Tutto è pròprio per bene se in scena c'è Tedeschi di Osvaldo Guerrieri

Tutto è pròprio per bene se in scena c'è Tedeschi Tutto è pròprio per bene se in scena c'è Tedeschi Squarcina regista di Pirandello al Carignano TORINO — Una partitura per grand'attore: si potrebbe considerare così il rutto per bene che Luigi Pirandello scrisse nel 1920 per Ruggero Ruggeri e che ora, al Carignano, viene riportato in scena con la regia di Luigi Squarzina da quell'interprete ispido, ironico, funambolico e agrodolce che è Gianrico Tedeschi Ed è anche un 'arzigogolo a posteriori», un dramma che esplode non nel momento in cui avviene, ma vent'anni dopo, a freddo, in un gomitolo fosforico che, a sdipanarlo, ci si brucia mani e cuore. E' il dramma di Martino Lori che vive nel culto della moglie morta e nell'amore della flgiiH palma, che ha sposato il marchese Qualdi grazie alla buona influenza e alla cospicua dote del senatore Manfroni, amico di antica data, assiduo di casa, presenza munifica e protettiva, n Lori avverte da tempo intomo a sé un insostenibile gelo. E' evitato, trattato con sufficienza, gli si dice persino di non frequentare la casa della figlia. E si capisce: in un momento di distrazione, e credendo che seduto nella penombra ci sia Manfroni, Palma esclama «papà». Ecco la spiegazione. Palma è la figlia di Manfroni, è nata durante uno smarrimento, un'incertezza dell'animo, quando la madre, per tornare ad insegnare, si concesse a quel giovane deputato che avrebbe potuto aiutarla e che più tardi conquisterà fama e ricchezza continuando le ricerche scientifiche del padre di lei. Quella tresca era nota a tutti, meno che a Lori. E tutti credevano, disprezzandolo, che lui tacesse e subisse per continuare a godere della protezione e della ricchezza di Manfroni. Da qui la ribellione, il desiderio di vendetta: Lori sa che la fortuna di Manfroni non è limpida, si fonda sul plagioe se ha taciuto lo ha fatto per non nuocere alla figliaNello studio del senatore che evoca proprio la stanza della tortura di cui parla Macchia, si tirano i fili di tutte le verità e di tutte le menzogne. Pur rinunciando alla pubblica denuncia, Lori annienta il rivale e riconquista l'amore della figlia Ora sì, che tutto è per bene. H dramma, che Pirandello derivò da una sua novella e che presenta non poche affinità con Pone altrui di Turgenev, con La famegia del Santolo di Gallina e persino con i Bijoux di Maupassant, vive tutto nell'evoluzione del personaggio, nel suo trascorrere dalla perplessità più disarmata al dolore più sbigottito e alla più determinata difesa di sé. Siamo strutturalmente e psicologicamente lontani dalla grande rivoluzione dei Sei personaggi, ci troviamo ancora chiusi nel clima naturalistico. A modificare di una virgola questo assetto si rischierebbe, forse, il naufragio. E allora ha fatto bene Squarzina a trattare Tutto perbene come una trouvaille, a rispettarne, anche nell'impianto scenico umbertino di Giovanni Agostinucci, il colore seppiato e stinto, n regista ha puntato tutto sul gioco degli attori, ottenendone risultati di prim'ordine. A cominciare da Tedeschi, che è stato semplicemente straordinario nel tratteggiare 11 ritratto di Lori, nel disegnarne i passaggi psicologici, non solo con il volubile registro della voce, ma anche attraverso le pause, gli sguardi, gli impercettibili movimenti del corpo. Accanto a lui troviamo, in uno stile ancien regime e avvolgente, Aldo Alori (Manfroni) e Rina Franchetti (la vedova Barbetti). Più moderna e nervosa Marianella Laszlo (Palma), che fa il doppio con Patrizia Punzo, dama di compagnia dai tratti quasi ibseniani. Completano il cast Felice Leveratto, Marie Tricamo e Maurizio Ranieri. A tutti i fervidissimi applausi di un pubblico molto attento. Osvaldo Guerrieri Gianrico Tedeschi, una straordinaria prova d'attore

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