Plutea di attori e registi per «Faust-frammenti»

Quel terribile patto col diavolo affascinò teatro, musica e cinema Quel terribile patto col diavolo affascinò teatro, musica e cinema Dai film di Lumière e Murnau alle grandi realizzazioni sceniche europee - Le partiture di Beriioz e Liszt Nello sterminato contenitore del Faust (chiuso a quota 12.111 versi da Goethe ottuagenario, anno 1831) musicisti, registi e attori hanno scovato nel tempo un numero illimitato di spunti e suggestioni e perturbamenti e melodie trovandovi inscritti i -grandi segni della vita dell'uomo: la commedia e la tragedia, la passione, il dolore e la gioia, l'ironia e la saggezza, il mistero e il dubbio». Primo a trame una partitura fu Béancourt (1827) seguito, in una manciata d'anni, da Leon de Saint-Lubin, Bertin, Lindpainter, Adam, Mendelssohn, fino ai sette pezzi composti da Wagner. Pubblicata la seconda parte della tragedia, le incursioni dei musicisti si moltiplicarono e vale ricordare almeno La Damnation de Faust di Beriioz e la FaustSymphonie di Liszt. Sul versante italiano fu Arrigo Boito con l'opera lirica Mejìstofele il primo ad ispirarsi a Goethe, ma il suo fu un debutto travagliato. Alla prima milanese del 1868 l'opera fu accolta da una tale gazzarra di fischi che lo stesso Boito, scrivendone ad un amico, riassunse in un inequivocabile: •Piva! Poum! Patatrac!». In questo secolo s'è cimentato Ferruccio Buso ni che compose, ma non completò, il Doktor Faust opera in tre atti rappresentata a Dresda nel '25, anno successivo alla morte dell'autore. E' stato detto che l'infinito spazio dell'opera goethiana coincide con l'ampiezza (virtualmente) infinita del palcoscenico e non a caso fu proprio Goethe a leggere la prima parte della propria tragedia alla compagnia di Weimar che nel 1829 la portò in scena. Ma si dice anche che di tutta la tradizione occidentale Faust è il testo più ricco e più irrappresentabile. Commensurabile alla vastità dell'opera va segnalata la performance degli antroposofi di Dornach che ogni anno — rispettando una tradizione inaugurata nel 1938 dal loro maestro Rudolf Steiner — mettono in scena al Goetheanum i 12 mila versi in uno spettacolo che dura 24 ore. La figura di Mephisto è ormai inscindibilmente legata al tedesco Gustaf Gùndrigens attóre principe negli anni del nazismo, la cui storia è stata portata sullo schermo da Karl Maria Brandauer nel film di Zsabó. Klaus Michael Gruber allestì due volte il Faust: la prima nel 1975 alla Salpétrière, la seconda all'Odeon di Parigi per l'inaugurazione del Festival d'Automne nel 1982. protagonista lo straordinario Bernhard Minetti e la sua monologante voce atonale, racchiusa tra le onde di buio e le improvvise illuminazioni di una scena vuota. In Italia è stato Fantasio Piccoli ad aprire la «stagione faustiana» nel dopoguerra, allestendo il dramma nel 1954 con Mario Mariani e Germana Monteverdi. Quindici anni dopo è toccato al Faust di Puecher con Ivo Garrani, Giancarlo Sbragia e Valentina For¬ tunato, poi a quello di Massimo Pulianinell'81. Massimo Castri lo ha portato in scena alla Biennale del 1985 con Virginio Gazzolo e Pino Micol (produzione del Centro Teatrale Bresciano) e Glauco Mauri, l'anno successivo, ne ha fatto una versione ( tradotta da Dario Del Como) che ha debuttato al Nazionale di Milano. Ultimi (per ora) Giancarlo Sbragia e Carla Gravina che hanno portato il loro Faust a Taormina nell'87. Il cinema s'è ispirato innumerevoli volte alla tragedia faustiana e la sua prima incursione coincide (quasi) con la sua nascita. Nel 1897 Lumière realizza Faust et Mephisto, subito seguito, in Inghilterra, da Faust and Mephistopheles di Smith. In questi ottanta e passa anni, sono apparse con regolarità pellicole ispirate all'opera di Goethe: da Murnau (nel "26) sino al recente Angel Heart di Alan Parker, passando per l'inventivo La Beauté du diable di Clair (anno 1950). p.c.

Luoghi citati: Dresda, Inghilterra, Italia, Milano, Parigi, Taormina, Weimar