«L'Ungheria sarà autonoma» di Guido Rampoldi

«L'Ungheria sarà autonoma» I leader riformisti ipotizzano uno status di neutralità, e Mosca non si oppone «L'Ungheria sarà autonoma» I giornali ufficiali avallano l'ipotesi di uno «status finlandese» - Il segretario Grosz: resteremo nel Patto di Varsavia, ma vorremmo un mondo senza blocchi - Il partito propone libere elezioni (chiedendo la maggioranza dei seggi) DAL NOSTRO INVIATO BUDAPEST — Ancora strabiliante un mese fa, l'ipotesi di uno «status finlandese» per un'Ungheria sganciata dal Patto di Varsavia e dal Comecon d'improvviso e all'orizzonte. Ieri, 24 ore dopo aver visto l'opposizione vincere nelle piazze di Budapest la prova di forza col partito, gli ungheresi hanno appreso dalla stampa un'altra sorprendente novità: sono 'maturi per l'autonomia». Così si era espresso mercoledì nella natia Oyór il nuovo astro del politbjuro, Imre Pozgay, ce-, lebrando l'anniversario della rivolta antiasburgica di fronte ad un pubblico di comunisti e non comunisti, fianco a fianco nell'unica manifestazione unitaria della giornata. In termini più sfumati a Budapest l'altro oratore del politbjuro, Reszo Nyers, attualizzando il lascito del risorgimento ungherese aveva fatto capire che la piena indipendenza resta il traguardo dell'Ungheria. Due interventi, riportati ieri dal quotidiano del partito comunista, che avevano il placet di Mosca, espresso tre settimane fa da un consigliere di Oorbaciov per la politica estera, il prò fessor Bogomolov. Ma intervenendo alla conferenza dell'Unione interparlamentare il segretario generale del partito, Karoly Grosz, ha ammonito ieri che l'Ungheria farà parte del Patto di Varsavia sino a quando esisteranno i blocchi militari in Europa ma è pronta a fare ogni sforzo per l'abolizione dei sistemi delle alleanze politico-militari. Grosz ha affermato che la principale ambizione dell'Ungheria è una 'completa apertura verso il mondo», creando relazioni in¬ terstatali che non tengano conto di motivazioni ideologiche ma soltanto della •realtà dei tempi». Nelle dichiarazioni riferite dalla stampa magiara, il collaboratore di Oorbaciov aveva in sostanza annunciato che lTJrss non avrebbe posto il veto ad una democrazia «borghese» a Budapest né ad un'autonomia internazionale dell'Ungheria, purché nel rispetto della geografia di Yalta. Bogomolov aveva citato appunto la Finlandia, che non fa parte del Patto di Varsavia e del Comecon, e tuttavia è legata all'Unione Sovietica da trattati bilaterali. Da allora questo ipotetico passaggio dalla sovranità limitata alla neutralità limitata è sullo sfondo dei colloqui riservati che intercorrono tra le eminenze grigie dell'opposizione e l'ala radical-riformista del partito, capeggiata da Nyers e Pozgay. Un dialogo avviato all'interno del Nuovo Fronte di Marzo, più che un circolo politico un canale di comunicazione. Ne fanno parte sia Nyers che autorevoli esponenti non comunisti, i più inseriti al vertice della Lega del liberi democratici, un'organizzazione di area liberal-laborista prossima a costituirsi in partito. Le ovazioni tributate mercoledì dai centomila di Budapest al Manifesto dei 12 punti letto in Piazza della Libertà dicono che l'opposizione vuole un'Ungheria pienamente inserita nell'Europa piuttosto che ancora parzialmente agganciata all'Est. Ma anche i gruppi più radicali, come il Fidesz, il movimento studentesco, considerano lo «status finlandese» un compromesso realistico. Aluta Mosca a disinnescare l'aspro sentimento antisovietlco legittimato dalla repressione della rivolta del '56; il partito a liberarsi dell'incubo di una nuova esplosione irredenti¬ sta e libertaria; l'economia a sganciarsi dal gorgo del Comecon. e ad ottenere le credenziali politiche per integrarsi nei mercati occidentali. E rappresenta comunque un passo verso il ritorno dell'Ungheria al suo contesto storico, l'Europa. Così il progetto che portò all'insurrezione ungherese 33 anni dopo è di nuovo attuale. Ma il traguardo non sembra vicino. L'ostacolo principale è la pretesa del partito comunista, e presumibilmente anche di Mosca, di tenere sotto il proprio controllo il percorso parallelo verso il pieno pluralismo e una compiuta autonomia. Tra due settimane 11 comitato centrale comincerà a discutere la legge sul partiti, che dovrebbe essere varata in agosto, ma il psou ha già avanzato informalmente all'opposizione la proposta di libere elezioni nel '90 a patto che gli sia garantita in partenza la maggioranza dei seggi, qualunque sia il verdetto delle urne. L'ipotesi non dispiace al Forum democratico, di area cristiano-populista, ma è respinta da altre organizzazioni, in prima fila la Lega dei liberi democratici, per i quali il compromesso accettabile prevede che al psou vadano comunque gli Esteri e la Difesa, come pegno di lealtà dell'Ungheria verso Mosca. 'Non spaventare l'Urss e il partito», senza però rinunciare a far valere la vittoria colta mercoledì nelle piazze, è adesso il problema tattico dell'opposizione. Quello strategico, spiegava ieri il vertice dei Liberi democratici, è riunire in una coalizione le forze non comuniste, e coinvolgere la «maggioranza muta», soprattutto quel ceti operai che rischieranno di più nella riconversione economica: 'Potrebbero allearsi con i conservatori del partito. Oppure insorgere, spianando la strada alla dittatura». Un esito che terrorizza anche il psou. Marchiato dal ricordo del '56, il partito si affanna a smorzare ogni tensione. E alle accuse, alle contestazioni aspre che mercoledì gli hanno mosso gli oratori dell'opposizione, non risponde. La stampa in blocco le censura. Il quotidiano del partito preferisce constatare che la società «è diventata adulta». Guido Rampoldi

Persone citate: Bogomolov, Grosz, Imre Pozgay, Karoly Grosz, Nyers