Tutti uniti per salvarci

Tutti uniti per salvarci «Interdipendenza», fattore nuovo nella vita dei popoli Tutti uniti per salvarci C'è la realtà di un fattore nuovo nella vita internazionale, del quale i popoli e i gruppi sociali prendono sempre più chiara coscienza. Si tratta della realtà della interdipendenza. Se non si tiene presente questa realtà nuova e dinamica, che occupa sempre più la scena non solo dei rapporti tra gli Stali ma anche della vita interna di ciascuno di essi giungendo a penetrare nella coscienza dei singoli uomini e a condizionarla, si rischia di perdere il contatto con le novità più qualificanti del mondo di oggi e perciò di rimanere ingabbiati nella prigione di vecchi sentimenti e risentimenti. La interdipendenza significa che sono nati nuovi problemi la cui soluzione condiziona la vita di ciascuno e di tutti e che richiedono e impongono per essere giustamente risolti la collaborazione di tutti i popoli. La scoperta dell'interdipendenza significa che la coscienza di questa realtà si va sempre più chiarendo, approfondendo e diffondendo e si traduce via via in comportamenti conformi. Si vanno attenuando i dissensi che hanno diviso i popoli e gli Stati in questi ultimi quarant'anni, come retaggio della seconda guerra mondiale, che fu combattuta nella sua fase finale e vinta da Stati che pur solidali nello sforzo bellico erano contrapposti nella fedeltà ad opposti ideali della convivenza civile. Quella contrapposizione si è andata ammorbidendo, pur se non è sparita. I dissensi, come ho già detto, si attenuano proprio per la spinta della forza propulsiva della scoperta della interdipendenza. Si è compreso che sono sorti e giganteggiano nuovi problemi e che se si omette o fallisce lo sforzo comune inteso a risolverli tutti alla fine sono condannati a rimanere soccombenti. Non ci troviamo in presenza della fine di un regime o di un sistema, ma alla fine di un'epoca e perciò al principio di un'epoca nuova in cui i regimi e i sistemi sono sempre più attratti a subordinarsi alle iniziative prioritarie della interdipendenza. A Londra, nei giorni scorsi, si è svolta una conferenza alla quale hanno partecipato i rappresentanti di 118 Stati per discutere il problema della salvaguardia della fascia di ozono che protegge la Terra dalla penetrazione dei raggi ultravioletti. Il Sole è la fonte della luce e del calore, ma anche di sostanze distruttive della vita dalle quali la Terra si difende con la presenza di provvidi filtri che controllano il passaggio di tutte le radiazioni solari e le selezionano. Uno di tali filtri è in grave pericolo, cioè l'ozono, che as sorbe i raggi ultravioletti e im pedisce loro di giungere sulla Terra. L'ozono è in pericolo perché subisce l'azione logoratrice degli effetti dell'use dei clorofluorocarburi, cioè di una sostanza sintetica inventata dalla chimica la quale ha svariate applicazioni industriali. La novità dell'assemblea di Londra è consistita nel suo carattere di assemblea politica di capi di Stato, di capi di governo, di ministri ai quali si sono aggregati scienziati e indù striali. Non è da escludere che da essa nasca un'alta autorità nel seno dell'Onu per guidare lo sforzo inteso ad accrescere la produzione, in tempi brevi, di sostanze sostitutive compa libili con la salvaguardia dell'ozono. La conferenza di Londra, per la sua composizione, per i suoi lavori e per i suoi risultati, è stata una nuova e si gnificativa tappa sulla via del l'espansione della interdipen denza. L'interdipendenza ha oggi nella lotta necessariamente planetaria contro i pericoli che minacciano la stessa integrità della Terra come habitat dell'uomo per effetto dell'applicazione delle nuove tecnologie intese a migliorare le condizioni di vita di una umanità sempre più numerosa ed avida di benessere, il suo più urgente obiettivo. Ma si commetterebbe un errore nel ritenere che non possa avere e non abbia altri obiettivi. Il Consiglio d'Europa ha lanciato ultimamente la proposta della stipulazione di una convenzione europea sulla biomedicina e sulla biotecnologia umana. E' stato ricordato, in relazione a questa iniziativa, che gli antropologi ci insegnano che la tradizione è ragione sufficiente in molte culture arcaiche. Ma la nostra è una società che non può guardare solo indietro per ammaestramenti sul futuro. Le drammatiche attualità delle biotecnologie erano inconcepibili ai nostri genitori e persino ai nostri fratelli maggiori. Anche in questo campo è desiderabile avviare lo sforzo verso ricerche e intese transnazionali, dato che l'esigenza di segnare una linea di frontiera tra il «naturale» e r«artificiale», l'umano e il non umano, è un'esigenza di salvaguardia della comune umanità. Non è in pericolo solo l'integrità della Terra come habitat della specie umana, ma è in pericolo la stessa identità di questa specie, già privilegiata. E' stato scritto che c'è un Dio ecologo, quello di cui la Genesi dice che avendo creato gli animali e gli alberi vide che questo era buono. A quel Dio ecologo restava solo di creare l'uomo e lo creò. Alberto Moravia ha scritto recentemente che quanti vogliono tornare alla natura come la prima creazione di Dio disconoscono in sostanza che la specie umana, quale fu posteriormente creata da Dio, ha avuto una storia che smentisce la sacralità della pura natura, perché da sempre la natura è stata saccheggiata dall'umanità per i suoi bisogni e questo saccheggio va propriamente sotto il nome di progresso, che ha fatto uscire gli uomini dalla caverna e li ha portati fino alla Luna. Moravia non sembra essersi posto il quesito se non ci sia una connessione necessaria tra il saccheggio della natura da parte della specie umana, giunto fino al punto da minacciare ora la stessa sopravvivenza della Terra, e il rischio della perdita di identità dell'uomo come essere spirituale. Il sottoscritto osa ritenere che se avanzeranno il principio e la prassi della interdipendenza sarà più facile tentare di ricostituire l'equilibrio vitale della Terra e insieme l'equilibrio morale dell'uomo, che sono beni indisgiungibili, come la storia ha anche dimostrato. Salvatore Valìtutti

Persone citate: Alberto Moravia, Moravia, Salvatore Valìtutti

Luoghi citati: Europa, Londra