Ungheria e Spagna fantasie a confronto di Leonardo Osella

Ungheria e Spagna fantasie a confronto Kodaly e De Falla giovedì 16 all'Auditorium Ungheria e Spagna fantasie a confronto PER il 18° concerto della stagione sinfonica Rai all'Auditorium (giovedì 16 alle 20,30, con repliche venerdì 17 alle 21 e sabato 18 alle 1G.30) il gioco degli abbinamenti ha messo insieme l'Austro-Ungheria di Kodaly (con la suite Hary Janos) e la Spagna di de Falla (con l'opera La rida breve). Un'incursione nella musica di due 'Scuole nazionali- davvero interessanti, che vedrà impegnata l'Orchestra torinese sotto la bacchetta di Rafael Fruehbeck de Burgos. Zolyan Kodaly ebbe in comune con Bela Bartok l'appassionata attenzione per il patrimonio musicale etnico: fu proprio grazie a lui che uscì il primo volume del "Corpus musicae popularis hungaricae». Ma mentre Bartok attinge a questo glande mare per sublimarne la sostanza in espressioni che appartengono all'avanguardia, Kodaly tiene un atteggiamento meno audace. Fu proprio Bartok a fornire un ritratto convincente del collega, analizzando le due tendenze musicali imperanti all'incirca all'epoca di Hary Janos (1926): -In una di esse, per esempio in Strawinsky, si osserva da un lato una frattura rivoluzionaria, e dunque repentina, con la musica del passato recente, e dall'altro i compositori in questione arricchiscono la musica attuale d'una massa di innovazioni brillanti e di sperimentalismi. Il metodo dell'altra tendenza sarebbe piuttosto quello della sintesi; non si tratta dunque di una rottura rivoluzionaria con il passato prossimo, poiché i sostenitori di questo metodo conservano per esempio nella musica attuale quanto il romanticismo possiede di duraturo una volta spogliato delle esagerazioni e del superfluo. Il rappresentante più tipico di questa tendenza è l'ungherese Kodaly-. Hary Janos è una suite in sei episodi tratta dall'opera omonima. Si ispira alla "leggenda- del contadino che, tornato dalla guerra, in¬ trattiene gli amici all'osteria con i suoi racconti fanfaroneschi: il buonumore e la parodia attraversano tutta la partitura, poiché Hary Janos non è un bieco millantatore, ma un ingenuo sognatore cosi ricco di fantasia che finisce per credere lui per primo alle proprie spacconate. Si comincia con un glissando ascendente dell'orchestra, seguito da un glissando discendente del pianoforte. Sarebbe l'imitazione di uno sternuto, simbolo di verità secondo una credenza popolare in Ungheria. Insomma un modo per dire: "Badate che quanto vi racconto è realmente accaduto». Il primo episodio, prima tranquillo e poi appassionato, rappresenta l'inizio della narrazione. Nel secondo vediamo il contadinotto incantato davanti all'orologio meccanico a carillon del castello imperiale di Vienna. Ed ecco una dolce canzone d'amore per la "bella- di Hary, la quale è nientemeno che la principessa figlia del Kaiser: una parentesi dolcissima con un'incursione nel giottesco con il canto un po' tronfio del corno. Il quarto episodio narra l'eroica impresa del nostro «miles gloriosus- che, snudata la spada, sbaraglia l'esercito francese e lo stesso Napoleone, accompagnati in fuga da una marcia funebre sulla piagnucolosa voce del saxofono. C'è poi l'intermezzo: una pagina stupenda che evoca il vittorioso ritorno in patria degli ungheresi. Qui, come già nella -canzone», Kodaly utilizza il cimbalon, uno strumento a corde percosse con due bacchette (fu usato anche da Strawinsky in Renard e Ragtime: all'Auditorium la solista sarà Martha Fabiani. Nel finale la fantasia di Hary Janos si sfrena: l'imperatore fa il suo ingresso nella corte in tutto il suo splendore. Il racconto diventa concitato e si chiude su un colpo di grancassa, degno suggello delle divertenti, innocue millanterie. La vìda breve ci conduce invece in una Spagna sanguigna e fiera, in un clima non dissimile dalla Sicilia della Cavalleria rusticana. La vicenda narra della gitana Salud che, innamorata di Paco, viene abbandonata per l'ereditiera Carmela. Abbandonati i primi pensieri di vendetta, la ragazza va a trovare per l'ultima volta Paco e, dopo un'appassionata profferta d'amore, muore stroncata da un collasso. La musica, che risente di influssi wagneriani e veristici, è piena di colore e di mistero, e va apprezzata soprattutto per il fascino che promanano le numerose danze e il canto andaluso. Con orchestra e coro, è agli ordini di Fruehbeck de Burgos un gruppo dì cantanti tra cui Maria Oran, Lucia Rizzi, Irene Olavide, Jorio Zennaro, Carlo Del Bosco, Gabriel Moreno, Vito Gobbi. Chitarrista è Carmelo Martinez, alle castagnette la specialista Lucerò Tena. Leonardo Osella De Falla in un disegno di Picasso

Luoghi citati: Sicilia, Spagna, Ungheria, Vienna