Zeno Colò malato e con pochi mezzi «Il mio sogno è di tornare a sciare» di Maurizio Caravella

Zeno Colò, m Il leggendario campione del mondo ha perso un polmone: «Mi aggrappo ai ricordi» Zeno Colò, m Ha 69 anni e vìve all'Abetone con la moglie Laura - Forse gli verrà concesso il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli DAL NOSTRO INVIATO ABETONE (Pistoia) — L'anno scorso gli tolsero il polmone destro, devastato da un tumore, n sinistro funziona ma non tanto bene. •Stai attento, non ti a/faticare', lo ammonisce la signora Laura. Zeno Colò esce sul balcone, osserva la neve bianchissima del suo Abetone, guarda gli altri che vanno a sciare e forse gli verrebbe voglia di lanciare un urlo. Invece non dice niente. Neanche una parola. Che cos'ha dentro, lo sa soltanto lui. Rientra in casa, mostra una parete piena di coppe: •E' tutto quello che mi è rimasto', dice l'ex campione mondiale di sci. La malattia ha prosciugato i pochi risparmi che aveva. Vive con 290 mila lire al mese di pensione Inps, più altre 300 della Sportass, l'assicurazione degli sportivi. Ma soprattutto vive . di ricordi: «Se non avessi quelli, mi sentirei davvero povero-, afferma. Era il re delle nevi, quasi un Coppi dello sci. Gli è rimasta la fierezza. Non ha mai chiesto una lira a nessuno. -Fino a due anni fa — racconta — lavoravo ancora nei boschi, trasportavo i tronchi col trattore. E sulle piste c'ero anch'io. Vinsi l'ultima gara, per i maestri, proprio nell'87. Avevo 67 anni ma non mi sentivo vecchio. Adesso faccio pochi passi e sono già stanco. Però sono vivo. Ad altri è andata peggio. Non scriva che chiedo degli aiuti. Scriva che, se mi arriva7io, non li mando indietro. Solo perché non posso'. Forse gli verrà concesso presto un vitalizio dallo Stato: Colò dovrebbe essere il quarto sportivo italiano (dopo l'ex calciatore Colaussi, l'ex ostacolista Facelli e l'ex pugile D'Agata) a beneficiare della legge Bacchelli, che prevede un aiuto per i personaggi che han dato lustro al Paese e che versano in difficili condizioni economiche. Sarebbero soldi ben spesi. Ha bisogno di cure: un fisiotera pista, qualche soggiorno in pianura, perché l'Abetone è splendido pei tutti, ma non per chi dfv- -"spirare con un polmone si ■Da un pt> 'i amii-, racconta, «mi sentivo a corto di fiato. Sarà la vecchiaia, pensavo. E' un enfisema, mi dicevano i medici. Mi sentivo dentro una grande spossa tezza ed anche un mal di testa continuo. In salita non camminavo più: dovevo fermarmi, prendere fiato ed aiutarmi con un bastone. Salire e scendere dal trattore era ima fatica, fare le scale anche. La mia respirazione era ridotta al 48rfc. Feci degli esami al torace e venne fuori la bella sorpresa'. Lo portarono all'ospedale di Verona. Lui non chiese niente: capi, giorno dopo giorno, di avere un tumore, ma non ne parlò con nessuno, per una sorta di pudore. Lasciò che i medici ed i familiari mentissero. Smise di fare progetti: perché raccontar bugie a se stesso? E poco dopo essere uscito dalla sala operatoria, 1*8 febbraio, chiese al medico, semplicemente: -Me l'avete portato via, il polmone, vero?'. La sua vita, adesso, è soprattutto il suo passato: «A dodici anni avevo già i calli nelle mani. In casa c'erano papà e mamma, i nonni paterni e quattro figli: due braccia sole, quelle di mio padre, dovevano provvedere a tutti e non bastavano. Si mangiava pane, patate, fagioli, polenta, farina di castagne. La carne? Si guardava in vetrina. Compariva sul piatto la domenica, qualche volta, ed era festa. Andavo con mio padre, nei boschi, a tagliare la legna. Lo sport era un lusso. Ma proprio grazie allo sport, sono riuscito poi a vivere un po' meglio. Fino a due anni fa: Due medaglie d'oro ed una d'argento ai campionati mondiali di Aspen, nel 1950, e cominciarono a chiamarlo -il razzo del Colorado'-, quando tornò all'Abetone, i soci dello Sci Club si tassarono e gli regalarono, senza tanti discorsi, una «Topolino». Poi il titolo mondiale di discesa in Norvegia, dove si guadagnò l'appellativo di •falco di Oslo- e trovò ad aspettarlo, vicino a casa, enormi archi di trionfo fatti con rami d'abete. Vinse due volte la combinata del Lauberhorn ed una volta quella del Kandahar, conquistò 21 titoli italiani. Chiuse la carriera nel '55, a 35 anni, per una squalifica: aveva prestato il suo nome alla Nordica per gli scarponi ed alla Colmar per le giacche a vento. Gli chiediamo quale sia, ora, il suo più grande desiderio. Colò va alla finestra, guarda un ragazzo che si avvia sulle piste con gli sci in spalla e dice soltanto: 'Vorrei poter fare ancora come lui. Almeno una volta». Maurizio Caravella L'ex olimpionico dello sci Zeno Colò nella sua casa, durante un incontro con Tomba

Persone citate: Bacchelli, Colaussi, Colò, D'agata, Facelli, Tomba, Zeno Colò

Luoghi citati: Abetone, Kandahar, Norvegia, Oslo