Si prova una nuova trappola per l'Aids

scienze: scienze: Si prova una nuova trappola per l'Aids Infertilità Analisi in poche ore se si considera che ogni sofferente di Aids dovrebbe continuare la cura a vita, per tenere a bada la malattia. Ecco allora l'ultima trovata, allo scopo di perfezionare la trappola per virus: inserire la piccola proteina CD4 in una molecola più grande, che rimanga più a lungo in circolazione, svolgendo pressapoco la funzione di un peso che ancori al fondo marino una nassa. Detto fatto, il nuovo marchingegno molecolare è stato approntato, per opera di una collaborazione tra diversi istituti di ricerca, tra CD4 scompagnate, e non riescono più a trovare le vere porte d'ingresso alle cellule; alla fine sono eliminati dall'organismo senza avere potuto fare danno. L'idea sembra tanto buona che, da qualche mese, i più prestigiosi centri americani ed europei stanno lavorando alacramente per metterla a punto. La molecola CD4 è stata isolata e riprodotta, grazie alle meraviglie dell'ingegneria genetica, in una forma che si può iniettare nel sangue. A tempo di record la Food and Drug Administration, l'organismo federale americano che sorveglia l'impiego dei farmaci, ha concesso l'autorizzazione per condurre le prime prove nell'uomo, dopo l'esito favorevole degli esperimenti su animali. Da agosto, una cinquantina di malati di Aids sta ricevendo iniezioni di proteina CD4, in dosi lentamente crescenti, per non correre rischi nel valutare la sicurezza del prodotto. «Per il momento le cose sembrano andare bene — riferisce Capon — anche se è presto per tirare le somme». Però un ostacolo concreto è già emerso: la proteina CD4 è molto piccola e perciò viene eliminata troppo rapidamente dall'organismo, ragione per cui sarebbero necessarie almeno due iniezioni al giorno per mantenere costante il suo livello nel sangue. Una vera schiavitù, NEL tentativo di sbarazzarsi dell'Aids, i biologi stanno architettando e costruendo anche minuscole trappole molecolari. Sono come microscopiche nasse, che si possono iniettare nel sangue delle persone malate, allo scopo di catturare i virus e renderne quindi più facile la distruzione. L'idea di base è semplice. Il virus dell'Aids entra nei linfociti (le cellule bianche del sangue designate alla difesa dell'organismo) attraverso particolari «porte», che sono piccole molecole proteiche galleggianti sulla superficie delle cellule stesse, a cui gli immunologi hanno dato un nome in sigla: CD4. L'ingresso avviene perché il virus è fatto in modo da incastrarsi perfettamente nella molecola CD4, che lo trascina poi con sé dentro la cellula. «Si potrebbe allora cercare di ingannare il virus, mettendogli davanti tante molecole CD4, identiche a quelle naturali, ma staccate da qualsiasi cellula», spiega Daniel Capon della Genentech, uno dei gruppi americani che si sono lanciati per primi su questa strada. E' un po' come fabbricare tante false porte, senza dietro le case, per confondere le idee e far perdere la bussola all'invasore. I virus si legano e rimangono, per così dire, incastrati alle molecole di Una nuova analisi per la diagnosi dell'infertilità è stata messa a punto da scienziati dell'Istituto israeliano di tecnologia di Haifa (Technion) guidati da Yehudith Naot, del Diparìmento di immunologia della Facoltà di medicina. Rispetto alle precedenti analisi, i cui risultati erano disponibili mediamente dopo due settimane, permette di sapere in poche ore e con un semplice esame del sangue, dello sperma e del muco cervicale dei coniugi sterili quali sono le cause della loro infertilità. In Italia cresce la medicina alternativa In Italia nel periodo dal 1982 al 1987 i centri di agopuntura sono aumentati del 221,7 per cento e i centri di vendita di alimenti dietetici e le erboristerie sono aumentati del 79 per cento. Inoltre, su 45 milioni di italiani adulti, undici hanno usato almeno una volta nella vita erbe medicinali. 6,3 per cento hanno fatto cure termali. in un settore tanto incandescente quanto quello della introduzione permanente, all'interno delle cellule di un essere vivente, di nuovi geni appositamente confezionati. I geni sono, come è noto, tratti di Dna, la molecola della vita che contiene tutte le istruzioni necessarie allo sviluppo e al funzionamento di un vivente. Negli animali il trapianto è una realtà già da alcuni anni e viene utilizzato ormai anche a scopo industriale, ad esempio per fabbricare medicine. Nell'uomo è un miraggio che i biologi molecolari di tutto il mondo inseguono ormai da quasi dieci anni: la posta in gioco non è solo la possibilità di curare alla radice molte terribili malattie ereditarie, ma anche l'apertura di una strada che può dare frutti nelle più disparate direzioni, dalla correzione di carenze ormonali alla lotta contro il cancro. Come dimostra anche la storia del primo esperimento, pro- ERA tutto pronto. Il primo trapianto di gene nell'uomo aveva ottenuto negli Stati Uniti l'approvazione dei più pignoli comitati di esperti e sembrava che non mancasse altro ai ricercatori dei National Institutes of Health per passare all'azione. E invece tutto è tornato di nuovo in alto mare. Con una mossa dell'ultima ora è intervenuto Jeremy Rifkin, il più strenuo combattente della «resistenza» che alcuni gruppi ecologisti oppongono alla diffusione delle manipolazioni genetiche, e con un'abile azione legale ha ottenuto di sospendere l'esperimento. Rifkin, tra parentesi, è anche autore di libri di successo, tra cui Entropia e Guerre del tempo, quest'ultimo da poco comparso in edizione italiana (Bompiani, Milano, 1989). Quello che Rifkin ha ottenuto è probabilmente solo un rinvio, poiché difficilmente si potrà fermare la ricerca Lesperimento è st tamente con la sostanza estranea contro cui sono prodotti. Con un trucco d'ingegneria genetica, di cui Broder è particolarmente fiero, i biologi sono riusciti a incastonare la piccola proteina CD4 sulle punte di un anticorpo umano, al posto della sua caratteristica porzione «d'attacco». In pratica è stato progettato a tavolino e costruito in laboratorio un anticorpo artificiale contro il virus dell'Aids. La scelta di un anticorpo come veicolo per la CD4 non è casuale. Oltre a prolungare la permanenza della trap- La piccola proteina CD4 inserita in una molecola più grande inganna il virus come fosse la porta di accesso alle cellule alle quali si dirige l'Aids cui spicca il National Cancer Institute di Bethesda, diretto da Samuel Broder. Per la funzione di ancora è stato scelto un membro della famiglia degli anticorpi, molecole piuttosto grandi che vengono normalmente prodotte come armi dell'organismo umano contro le sostanze estranee. Gli anticorpi hanno un caratteristico aspetto biforcuto e sono tra loro tutti uguali, salvo che per le due estremità della forchetta, dove possiedono ciascuno una configurazione particolare, adatta a incastrarsi perfet- pola molecolare nel sangue dei malati (col risultato che basteranno due iniezioni alla settimana, in luogo di due al giorno) l'anticorpo legato alla CD4 fa anche il suo mestiere, che consiste in pratica nel mobilitare le altre componenti del sistema immunitario contro il virus catturato dalla trappola. Se per esempio l'anticorpo si lega a qualche esemplare del virus che se ne sta acquattato, come è frequente, alla superficie di un linfocita, questo semplice fatto attira l'aggressività di altre cellule killer contro il linfo¬ ato bloccato da un'azione legale i cita infetto, che viene così distrutto con tutto il suo contenuto di virus. «Sarebbe un bel successo per il sistema immunitario nella lotta di trincea contro la malattia» commenta Broder. Tutjo questo vale sulla carta, in quanto per essere sicuri che la trappola funzioni come si spera si dovrà aspettare l'esito delle prove sui malati, che non sono àncora iniziate e che dovranno durare a lungo. I primi tentativi si faranno su persone già gravemente malate, ma in un secondo tempo si dovrà valutare anche se la «trappola» funziona anche per impedire ai sieropositivi di ammalarsi. L'anticorpo passa anche attraverso la placenta: perciò potrebbe anche essere uno strumento per impedire che una madre infetta trasmetta il virus al feto. Per non indulgere a speranze intempestive, è bene ricordare però che vi sono già anche diverse preoccu-pazioni riguardo l'innocuità del progetto nel suo insieme. Già un paio di anni fa, per esempio, un gruppo di ricercatori italiani, coordinato da Antonio Siccardi dell'Università di Milano, aveva dimostrato un fatto apparentemente sorprendente: la porzione del virus capace di incastrarsi con il CD4 è simile come una fotocopia a una proteina presente anche su cellule del san¬ gue umane, i macrofagi, importantissime per il contributo che danno alle difese dell'organismo. Il sosia molecolare potrebbe procurare non poche grane ai seminatori di trappole virali. Infatti il CD4 libero o legato all'anticorpo che sia, potrebbe catturare la proteina umana anziché il virus, intralciando il lavoro del sistema immunitario o provocando addirittura una reazione dell'organismo contro se stesso; in altre parole, ciò che gli esperti chiamano autoimmunità. E il sitema immunitario di un malato di Aids ha già tali difficoltà, per effetto dell'aggressione da parte del virus, che non sarebbe proprio il caso di aggiungerne di nuove. Un altro dubbio riguarda l'efficacia della trappola in sé. Il malefico virus dell'Aids non infetta solo le cellule del sistema immunitario, ma anche quelle del cervello, provocando gravi guai anche su quel fronte. Ebbene, pare che per entrare nelle cellule cerebrali il virus non impieghi la stessa «porta», cioè la CD4, di cui si avvale per invadere i linfociti. Lo sostiene Paul Clapham, dell'Institute of Cancer Research di Londra, coordinatore di una ricerca su questo particolare problema condotta in collaborazione con studiosi di vari centri britannici e americani: «Se la ì ì •1SKcTftt>mift<UMtì Slbb. 63. Warit in einer 64ulNcibung. fipfr. con iJkuìuS Silrft mi) 3. Solumbina i«$6. IMnctjin, «upferfiicMabmft. L'abito e la maschera usati da un medico tedesco per difendersi dal contagio della peste (Incisione del XVII secolo) nostra osservazione venisse confermata, le trappole a base di CD4 bloccherebbero solo l'infezione dei linfociti, ma lascerebbero indisturbata quella cerebrale». Tuttavia i ricercatori impegnati nel progetto per ora si mostrano ottimisti. Dice Daniel Capon: «Ho l'impressione che le perplessità e le preoccupazioni iniziali stiano diminuendo, dopo gli esiti favorevoli delle prime prove sinora condotte». E se la cosa funzionasse davvero, le iniezioni bisettimanali di anticorpo legato alla CD4 diventerebbero per i sieropositivi qualcosa di simile all'insulina per i diabetici. i pRoberto Satolli sono stati discussi in pubblico, prima della decisione. E ha ottenuto la sospensione. Qual è il suo obiettivo? «Chiedo che venga istituita una terza commissione — dice Rifkin — appositamente nominata per valutare i progetti di manipolazione genetica sull'uomo. E che comprenda tra i suoi membri anche esperti dei diritti civili ». Quest'ultima precisazione e il nome proposto per la commissione («sull'eugenetica umana») la dicono lunga sulla natura delle preoccupazioni degli oppositori. Essi temono che, una volta imboccata, la strada dei trapianti conduca prima o poi alla manipolazione genetica dell'uomo anche per fini ben diversi della terapia. «Come, per fare un esempio, la "costruzione" genetica di operai resistenti alle sostanze cancerogene, da impiegare nell'industria chimica», butta li con tono lugubre un col; laboratore di Rifkin. ntentata dall'ecologista Jeremy Rifkin losità con cui l'esperimento è stato preparato e vagliato dai comitati di esperti di Bethesda ha fornito agli avversari il destro per scegliere la mossa vincente, almeno temporaneamente. Quando si tratta di toccare il patrimonio genetico dell'uomo non si scherza, e cosi Anderson e Rosenberg hanno preparato un dossier grande come la guida telefonica di New York, da sottoporre alle due commissioni dei National Institutes od Health che devono dare la loro approvazione: il comitato per il Dna ricombinante e quello perla biosicurezza. Tutto è stato discusso in sedute pubbliche, a cui hanno partecipato anche gli oppositori alla Rifkin, e sono state richieste altre prove sugli' animali. Alla fine di gennaio, dopo molti mesi di ponderazione, è giunto il si di entrambe le commissioni. A questo punto è entrato in azione Rifkin con un ricorso in cui si lamenta che i supplementi di prove non

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