Non eravamo bestie e neppure angeli

Non eravamo bestie e neppure angeli Non eravamo bestie e neppure angeli QUANDO ero prigioniera nella zona, ho letto 1 diari del cosmonauta Lebedev (pubblicati sulla rivista «Scienza e vita»). Anche i cosmonauti avevano 1 loro attriti — semplicemente per via della stanchezza e dello spazio angusto, e non perché fossero persone cattive. E quando penso a ciò che tutte insieme abbiamo passato, di bello e di brutto, mi rendo conto del legame di aprentela che ci univa tutte — tranne quelle che si schierarono dalla parte del Kgb. E i parenti non si scelgono: si sta loro vicini e si amano, con tutte le loro colpe, r la nostra Piccola Zona ha resistito, si sono infrante contro di essa tutte le onde scatenate dagli «organi» sovietici con un unico scopo: spezzarci! E abbiamo retto fino alla fine: dal nostro lager non usci neanche una «grazia». Non sono riusciti a metterci né in ginocchio né carponi: noi non volevamo perdere la nostra fisionomia umana! Non eravamo bestie. E neppure angeli. Semplicemente — esseri umani. Perciò non parlerò delle cose che non erano determinanti nella vita della zona, facendole rientrare a pieno titolo nella categoria delle inezie. Ai principi su cui si fondava la nostra vita, dei quali ho già parlato, rimanemmo invece fedeli fino all'ultimo giorno. Ciò non significa che vi dipingerò il quadro di un'esistenza priva di conflitti, dorata. Ci sono stati anche dei conflitti che minacciavano questi nostri principi — per la gioia del Kgb, e lo li descriverò, senza nullaomettere. Tat'jana Vladimirova ci colpi subito, perché portava la chiara impronta del lager criminale. La prima domanda che ci rivolse suonò così: «Quanto costa qui la teofedrina?». Questa domanda è già di per sé un'intera enciclopedia della vita nei lager criminali. Ai prigionieri non è assolutamente permesso avere del denaro. La teofedrina è una medicina, che ha un effetto collaterale narcotico se se ne prendono varie compresse insieme. E i detenuti le prendono e «si stordiscono»; la narcomania da medicinali è molto diffusa. Dove trovano queste compresse? Beh, poniamo che una ladra abbia del denaro: ne allunga quanto basta al medico responsabile o all'infer¬ miera, e questi la riforniscono in proporzioni alla «bustarella». Può essere che lei non prenda questa teofedrina (è questione di gusti), quindi la rivenderà nel lager stesso agli interessati. Per una confezione di teofedrina il prezzo varia da lager a lager, quindi la domanda della Vladimirova sarebbe del tutto legittima in una zona criminale. Ma in una zona politica? Non avrà per caso Intenzione di drogarsi qui — o di venderla a noi? Bene, bene. Comunque aspettiamo gli eventi. Gli eventi non si fecero aspettare. Anzitutto, la Vladimirova ci inventò una storia straordinaria per spiegarci come era finita nella nostra zona. Secondo la sua versione, nel 1981 era riuscita a penetrare nell'ambasciata britannica a Mosca e aveva chiesto asilo politico, che 1 corretti diplomatici inglesi le avevano immediatamente concesso. Dopodiché aveva parlato ai microfoni della Bbc e durante questo suo intervento aveva fatto a pezzi il potere sovietico. (Questo dettaglio fu per noi particolarmente gustoso, perché il nostro nuovo acquisto non distingueva assolutamente le parole normali dalle parolacce, e strillava le une e le altre con la medesima Immediatezza). Poi era stata rapita dagli uomini del Kgb, che a questo scopo avevano fatto irruzione nel territorio dell'ambasciata britannica — proprio sotto gli occhi del console! Per sei mesi l'avevano sottoposta a perizia psichiatrica, l'avevano giudicata sana di mente, condannata a sei anni e inviata nella nostra zona. Ella aveva con sé soltanto una parte della sua sentenza — e proprio quella in cui non si faceva il minimo accenno a tutte queste splendide imprese. Disse anche di essere una veterana della lotta contro il potere sovietico, più volte imprigionata, e insomma dedita con tutta l'anima alia difesa dei diritti umani. Questa «attivista nella difesa dei diritti umani» disse di avere nel mondo libero una sua organizzazione, che compra armi giapponesi (ovviamente è un segreto tra loro e i giapponesi) allo scopo di irrompere nel Cremlino, trucidare tutti, prendere il potere e proclamare Andrej Sacharov dittatore. Irina Ratusinskaja (Da: Grigio è il colore della speranza, Rizzoli editore)

Persone citate: Andrej Sacharov, Irina Ratusinskaja, Lebedev

Luoghi citati: Mosca