Il partigiano Cariglia: la mia guerra di Giuseppe Zaccaria

Il partigiano Cariglia: la mia guerra Lettera del segretario psdi sul suo impegno nella Resistenza Il partigiano Cariglia: la mia guerra Egregio Direttore, ho letto l'articolo a firma Giuseppe Zaccaria sul numero di oggi de «La Stampa» e dal titolo si comprende subito che l'intenzione del giornale non è quella, come si richiederebbe in questi casi, di cercare la verità, bensì quella di fuorviare il lettore. La prego perciò di voler pubblicare questa mia precisazione della quale avrei fatto tanto volentieri a meno perché la mia partecipazione alla lotta antifascista ed alla Resistenza è stata un dovere sentito e comunque non mi ha per niente aiutato nella mia carriera polìtica né nella vita civile. Non sono mai stato iscritto ad Associazioni Partigiane. Non perché non ne avessi ì titoli ma perché mi era nota la scarsa, se non la mai avvenuta partecipazione ad azioni di lotta contro il fascismo da parte di molti che di tale Associazione facevano parte nella mia città. Ricordo a questo proposito la risposta data dal Presidente Saragat allorché gli fu chiesto di iscriversi ad una Associazione Partigiana. Saragat chiese quanti fossero gli iscritti. La risposta fu «al¬ cune centinaia di migliaia». Saragat fece allora una sconsolata considerazione «ma se eravamo così in pochi a lottare contro il fascismo!» e non si iscrisse. Comunque il cittadino Cariglia aveva 16 anni quando assieme ad altri stampò e lanciò manifestini contro la guerra nel 1939. Aveva 17 anni quando lanciò manifestini contro l'entrata in guerra. E aveva 18 anni quando, nel 1942, organizzò un'azione per sottrarre alla Caserma della Milizia Fascista dì Pistoia 36 fucili con il relativo equipaggiamento. Il cittadino Cariglia, dopo l'8 settembre 1943, età 19 anni, organizzò le prime basi della Resistenza in Pistoia con il Comandante Ducceschi e passò quindi ad organizzare la Resistenza dietro le linee tedesche del fronte fra Cassino e Sulmona perché la zona di Pistoia rimaneva inattiva. Lì operò, avendo al comando una trentina di uomini agli ordini di un Ufficiale dell'Esercito, allora Capitano, poi Generale del Genio, Barco. Faccio questi riferimenti per ricordare che queste formazioni erano fuori da ogni sfera politica e le loro azioni eremo improntate ad una rigorosa disciplina. E' ovvio che in azioni di questo tipo ci sono anche quelle ricordate dal Suo Giornale. Risponde infatti al vero che furono sequestrate per mio ordine dal Comandante di una stazione di Carabinieri derrate alimentari ma queste furono distribuite alla popolazione affamata. Queste operazioni, modestissime nella loro entità, furono poi strumentalizzate dopo la guerra per denigrare il movimento Partigiano. Non a caso la fonte del Suo giornale è un ex deputato missino mentre la mia, se vuole avere conferma a quanto dico, è quella del professor Giuliano Vassalli, attuale ministro di Grazia e Giustizia, che, nella circostanza ricordata, fu il nostro difensore in quel procedimento che naturalmente si risolse in un nulla di fatto. Le fonti, anziché cercarle nella spazzatura, ci sono. Per quanto riguarda lo status di partigiano, per esempio, sarebbe sufficiente rivolgersi agli appositi Uffici del ministero della Difesa ed agli archivi della Polizia per quanto riguarda il periodo fino al 1943. Infine, Egregio Direttore, mi consenta una considerazione sul significato storico e politico della Resistenza. Essa fu ipotecata e strumentalizzata dal partito comunista che ne fece, ingiustamente, un suo monopolio, commettendo un errore gravissimo perché, così facendo, impedì ad essa di entrare, come valore, nella coscienza civile di tutto il nostro popolo. Fu solo Saragat a tentare di darle il significato nazionale che essa avrebbe dovuto assumere, ma a mio avviso ciò avvenne troppo tardi ed oggi si stenta a far capire il vero significato di questo movimento popolare presso le nuove generazioni. Con viva cordialità. Sen. Antonio Cariglia Prendo atto delle precisazioni che il segretario dei psdi fornisce circa le sue azioni di partigiano. Le mie fonti sono una sentenza della magistratura italiana e le dichiarazioni di dirigenti pistoiesi e nazionali dell'Anpi. Fonti che il sen. Cariglia non smentisce assolutamente. (g. z.)

Luoghi citati: Pistoia, Sulmona