Ucciso a fucilate per un agrumeto

Ucciso a fucilate per un agrumeto Il figlio di un barone di Ciaculli non «obbediva» alla mafia Ucciso a fucilate per un agrumeto DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — n possidente e sportivo Antonio D'Onufrio, figlio di un barone, è stato assassinato con tre colpi di fucile caricato a lupara all'ingresso di un suo agrumeto nella borgata di Ciaculli, indicata come il dominio dei Greco. Uno spietato delitto di mafia, con vittima una persona per bene che probabilmente non aveva voluto piegarsi agli ordini dei boss. L'agguato è avvenuto alle 13 quasi all'inizio di vìa Ciaculli, un budello che taglia in due la borgata agrumaria da sempre considerata zona ad altissimo rischio mafioso. Nessuno, a quanto pare, aveva mai «disturbato» i D'Onufrio, che forti del loro blasone erano sempre stati al di sopra della mischia. Due mesi fa era morto all'improvviso il barone Giuseppe, padre di Antonio, e forse qualcuno aveva creduto di poter¬ si impossessare del vasto e ben coltivato agrumeto del quale la vittima aveva cominciato ad occuparsi soltanto adesso. Antonio D'Onufrio infatti dedicava molto del suo tempo alla moglie e all'unico figlio, di appena sei anni, e alla sua grande passione: il basket. Da ragazzo aveva giocato con la squadra della «Mmp», una società palermitana della quale era poi diventato giocatore-allenatore, quindi era diventato il tecnico della Robur di Caltanissetta dal 1983 al 1987 (ottenne anche una promozione in serie C) ed ancora del Cc.'alù e quest'anno del Castellammare del Golfo. — - Dai saloni di palazzo D'Onufrio, al numero 452 di corso Vittorio Emanuele, si ammira la cattedrale che sorge proprio di fronte. Uno degli edifici più belli del Settecento palermitano nel quale, generazione dopo generazione, i D'Onufrio hanno condotto vita appartata, immersi nello studio e nelle tranquille vicende di famiglia. Quando è caduto sotto i colpi dei killer, Antonio D'Onufrio era al volante della sua Peugeot station wagon bianca immatricolata da pochi giorni. Non c'è voluto molto per comprendere che a sparare sono stati almeno in due, appostati davanti e dietro la vettura. I palle tt oni della lupara si sono rivelati micidiali come sempre. Una delle «rose» di piombo ha reso irriconoscibile il volto della vittima, caduta riversa sul sedile anteriore accanto al lato guida, dove D'Onufrio aveva posato uova e limoni appena fatti raccogliere da un contadino, e una mazzetta di quotidiani. D'Onufrio non temeva nulla e aveva acceso l'autoradio prima di mettere in modo diretto verso casa, ma gli assassini l'hanno anticipato e sono entrati in azione senza dargli scampo. La polizia è stata avvertita da una telefonata anonima arrivata al centralino della questura. «C'è stata una sparatoria a Ciaculli» ha avvertito la voce di un uomo, ed è seguito il «clic» della comunicazione interrotta. H capo della squadra mobile, Arnaldo La Barbera, ha subito dato l'allarme e poco dopo a Ciaculli sono giunti anche i carabinieri del «gruppo 1». Nel raggio di mezzo chilometro porte e finestre sprangate; nessuno ha visto né sentito niente. E' immediatamente calato il muro dell'omertà. Posti di blòcco e perlustrazioni si sono rivelati infruttuosi. Durante la fuga i sicari si sono disfatti della Seat Ibiza con la quale avevano lasciato la borgata, che hanno abbandonato dopo averla incendiata a meno di un chilometro dal luogo dell'agguato. a.r.

Luoghi citati: Caltanissetta, Castellammare Del Golfo, Palermo