Tedeschi, enigma rivelato

Tedeschi, enigma rivelato L'attore da mercoledì 15 al Carignano in «Tuttoperbene» Tedeschi, enigma rivelato IL 15 marzo, al Carignano, arriva uno dei più intelligenti, appartati, addirittura misteriosi, attori italiani, Gianrico Tedeschi, protagonista con Rina Franchetti e Aldo Allori di Tutto per bene di Pirandello, regia dì Luigi Squarzina. Parlare di Tedeschi è come parlare di un enigma. Avaro di parole e di confidenze, elusivo come nessun altro, Tedeschi vuol essere esclusivamente quel che appare dalla scena. Eppure, anche come attore. Tedeschi e un enigma. Definito l'"Alec Guinness milanese», oppure il «Laurence Olivier dei caroselli», è sempre stato considerato un grande, finissimo interprete, ma non ha mai superato il limbo della propria bravura. Qualcuno dice perché non concede mai il suo cuore alla gente; altri sostengono che la sua laurea in filosofia lo ha incapsulato nel gelo delle idee pure. Sarà. C'è tuttavia da dire che pochi hanno sentito la chiamata del teatro come Tedeschi. Fin dall'infanzia, fin da quando suo padre, commesso in un negozio, lo condusse a vedere una Carmen che gli procurò un vero choc. La vocazione si precisò durante l'adolescenza, allorché il ragazzo Gianrico andava ad ascoltare Ruggeri. Zacconi, Palmarini, Gandusio. Il teatro lo segnò definitivamente, ma i tempi non ammettevano pazzie. Era stato indirizzato agli studi di ragioneria. Ottenne di frequentare l'istituto magistrale. Poi scoppiò la guerra e Tedeschi fini in un lager tedesco. Era un campo per ufficiali. Fra i prigionieri c'erano il pittore Novello, il critico teatrale Roberto Rebora, il filosofo Enzo Paci, Giovannino Guareschi, che cercava di tener su il morale dei compagni leggendo il Diario che andava scrivendo. Oltre ad ascoltare le lezioni di Paci. Tedeschi improvvisò spettacoli che gli valsero un grande successo. «Lei è nato per il teatro», gli dissero. Ma. una volta tornato in Italia, il teatro sembrò respingerlo. L'Accademia d'Arte drammatica lo bocciò e Tedeschi, disperatissimo, trascorse il suo primo anno romano tra lezioni private e malinconia. Riprovò all'Accademia l'anno dopo e fu un successo. Diventò il miglior allievo del suo corso e fu scelto per recitare accanto a Rossella Falk nel saggio finale. In platea c'era il regista Guido Salvini che. impressionato da quel giovane dal volto lungo e magro, gli diede una parte nell'Edipo re di Sofocle che stava preparando per l'Olimpico di Vicenza. Fu l'inizio. Tedeschi prosegui con Visconti {Le tre sorelle e La locandieraì, recitò con la Magnani nella sua prima commedia musicale, proseguendo l'esperienza con Tognazzi, Rascel {Enrico 61 ) e toccando il vertice con My Fair Lady accanto a Delia Scala. Formidabile fu la sua interpretazione nell'Opera da tre soldi diretta da Strehler. E l'elenco potrebbe continuare. Ma lo spettacolo al quale ancora oggi si sente più legato è La governante di Brancati. Dice: «A me piacciono i personaggi che mascherano un dramma autentico dietro una comicità perfino farsesca». Sembra un'ideale introduzione a questo Tìitto per bene, un grottesco in tre atti enucleato sul tormento del protagonista, Martino Lori, che possiede un'unica figlia. Palma, e un sola venerazione, il ricordo della moglie morta. Il dramma nasce allorché Lori ha la rivelazione che la moglie lo ha sistematicamente tradito con il migliore amico di famiglia, lo scienziato Manfroni, che poi si scopre essere il vero padre di Palma. Non accadrà nulla di esplosivo, il dramma resterà intimo e lacerante, proprio come si conviene al professor Tedeschi, acrobata delle idee. o. g. Gianrico Tedeschi: per lui il teatro è stato una vocazione

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