Governo di yuppjes a Belgrado

Governo di yuppjes a Belgrado LAssemblea jugoslava approva i 18 ministri di Ante Markovic Governo di yuppjes a Belgrado Molti dicasteri affidati a manager della grande industria - Al centro del programma: seguire le leggi del libero mercato per vincere la crisi - Due «posti politici» ai serbi NOSTRO SERVIZIO ZAGABRIA — La nomina di Ante Markovic a nuovo presidente del Consiglio jugoslavo è stata confermata ieri mattina dai delegati dell'Assemblea Federale, che hanno approvato la lista dei 18 ministri da lui proposti per il nuovo governo. Markovic diventa così il nono premier jugoslavo del dopoguerra; il suo governo è, numericamente, il più ridotto. Dei ministri di Branko Mikulic, dimessisi il 31 dicembre scorso, rimangono in carica quello degli Esteri Loncar e quello della Difesa Kadijevic. Markovic ha scelto gli altri tra i circa 120 candidati propostigli dalle 6 Repubbliche e dalle due Regioni Autonome della Jugoslavia. Noto per la sua efficienza, nel giro di due mesi il premier designato è riuscito a portare a termine tutte le consultazioni necessarie. Riconfermando il suo obiettivo — un governo composto da validi manager specializzati nei vari settori — Markovic ha tenuto più conto dell'esperienza professionale dei ministri che della loro carriera politica. Pur avendo formato un governo «Jugoslavo», i cui membri provengono cioè da ogni parte del Paese, Markovic ha rifiutato di seguire la cosiddetta «chiave regionale», che fino a pochi anni fa dettava la scelta dei membri di qualsiasi organo federale jugoslavo. Non è però passato inosservato il fatto che l'incarico di ministro degli Interni è stato affidato a Petar Gracanin, attuale presidente della Serbia, mentre uno dei due vicepresidenti del governo, quello responsabile dello Sviluppo e della Politica economica e sociale, è diventato Aleks andar Mitro vie, anch'egli membro della Presidenza di quella Repubblica: si dice che questa sia stata la condizione posta dai dirigenti serbi per il loro appoggio al governo. L'altro vicepresidente, responsabile per il Sistema economico e politico, è lo sloveno Zivko Pregi, membro della Presidenza del Comitato Centrale del partito comunista sloveno, n ministero delle Finanze, quelli dell'Energia e dell'Industria, dei Trasporti, del Commercio, dell'Agricoltura e dello Sviluppo e della Tecnologia, sono stati affidati a esperti che fino a poco tempo fa dirigevano alcune tra le più importanti imprese Jugoslave. In una lunga relazione introduttiva di fronte all'Assemblea federale, Markovic ha voluto ricapitolare le linee essenziali del suo programma economico. Alla base di tutto: il mercato. Seguirne le leggi, ha detto il nuovo premier, è la prima condizione dello sviluppo. In questo senso bisogna favorire la concorrenza, aprire lo spazio all'impresa privata e al capitale straniero. 'Se si guarda alla situazione jugoslava in modo statico, essa sembra senza via d'uscita; ma in un'ottica dinamica le soluzioni per uscire dalla crisi esistono», ha detto, avvertendo però che inevitabilmente insorge¬ ranno problemi nel momento in cui le imprese dovranno adattarsi alle regole del mercato. Bisognerà inoltre affrontare l'inflazione galoppante, che presto raggiungerà il pauroso record del mille per cento. Eppure soltanto la riforma economica può salvare il Paese dallo sfacelo, ha ripetuto Markovic. Tra i compiti del nuovo governo anche quello di ridare alla Jugoslavia la credibilità che godeva all'estero, persa in buona parte a causa della crisi economica ma soprattutto dei recenti awenimenti nella regione del Kosovo, dove ieri 300 minatori di Stari Trg hanno rinunciato dopo tre giorni alla loro «protesta del' silenzio» nella mensa aziendale, ma oltre la metà dei minatori di etnia albanese continuano a non presentarsi al lavoro e in molte fabbriche si continua a scioperare alcune ore al giorno, rifiutando però qualsiasi dialogo con i dirigenti. Ingrid Badurina *

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Kosovo, Serbia