Quante risse sugli antenati

Quante risse sugli antenati Quante risse sugli antenati Lo scaffale■■«gK^ LA scienza non è una, ufficiale, ma è piena di contrasti e opinioni diverse», ha scritto Marcello Pera in uno sferzante elzeviro, apparso venerdì scorso sulla terza pagina dei nostro giornale. Chi ancora non ne fosse convinto legga Le ossa della discordia di Roger Lewin, uscito nella bella collana Bompiani «Le frontiere della scienza». In trecento pagine rivive un secolo di controversie tra paleoantropologi balle origini dell'uomo: «grandi scoperte e falsificazioni di reperti, intuizioni brillanti e giudizi affrettati, rivalità personali e pregiudizi scientifici, motivazioni religiose e politiche... una litigiosità che difficilmente trova confronto in altri ambienti scientifici», dice Giacomo Giacobini nella sua nota di presentazione, il libro si apre proprio con la cronaca del «duello» in tv tra gli «amici-nemici» Richard Leakey (Time gli dedicò la copertina nel '77) e Donald Johanson, il «padre» di Lucy: un esempio di quella divulgazione scientifica invocata da Pera, improntata a spirito critico, e non «repertorio di rassicuranti certezze». Lewin, già stretto collaboratore di Leakey, è un cronista obiettivo, rapido, ha il gusto dei particolari, è indiscreto senza essere pettegolo. Retroscena e polemiche non sono aggiunte di colore. Dice: «Il sapere avanza perché ogni generazione di scienziati mette in discussione nozioni certe e universalmente accettate, proponendone altre che verranno a loro volta modificate e accantonate. La conoscenza per propria natura è sempre provvisoria». Per riflettere su queste premesse epistemologiche non c'è occasione migliore del capolavoro di Galileo, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. proposto da Studio Tesi in una pregevole edizióne tascabile (e economica: 643 pagine a 23 mila lire). Fa da introduzione uno scritto del '45 di Federico Enriques, che Angelo Crescinni commenta in sintonia con le tesi di Popper e Kuhn. Enriques spiega la «rivoluzione» di Galileo dando «altrettanto o maggior peso ai suoi errori che alle verità discoperte. Perché la scienza non è riducibile nè a una collezione di ricette, né all'inventario delle conquiste raggiunte». Se la verità non è che «un cammino verso il vero», il valore della scienza consisterà soprattutto nel «movimento che senza posa sposta i suoi punti di riferimento... Non vi è mai per il filosofo accertamento assoluto di una teoria scientifica». Astronomia