Rinviato il trapianto di un gene sull'uomo

Rinviato il trapianto di un gene sull'uomo Rinviato il trapianto di un gene sull'uomo grammato e poi rinviato, che fa discutere gli scienziati americani in questi giorni. La proposta, e la necessaria richiesta di autorizzazione, erano partite l'estate scorsa da due ricercatori dei National Institutes of Health di Bethesda, presso Washington. William Franch Anderson è un pediatra, che da anni studia a livello molecolare le malattie del sangue e del midollo osseo nei bambini; Steven Rosenberg invece è un chirurgo (ha operato anche Reagan). che sta mettendo a punto un metodo per aizzare contro il cancro le difese stesse dell'organismo malato. Due campi apparentemente diversissima che hanno trovato un possibile proficuo contatto proprio nel trapianto di geni. Spiega Anderson: «Era nostra intenzione compiere un primo timido tentativo, senza nessuna terapia, ma con lo scopo più limitato di provare la fattibilità e l'innocuità della procedura anche nell'uomo». La cura di Rosenberg contro il cancro prevede di prelevare dal paziente i linfociti, le cellule immunitarie del sangue, che svolgono abitualmente una attività di sorveglianza contro le aggressioni esterne, da parte di batteri o virus, o interne, da parte di tumori. In provetta i linfociti prelevati vengono «addestrati» a essere particolarmente aggressivi, grazie alla intensa attivazione con una sostanza, l'interleuchina 2, che anche in condizioni naturali svolge una funzione di sti¬ molo per le cellule del sangue. Alla fine i linfociti, cosi fortificati, vengono nuovamente iniettati nel paziente, dove si affrettano ad attaccare il tumore. L'idea di Rosenberg sarebbe una vera rivoluzione nella lotta contro il cancro, se dovesse risultare efficace come si spera. I primi risultati ottenuti, in un numero già alto di casi, sono molto incoraggianti, ma rimangono molti lati oscuri da chiarire, prima di passare dalla fase sperimentale all'uso clinico. «Molti quesiti si potrebbero risolvere — spiega Rosenberg — se fossimo in grado di seguire il percorso dei linfociti attivati nell'organismo malato, dopo che sono stati iniettati. Ecco perché ho chiesto ad Anderson di prestarmi la sua abi- squadra speciale d'assalto e dotare le teste di cuoio di un bracciale rosso, per distinguerle dalla folla mentre sono in azione. Il gene estraneo in questo caso non avrebbe alcun ruolo diretto nella cura, ma servirebbe solo a fornire informazioni sul buon andamento dell'esperimento e a confermare'l'innocuità del'trapianto. «Ma in una seconda fase — aggiunge Rosenberg — potremmo inserire nei linfociti un gene che li induca a fabbricare da soli tutta la interleuchina 2 di cui hanno bisogno per mantenere alta l'aggressività contro il tumore, sino a distruggerlo». Tutti questi progetti ora sono fermi, per effetto della pausa imposta da Rifkin e dai suoi seguaci. Paradossalmente proprio la scrupo¬ La struttura del Dna fotografata dai ricercatori dell'Istituto Cnr di struttura della materia. L'ingrandimento è di circa un milione di volte lità di manipolatore del Dna: vorrei introdurre nei linfociti attivati, prima di iniettarli, un gene estraneo, che ci consenta di riconoscerli in mezzo alle altre cellule del sangue, ovunque si spostino». E' un po' come creare una r. s.

Persone citate: Rifkin, Rosenberg, Steven Rosenberg, William Franch Anderson

Luoghi citati: Washington