Un governo-ombra per cambiare il pci di Paolo Passarini

Un governo-ombra per cambiare il pci Il progetto per rendere irreversibile la scelta dell'alternativa alla democrazia cristiana Un governo-ombra per cambiare il pci Occhetto vuole preparare i comunisti a guidare il Paese - Presidente del Consiglio-ombra sarà il segretario Solo una decina i «ministeri» - Nel «gabinetto» anche tecnici non iscritti al partito - Le ipotesi sui candidati ROMA — Nella sua prima relazione congressuale da segretario del partito Achille Occhetto renderà ufficiale una proposta a cui è affezionato da molto tempo, quella di costituire un governo-ombra. Se, come è probabile, la proposta non incontrerà seri ostacoli, dopo il congresso che inizia oggi a Roma, occorrerà passare dalle parole ai fatti. Non è vero che il governoombra è un'idea caratteristica delle socialdemocrazie o, per essere più precisi, dei laburisti inglesi. Anche se in anni recenti l'idea ha conquistalo importanti movimenti socialisti, come quello spagnolo prima dell'inizio dell'era Gonzalez o come quello francese, essa è nata e si è sviluppata nel mondo anglosassone a partire dal secolo scorso, quando -l'opposizione di sua maestà» era rappresentata dai liberali (contro i conservatori). Riconosciuta, istituzionalizzata e perfino pubblicamente finanziata, la funzione di govemo-ombra si è affermata in Gran Bretagna e. di conseguenza, in Australia e Nuova Zelanda. I laburisti sono arrivati dopo. L'alveo in cui il govemoombra ha sviluppato il suo corso, quindi, è quello istituzionale della monarchia costituzionale inglese affiancata da un sistema bipartitico, per cui un partito governa e l'altro gli fa la guerra per governare al suo posto. La situazione italiana è completamente diversa e a Occhetto non sfugge che il suo govemo-ombra sarà tutt'altra cosa da quelli anglosassoni. Infatti, in un sistema politico semicircolare basato sulle coalizioni invece che bipartitico, il governo-ombra non potrà incarnare nella sua interezza l'alternativa possibile, dal momento che un pezzo di questa (per esempio i socialisti, ma non solo) si troverà collocato dalla parte del «governo-sole», cioè di quello effettivo. Inoltre, come spesso è successo e ancora succede, può capitare che la critica di chi dà vita al govemo-ombra sia più dura proprio verso quella componente del governo-sole con la quale ci si ripropone un giorno di congiungersi (sempre i socialisti) e, di conseguenza, meno dura con quell'altra parte (per esempio la de) alla quale si progetta di contrapporsi. Ma il rilancio dell'idea di govemo-ombra che ha in mente Occhetto nasce proprio e consapevolmente da questa constatazione. Infatti la tentazione, alla quale il pei ha più volte ceduto, di accerchiare il concorrente socialista stabilendo una sponda con la de sgorgava da quella cultura politica consociativa per la quale uno (la de) governa sempre e l'altro (il pei) non governa mai. ma il primo ha l'accortezza di trattare con il secondo il maggior numero di decisioni politiche possibili. Non è un caso che Occhetto, per rendere credibile la strategia dell'alternativa, abbia individuato come avversario principale proprio il consociativismo c che, anzi, abbia scel¬ to il ripudio del consociativismo come terreno privilegiato per rompere con la tradizione. E infatti Occhetto e il suo entourage spiegano senza mezze parole che l'idea del governo-ombra, nelle loro intenzioni, è funzionale proprio a rendere irreversibile questo ripudio e a rafforzare lo spirito alternativistico del pei. C'è anche una seconda intenzione: educare il partito a una cultura di governo. Un govemo-ombra, perché sia considerato tale, è chiamato a fornire risposte battenti ai problemi e non generiche indicazioni di massima. Deve, cioè, misurarsi con il governosole sul suo stesso terreno e con 1 suoi stessi tempi, che sono tempi brevi. La concretezza e la responsabilità della decisione suggerita sono obbligatorie. Scontato che il capo del govemo-ombra sarà il segretario del partito (e, infatti, è così anche nelle socialdemocrazie scandinave e tedesca, dove, se non esiste il governo-ombra, esiste senz'altro il presidente del consiglio-ombra), Occhetto. gratificato così di un -doppio incarico", dirigerà una struttura di una decina di ministri e già circola un foglietto con le attribuzioni: esteri (che assorbirà anche la difesa), intemi, economia (tutti 1 ministeri economici), produzione (assommando lavoro, industria e partecipazioni statali). Affari sociali (sanità, previdenza e assistenza), giustizia, grandi sistemi di comunicazione (quindi poste, trasporti, telecomunicazioni), scuola, ricerca e, infine, ambiente. Non esistono ancora candidature ai ministeri, anche se qualche congettura è già possibile: Giorgio Napolitano agli esteri, per esempio, Ugo Pecchioli agli interni, Luciano Violante alla giustizia. Luigi Spaventa all'economia o altri. Due cose, però, sono certe: la prima è che, anche se non necessariamente tutti i ministriombra dovranno essere parlamentari, il govemo-ombra nascerà all'interno dei gruppi parlamentari e si misurerà soprattutto all'interno del Parlamento. La seconda (il caso dì Spaventa) è che candidati ai dicasteri potranno essere anche tecnici non iscrìtti al pei. La seconda ! circostanza avrà come effetto, in concomitanza con l'abbandono del centralismo democratico, di rendere ancora più inutile, oggi, l'esistenza degli indipen¬ denti di sinistra come gruppo a sè. La prima avrà come principale conseguenza quella di aumentare, nel partito, il peso dei gruppi parlamentari e questa sarà amplificata da un'altra circostanza: se esiste un ministro-ombra dell'istruzione, che senso ha che continui a esistere nel partito una commissione-scuola? Questo parallelismo produrrebbe sovrapposizioni inutili o addirittura dannose. Di conseguenza, mentre perderanno sicuramente peso, le commissioni verticali del partito dovranno anche ristrutturarsi, ritagliandosi grandi aree di elaborazione strategica ma ritirandosi dai territori occupati dai ministri-ombra. E' quindi chiaro che le principali funzioni assegnate al govemo-ombra sono di pedagogia intema. In altri termini, questo strumento è stato pensato soprattutto come un vettore di accelerazione della riforma culturale e istituzionale del partito. All'esterno, in alcune rare e fortunate circostanze, potrà funzionare talvolta come strumento di propaganda di alcune posizioni del nuovo pei, ma non ancora prefigurare un'alternativa reale. Paolo Passarini

Luoghi citati: Australia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Roma