Biella mette in mostra i suoi gioielli vecchie fabbriche in stile inglese

Biella mette in mostra i suoi gioielli vecchie fabbriche in stile inglese Biella mette in mostra i suoi gioielli vecchie fabbriche in stile inglese FILIPMAR SULL'ESEMPIO Inglese, anche l'Italia incomincia a valorizzare il proprio patrimonio di «archeologia industriale». Da segnalare come particolarmente riuscita l'iniziativa del Comune di Biella e dell'Unione degli imprenditori che hanno promosso la mostra fotografica «Esplorazioni di fabbriche». E' in corso fino al 31 marzo nell'ex Lanificio Scuola «Felice Piacenza», in piazza Lamarmora (orario: ogni giorno fuorché il lunedi dalle 9 alle 12 e dalle 14,30 alle 19). Tutto il Biellese è costellato di granài stabilimenti e di ciminiere che documentano un'ampia parte della sua storia legata all'industria laniera e tessile. La mostra prende in considerazione soltanto la città di Biella, ma offre una base di partenza solida per chi cerca più ampie testimonianze. Le fotografie sono di Gabriele Basilico e si accompagnano al catalogo compilato dallo specialista Massimo Negri e a un «quaderno del territorio», il primo di una serie, intitolato appunto «Gli opifici». La rassegna è focalizzata sugli edifici e quindi lascia volutamente in disparte il fattore «umano». Le prime aziende tessili biellesi sorsero lungo il torrente Cervo, perché i mac¬ chinari avevano bisogno dell'energia idrica. Esempi caratteristici sono le fabbriche di Maurizio Sella, costruita sul modello di quelle esistenti a Manchester, con lunghissime file di finest.roni, e la Pria-Boussu, illeggiadrita dalla passerella che la collega all'altra sponda del torrente. Erano invece inseriti nel tessuto urbano i lanifici Rivetti, ora in demolizione. Ne rimangono poche strutture murarie desolatissime, che evocano immagini di devastazioni belliche. E ne resta anche l'elegante Ingresso liberty, con i fregi sulle colonne e sulle trabeazioni e la cancellata in ferro battuto. Alcune immagini riguardano il rione Vernato, ai pie¬ con una qualche pretesa di eleganza nelle decorazioni delle finestre (furono le prime, dicono, ad avere il palchetto di legno). Inoltre lo sviluppo dell'industria richiese un adeguato supporto culturale: di qui la nascita della Regia Scuola Professionale, sorta nel 1869, affiancata dal 1911 dal Lanificio Scuola Piacenza e dell'Istituto Commerciale «Eugenio Bona», che dal 1913 ha sfornato generazioni di ragionieri e amministratori. Oltre alla mostra, è possibile svolgere una visita guidata della città in torpedone. Si toccano in pratica tutte le tappe illustrate dalle fotografie, a documentazione dell'impatto profondo che l'industria tessile ha avuto sulla città. «Esplorazioni di fabbriche» è un altro passo — dopo la rassegna di immagini nella Fabbrica della Ruota di Ponzone, la mostra «La lana e le pietre» e quella sul lavoro del biellesi nel mondo — verso la realizzazione di un'istituzione permanente per la tutela dell'archeologia industriale tessile. Le strade da percorrere sono: la fondazione di un museo, l'eventuale «riuso» delle strutture storiche e la progettazione di itinerari non solo a Biella ma anche nel circondario. Leonardo Osella di della collina del Piazzo, che fu a lungo zona industriale. In particolare qui sorgevano le concerie, oggi ancora ampiamente rappresentate.' Con le fabbriche sorsero anche in vari punti della città le case per operai. Le fotografie della rassegna ritraggono quelle di via Tripo-. li, banalmente cubiche ma Dalla mostra «Esplorazioni di fabbriche» la fabbrica di Maurizio Sella (foto Gabriele Basilico)

Persone citate: Eugenio Bona, Gabriele Basilico, Leonardo Osella, Maurizio Sella, Negri, Pria

Luoghi citati: Biella, Comune Di Biella, Italia, Manchester, Piacenza, Ponzone