Energia allarme di Reviglio di Ugo Bertone

Energia, allarme di Reviglio Il presidente dell'Eni scrive a De Mita; il piano rischia di saltare Energia, allarme di Reviglio «I vincoli alla ricerca e alla produzione frenano Io sviluppo dell'ente» - Bolletta petrolifera: «L'Italia pagherà 2400 miliardi in più» ■ Fracanzani: «L'impresa di Stato deve fare quadrato» DAL NOSTRO INVIATO CORTE MAGGIORE — Franco Re vigilo lancia l'allarme per il piano energetico nazionale. L'inerzia del legislatore, combinata a quel vincoli amministrativi che rendono sempre più lenta e precaria la ricerca in Italia, rischia di far saltare gli obiettivi di produzione Eni previsti dal piano energetico. Non solo. Non si sta facendo nulla sul fronte del risparmio e della lotta all'inquinamento, e questo rischia di compromettere in maniera determinante 1 progetti del Pen. Intanto, la bolletta energetica del Paese cresce: quest'anno il petrolio ci costerà 2500 miliardi circa in più. Non è un dato drammatico (siamo lontani dalle punte degli anni dello choc petrolifero); più drammatica è la situazione dell'ambiente, ove in assenza di iniziative (anche fiscali) l'Italia rischia di trovarsi di fronte a un netto peggioramento della situazione. Questo, in sintesi, il contenuto di una lettera che il presidente dell'Eni ha inviato a De Mita e ai ministri dell'Industria, delle Partecipazioni Statali, dell'Ambiente e della Marina Mercantile. Perché un monito così severo? «Ho l'impressione che ci sia stata — risponde Reviglio —una caduta di tensione politica sul tema dell'energia. Eppure, per valorizzare le risorse nazionali abbiamo bisogno che vengano rimossi i vincoli crescenti alle attività di ricerca e produzione di idrocarburi in Italia». Quali vincoli? «Licenze, permessi, autorizzazioni. Io capisco le esigenze di tutela dell'ambiente e credo che l'Eni abbia dimostrato di aver a cuore questa tematica. Il problema è che la politica energetica deve uscire dall'attuale situazione di stallo e che vanno approvate le proposte di legge che accompagnano il Pen». Ma i politici cosa dicono? «Mi sembra evidente che c'è stata una caduta della tensione politica». E una riprova di questo sospetto la si è avuta anche ieri quando, a Cortemaggiore (culla della produzione Eni, là dove quarant'anni fa fu inaugurato il primo pozzo in Val Padana), il ministro delle Partecipazioni Statali Carlo Fracanzani ha evitato di dare una prima risposta alle richieste di Reviglio, n ministro intervenuto per le celebrazioni dei quarant'anni del pozzo emiliano che segna l'avvio dell'attività dell'Agip si è limitato a tracciare le linee del suo programma per gli enti di Stato. «Le Partecipazioni Statali — ha detto Fracanzani — devono caratterizzarsi come un sistema. Ci vuole un fermo rispetto delle regole da parte di coloro che hanno un ruolo in questo sistema. Per questo rinnovo l'invito ai manager a sentirsi intimamente inseriti in questo meccanismo che deve perseguire l'interesse del Paese». Infine, un invito a Reviglio. Perché l'Eni, che possiede vaste proprietà in Amazzonia, non si impegna in un progetto di ricerca nel Mato Grosso, cosi sentito dall'opinione pubblica? «Non credo — si è limitato a replicare il presidente dell'Eni — che tra i nostri compiti istituzionali ci sia quello di fare gli allevatori in Amazzonia. Noi ci dobbiamo preoccupare della politica energetica del Paese». E sul monito di Fracanzani a stringere le maglie del sistema delle aziende pubbliche Reviglio ha, in sostanza, replicato nel suo discorso. «Non credo a un modello eguale per tutti. E' giusto che il modello Eni sia diverso da quello Iri e da altre esperienze». Al di là delle schermaglie politiche resta la situazione energetica italiana a pochi mesi dal varo del Pen. Sul piano economico la situazione è chiara. «L'Opec — spiega Reviglio — ha i mezzi per assestare il prezzo del petrolio tra i 18 e i venti dollari. Per l'Italia ogni rialzo di un dollaro al barile si traduce in un maggior esborso di 800 miliardi L'anno scorso il prezzo medio è stato di 14,5 dollari a barile. Per quest'anno è lecito ipotizzare una quotazione media di 17,5 dollari, con un aggravio per noi di 2400 miliardi». Torna il caro petrolio? «Senz'altro no. 1 prezzi sono contenuti e per l'Italia la bolletta petrolifera rappresenta poco più del 2% del prodotto intemo lordo. Nel momento di massima tensione si era superato il 5,5%. Allora il petrolio era causa di inflazione. Ora no». Intanto l'Eni si attrezza per produrre di più anche in Italia: l'obiettivo è di raggiungere di 362 mila barili giorno di olio equivalente per il 1995. Una crescita ambiziosa, intorno al 20% rispetto ai livelli attuali, ma si può fare. Ugo Bertone Franco Reviglio Carlo Fracanzani

Luoghi citati: Cortemaggiore, Italia