Walesa e Jaruzelski chiedono soldi
Walesa e Jaruzelski chiedono soldi Promettono all'Occidente la «pace sociale» in cambio di una proroga dei prestiti Walesa e Jaruzelski chiedono soldi Banche e governi europei vantano un credito di quasi 40 miliardi di dollari - Solo di interessi la Polonia deve pagare 4 miliardi di dollari all'anno - Si vorrebbero dilazioni e nuovi finanziamenti, adesso negati in attesa della schiarita politica - L'accordo tra il governo polacco e Walesa premessa al riconoscimento del sindacato autonomo? Un disperato Sos all'Occidente sta per essere lanciato congiuntamente dal governo polacco e da Solldarnosc: aiutateci ad allentare il cappio del debito estero che rischia di strangolare l'economia nazionale perché la crisi in atto impedisce di restituire nei tempi pattuiti 1 soldi che avete prestato. In cambio, il potere comunista e l'opposizione si impegnano a concordare la pace sociale nel Paese per ridare fiato alle imprese, ormai a secco di quattrini, e stimolare gli investimenti stranieri nel segno del più ampio liberalismo commerciale. E' l'ultima novità emersa dalle quinte nella «tavola rotonda», lo storico incontro iniziato a Varsavia il 6 febbraio fra regime e l'ex sindacato indipendente di Lech Walesa. Fonti vicine alle due delegazioni hanno rivelato che l'accordo di massima per rivolgere l'appello unitario è stato raggiunto dopo settimane di intensi negoziati. Ora si tratterà di mettere a punto i dettagli entro la data limite della seconda metà di marzo quando gli incontri bi- laterali dovrebbero concludersi per sfociare in un documento comune di intenti. A spingere entrambi gli schieramenti sulla via unitaria sono le cifre «mortali» dell'indebitamento con il Club di Parigi, il pool di 17 banche e governi europei che vantano nei confronti di Varsavia un credito di quasi 40 miliardi di dollari. Un massa crìtica di valuta pregiata da ripagare con interessi annui di circa 4 miliardi di dollari, impossibili da reperire in quanto la Polonia stenta a produrre denaro fresco, ed anche un circolo vizioso che le autorità intendono spezzare al più presto in modo da dare consistenza alle riforme proposte dal generale Jaruzelski. In pratica Varsavia vorreb¬ be ricalendarizzare le rate da estinguere ogni 12 mesi; chiede inoltre di poter riaccedere a nuovi finanziamenti, adesso negati in attesa della schiarita politica. Che significa legalizzazione di Solidarnosc, disciolta con lo stato di guerra del 13 dicembre 1981, pluralismo sindacale e ampi spazi di manovra alle joint venture» abbattendo gli stec¬ cati tra società pubbliche e private: le tre condizioni poste dal Fondo monetario intemazionale per aprire i cordoni della borsa tramite prestiti standby e altri favorì bancari. Qualche spiraglio comunque si è già dischiuso. Lo scorso luglio era stata concessa una sostanziale boccata di ossigeno con il dilazionamento di una tronche di nove miliardi di dollari in scadenza, seguita in novembre dal miniprestito erogato dalla Banca mondiale. La piccola duplice ciambella di salvataggio aveva stimolato il governo Rakowskl a battere cassa durante le missioni di buona volontà a Parigi e Bonn, ma senza risultati concreti. Sia il presidente Mitterrand che il cancelliere Kohi hanno promesso infatti di riesaminare con minore rigidità del passato 11 dossier Polonia in occasione delle visite ufficiali programmate per la tarda primavera; intanto però la congiuntura interna langue, la popolazione è sfiduciata dal mortificante tenore di vita, crescono le minacce di scioperi sel¬ vaggi. E, sintomo preoccupante, gli imprenditori esteri traccheggiano, non se la sentono ancora di immettere capitali preziosi in un sistema produttivo troppo a lungo ancorato agli umori della nomenklatura, da sempre sorda alle esigenze del mercato essendo nemica ideologica del gioco della domanda e dell'offerta. Molto dipenderà dall'atteggiamento del Fondo monetario intemazionale, se sarà cioè caritatevole e di manica larga come ha dimostrato nei confronti di alcune nazioni del Terzo Mondo e, di recente, verso l'America Latina, precipitata nella voragine debitoria e cronicamente incapace di sollevarsi con le proprie forze. L'equazione polacca presenta purtroppo gli stessi numeri di fragilità: produzione vicina allo sfascio, svalutazione progressiva dello zloty, stipendi di fame e il miraggio di un futuro migliore che sembra non spuntare mai sull'orizzonte. Solo un miracolo potrà estrarla dal baratro. Piero de Garz&rolli Varsavia. Lech Walesa ha trovato un accordo con il governo, ma a Danzica gli oltranzisti di Solldarnosc hanno distribuito volantini contro di lui accusandolo di avere «svenduto» il sindacato
Persone citate: Jaruzelski, Kohi, Lech Walesa, Mitterrand, Walesa
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