L'ora che passa lascia solo un'ombra di Piero Bianucci

L'ora che passa lascia solo un'ombra La storia delle meridiane nel saggio di Rohr L'ora che passa lascia solo un'ombra CON Meridiane di René R. J. Rohr arriva in Italia il più autorevole dei libri sugli orologi solari, e arriva attraverso una strada piuttosto lunga, perché il testo è comparso prima in versione tedesca, poi è stato tradotto in francese per le Edi tions Oberlin, e di qui finalmente giunge a noi in una traduzione che l'astronomo Walter Ferreri ha riveduto con cura. Dal Cinquecento in qua la bibliografia sulle meridiane è sterminata: almeno 2500 volumi, stima René Rohr, nato a Strasburgo 84 anni fa, già ufficiale di marina, autore egli stesso di 250 articoli sull'argomento (nonché costruttore e restauratore di innumerevoli orologi solari). Ci dev'essere dunque qualche fascino misterioso e tenace nell'ombra del tempo, in quell'immateriale lancetta proiettata dal Sole su un quadrante più o meno decorato e arricchito da sentenze, meglio o peggio difeso dalle Intemperie, sempre silenzioso (nemmeno un tic-tac, il tempo in questo caso è cosmico, sublime, inaccessibile). Nella sua trattazione Rohr è sistematico: incomincia da una carrellata storica (11 monumento megalitico di Stonehenge, in Inghilterra, è già una meridiana, oltre che un calendario dell'età della pietra), sintetizza le nozioni di gnomonica (quella parte dell'astronomia che riguarda la costruzione degli orologi solari) e quindi passa in rivista, con informazioni dense e acculate, gli svariatissimi tipi di meridiane che in cinquemila anni, dai Sumeri all'epoca degli Swatch, sono stati escogitati. Cosi schematizzato, il libro di Rohr rischia di sembrare troppo tecnico. In realtà queste pagine sono anche un suggestivo sguardo sulla storia, sulla cultura e sul costume, come è inevitabile che accada parlando di meridiane. Si spazia dagli obelischi egizi alla moderna meridiana che decora l'Osservatorio di Kitt Peack, in Arizona, avamposto della ricerca astrofisica, a un passo dalla «torre solare» più grande del mondo, dove 1 segreti della nostra stella sono indagati con strumenti estremamente sofisticati. Tra le meridiane «storiche» possiamo almeno ricordare l'«Orologio di Augusto» in Campo Marzio a Roma, fatto costruire con l'obelisco che il faraone Psammctico II aveva eretto a Eliopoli nel 586 a. O; la Torre dei Venti di Atene, con 1 suol 8 quadranti solari; le meridiane dell'antico Osservatorio di Pechino e quelle, monumentali, di Jaipur in India. Tra le moderne, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Meridiana da Guinness dei primati è quella esistente a Manosque, la cittadina provenzale dello scrittore Jean Giono: lo stilo che proietta l'ombra è lungo due metri e pesa 8 quintali, il quadrante, tracciato da Niels Nielsen, è visibile dalla distanza di 5 chilometri. Un gigante¬ sco orologio solare sorge nell'avveniristico quartiere di Sophia Antipolis, vicino a Nizza, un altro nel Parco scientifico della Villette a Parigi. Esistono persino meridiane che applicano tecnologie d'avanguardia, come fibre ottiche per illuminare le ore e permettere la lettura nell'interno della casa, mentre per originalità artistica si distingue la meridiana costruita da Jean Cocteau allineando quattro lucertole in ferro battuto dalla linea elegantemente stilizzata. n primato di piccolezza spetta invece a certe meridiane ad anello imitate da analoghi oggetti medievali Ne hanno ripreso la produzione alcuni artigiani francesi: si portano, questi anelli di ottone, infilati in una collanina di cuoio e rappresentano quasi una rivincita dell'antica sapienza gnomonica sull'invadente elettronica degli orologi digitali giapponesi. Meridiana cilindrica inglese del XVII secolo Quanto alle sentenze che compaiono sulle meridiane, le citazioni sarebbero infinite, spaziando dal filosofico al religioso al poetico all'ironico. Ne ricorderemo soltanto due. Una è lapalissiana: «Horas non numero nisi serenas» (Non conto che le ore serene). L'altra è un gioco di parole appena un po' irriverente: «Ora prò nubis». Infine, poiché si tratta dì un battesimo, due parole sull'editore. La «Ulisse Edizioni» è nata a Torino l'anno scorso e si è data subito una identità molto precisa: pubblica esclusivamente libri che aiutino i lettori a riscoprire la manualità, interessi scientifici e culture che traspaiono anche da oggetti quotidiani. Come cominciare meglio che con Meridiane di Rohr? Piero Bianucci René R. J. Rohr, «Meridiane», Ulisse Edizioni, Torino, 216 pagine, 75 mila lire.