluite (Freccia Vallona 1986 e Sanremo 1988: e basta, quanto a grandi classiche) sembravano fatte apposta per dare l'idea di una carriera dosata dalla chimica, con esplosione improvvisa, il Tour a ventitré anni, e necessità di lunghi recuperi. Fignon allievo di Guimard, che impone ai suoi atleti i lunghi rapporti: e infatti, come Hinault anch'egli della scuola guimardiana, Fignon aveva dovuto subire — 1985 — la scarificazione, l'intervento chirurgico di pu¬ lizia dei tendini. Tutte frottole. O approssimazioni, imprecisioni, come diremo e in un certo senso confesseremo fra poche righe, n «morto» ieri ha vinto da principe rottantesima Milano-Sanremo, dove c'erano tutti i migliori, dove tutti hanno combattuto ai loro massimi, compreso Fondriest, dove tutti si sono presentati preparati da ParigiNizza o Tirreno-Adriatico, tutti fuorché lui che alla terza tappa della corsa francese ha abbandonato, adducendo coliche e non venendo ovviamente creduto da nessuno. Ieri mentre Fignon — attaccante con l'olandese Maassen, uno della TirrenoAdriatico, in pianura dopo il Clpressa, attaccante solitario dopo che con l'olandese aveva scalato il Poggio — pedalava bellissimo e sicurissimo verso il traguardo grande, si ripristinava fra i suiveurs onesti e pentiti la sua situazione fisica vera: polso rotto l'anno scorso alla Liegi Bastogne-Liegl, ritomo alle corse con il Tour, verme solitario, stagione compromessa. Problemi intestinali anche quest'anno, coliche cioè verissime, ritiro alla ParigiNizza, preparazione per conto suo nelle kermesse belghe, et voilà. Con tutti i nostri applausi e le nostre scuse. S.D., si capisce, cioè salvo doping, come ormai si deve, si do¬ vrebbe scrivere dopo avere raccontato e cantato ogni vincitore. E Fondriest? Fignon in pratica ha rifinito ieri anche la propria vittoria dell'anno prima, che era stata attribuita in buona parte a ingenuità in volata dell'italiano, diventato nel frattempo campione del mondo. Fondriest ieri si è battuto bene, nei limiti della sua preparazione non perfetta per problemi di ginocchio e della fragilità della sua squadra e dell'atteggiamento ostile nei suol riguardi del resto del ciclismo italiano, che lo ha lasciato solo, psicologicamente sin dal via e fisicamente nel finale, contro il resto del mondo: e ha offerto il suo gran nome di sconfitto alla gloria di Fignon. In corsa ha fatto tutto da solo, ed ha fatto abbastanza. Quando Fignon è andato via, semplicemente non è riuscito ad agganciarlo. Sul Poggio ha tentato un'uscita con Kelly, era tardi, lo sapeva, ma è purosangue. Lo vediamo primo presto, in Belgio o in Francia, su un traguardo importante. E' bravo, ed è drammaticamente l'unico nostro ciclista ad autentico livello internazionale. Anche se ieri Argentin sul Poggio c'era ancora, prima di una caduta, e se è venuto fuori fra Cipressa e Poggio un certo Martinello, nato pistard: ma è Fondriest l'unico da attacchi, da azioni aperte, non marpionistiche. Slamo tornati indietro di un anno, con Fignon e anche con Fondriest, ma mica siamo più giovani: nel senso che il nostro ciclismo ha davvero sempre più rughe, n fatto che ieri all'arrivo manco ci chiedessimo di Bugno (ritirato) e di Saronni (staccatissimo) è sintomatico. Baffi terzo cioè primo, su Pensee e Kelly, nella piratesca volata post Fignon e Maassen, Gioia sesto, quel Martinello già detto, Galles chi primo sul Turchino da tutti in gruppo, Pagnin (soprattutto) Lletti Cassani Chiappucci autori dell'unica fuga prima del Cipressa, dal km 150 al km 267, sino a 5'30" di vantaggio, sono consolazioni molto parziali. Al momento ics, e anche a quello Ìpsilon, Cipressa e Poggio, c'era soltanto Fondriest di tutti i nostri 72 (contro 135 stranieri) al via. il clima è stato — come, questo sì, previsto — fra l'infame e il brutto, con tanta pioggia per i primi 100 chilometri, poi scrosci e freddo, e strade scivolose: e senza sole meno gente del solito. Prossimo appuntamento di una Coppa del Mondo della quale per ora non frega niente a nessuno, fra quelli che possono correrla, il Giro delle Fiandre, fra un amen di tempo e un'eternità di nostre paure per un'altra disfatta. Gian Paolo Ormezzano
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