Gelo e altura nemici dello sci italiano di Vittorio Wyss

Gelo e altura nemici dello sci italiano Gelo e altura nemici dello sci italiano GUARDANDO i risultati degU ultimi campionati del mondo di sci alpino, è inevitabUe la delusione per i risultati ottenuti dalla squadra itafiana. Perché siamo andati così male? A parte le considerazioni tecniche su scioline, sci, percorso eccetera, a VaU hanno interferito anche fattori di tipo fisiologico. Ad esempio U freddo. I boUettini meteorologici hanno riportato temperature tra —20° e —30°, molto più basse di queUe cui la nazionale azzurra è abituata da noi: condizioni che certohanno influito suUa scioltezza muscolare (più tecnicamente: suUa viscosità muscolare e sulla flessibilità articolare) nonostante le ottime tute indossate. Un secondo fattore sfavorevole e stato queUo deUa altitudine e deUa conseguente pressione atmosferica. La quota delle partenze era oltre i 2800 metri, cioè con per¬ manenze degU atleti tra i 3000 metri e i 2400 e 2200. Le rispettive pressioni atmosferiche di circa 530 e di 580 miUimetri, comportano una pressione di ossigeno nell'atmosfera di circa un quinto. A queste tensioni la quantità di ossigeno fissabUe a liveUo alveolare polmonare con l'emoglobina, comincia ad essere apprezzabUmente inferiore al valore ottimale del 96-98 per cento, riscontrabile a uvello del mare ed anche sino a 1500-1600 metri di quota. E' possibUe. che anche questo fattore abbia agito sfavorevolmente, con ripercussioni prevalentemente a carico del sistema nervoso centrale che è estremamente sensibile ai processi ossigenativi. Va anche considerato che l'organismo a quelle quote ventila più aria del normale per procurarsi più ossigeno, ma proprio questa iperventUazione gU fa eliminare molta anidride carbonica. obbUgandolo a complessi equUibri chimici per mantenere in limiti tollerabili l'equUibrio acido-basico del sangue. Ora la discesa libera e ancora più le prove di slalom sono in buona parte anche «nervose». QueUa successione rapida e ininterrotta di atteggiamenti di tutto U corpo (tronco ed arti inferiori principalmente) non è altro che un continuo gioco di riflessi spinaU (il circuito principale e: muscolo agonistamidollo spinale-muscolo antagonista) sotto U controUo e l'influenza di centri nervosi più elevati: i centri deU'equilibrio, le formazioni nervose deputate aUa coordinazione dei movimenti sia in senso spaziale che in senso temporale, che come coordinazione deUa intensità del UveUo di contrazione di ogni singolo fascio muscolare. Il tutto giocato sui centesimi di secondo di intervento neuromotore e sui centimetri di spostamento (o gradi di am¬ piezza deUe forbici articolari). L'automazione del gesto e deU'atteggiamento è strumento nervoso preziosissimo per consentire la massima rapidità di esecuzione deUe sequenze motorie, ma a prescindere daUe diverse condizioni del terreno nervoso su cui poggiano gU sci, che cosa sono dieci-venti centesimi di secondo in una prova di un minuto primo o anche di uu • mezzo? Giudicare jUe condizioni di forma, di preparazione, di concentrazione di impegno, usando come metro di misura non dico U centesimo di secondo, ma anche l'intero secondo, mi sembra impiegare unità di misura del tutto inadatte a valutare la complessità deUe funzioni organiche e in particolare neuro-muscolari in gioco. Si aggiunga la lunghezza del percorso e U fatto che esso viene eseguito prevalentemente in apnea, essendo i pochi atti respiratori possi- biU eseguiti solo in funzione del gesto atletico, molto rapidi, apportatori di scarso ossigeno, e di aria molto fredda. Non ci si può abituare a una condizione ambientale di questo genere neppure dopo un mese o due, e quindi ancor meno nei quattrosei giorni di permanenza in zona concessi ai nostri atleti. Quindi l'essere arrivati primi o secondi o decimi o quindicesimi sembra essere un risultato dal semplice significato tra U matematico e lo sportivo (che pretendono un certo ordine di successione), ma di discutibUe significato biologico. Lo sport non è una prestazione deU'organismo umano da classificare in semplicistici termini numerici temporaU o spaziaU, ma è piuttosto una estremamente complessa prestazione biologica. E un ultimo quesito: come saranno andati l'alimentazione e il sonno? Vittorio Wyss