Nuovi farmaci per frenare la «vecchiaia» del cervello di Ezio Minetto

Nuovi farmaci per frenare la «vecchiaia» del cervello A Firenze il punto sui progressi delle neuroscienze Nuovi farmaci per frenare la «vecchiaia» del cervello Ottimismo sulle terapie per impedire che la memoria «vada in penombra» A proposito dell'umana deperibile memoria e del suo senile rischio di «andare in penombra», qualcuno già parla dì epidemia: e sono i sociologi, i farmacologi, i neuropsichiatri e. ovviamente, gli industriali dei farmaci cerebrali. Altri sono, invece, del parere che il mondo andrà avanti come prima, con qualche splendido Pico della Mirandola e uno standard generale, vivibile, ma non entusiasmante di anziani in riserva di memoria. E' indubbio che, da anni, le neuroscienze hanno fatto passi da gigante e il razionale si è fatto strada nei farmaci, possibili promesse «ariti aging». In tutto il mondo il problema del cervello che invecchia mette al lavoro migliaia di giovani cervelli di ricercatori in istituzioni scientifiche di altissimo impegno e budget. Eppure è ancor dubbio, che questo progresso nelle conoscenze possa già far utile presa allo spicciolo livello della memoria che perde colpi, del gesto tardo e maldestro, dello spirito d'iniziativa che si addormenta. Il cervello della terza-quarta età per ben che vada — salvo le onorevolissime eccezioni — è uno stanco compu¬ ter che perde chips e connessioni e interconnessioni (depauperamento in neuroni, neurotrasmettitori e neuropeptidi). Perdita, quindi, in sostanza «grigia» (neuroni) e in sostanza «bianca» (connessioni) il tutto con un sensibile calo della massa cerebrale (sino al 70° dei valori giovanili). Sta di fatto, comunque, che mentre l'anziano numericamente cresce in tutto il mondo e la società ne guarda preoccupata l'invadenza — e la ricerca e l'industria ne riconoscono l'interesse scientifico e il ghiotto business — i farmaci, ormai, «spingono» e fan parlar di sé sotto forma di farmaci endogeni, vere «copie conformi» dei susbstrati di elaborazione e trasmissione. Si può frenare, ai primi sintomi, l'invecchiamento cerebrale con terapia d'appoggio e farmaci metabolici? Ai congressi la risposta è sì: o, per lo meno, che vai la pena di tentare. A Firenze, alla recente riunione della «Società Italiana di Farmacologia Clinica», sul tema «Metabolismo Cerebrale e Invecchiamento», i maggiori esperti (A. Bertelli, R. S. Khboiiaturian, L. Amaducci, G. C. Neri Semeri, S. I. Rapoport, P. G. Strata, R. G. Faziello) si sono addentrati nei sentieri biochimici e neurofisiologici dell'invecchiamento cerebrale e della malattia di Alzheimer. «Esaltare il metabolismo delle cellule» si è poi detto, nei temi pratici, con notizie aggiornate sulla L-acetilcarnitina. Indubbia la sua utilità di stimolazione neuronale, ipotizzabile la sua azione cerebrale attraverso il «nerve growth factor» (riparazione delle fibre e dei collegamenti interrotti, sintesi di acetilcolina). Ezio Minetto

Persone citate: Bertelli, L. Amaducci, R. S. Khboiiaturian, Rapoport, Strata

Luoghi citati: Firenze