Alla scoperta dello stato di salute degli affluenti: Panaro, Oglio, Mincio e Secchia di Giuliano Marchesini

I piccoli «padri» del Po uccisi dai veleni Alla scoperta dello stato di salute degli affluenti: Panaro, Oglio, Mincio e Secchia I piccoli «padri» del Po uccisi dai veleni Nel Ferrarese e grigi, inquinati nel Mantovano solo gli anziani ricordano quando l'acqua era cristallina - «Adesso i fiumi sono dalle industrie e dagli scarichi delle porcilaie» - Insufficienti gli impianti di depurazione DAL NOSTRO INVIATO FERRARA — n sindaco di Bondeno, Bracciano Lodi, pesca ricordi. -Quando ero ragazzino, il Panaro era trasparente-. Poi torna ai tempi nostri: -Adesso l'acqua è grigia-. E' il colore del fiume malato, che va a concludere sfinito la sua corsa, dopo essere passato tra discariche e grandi fiotti di residui industriali. Affluenti del Po, vene nelle quali scorrono veleni. Quando il Panaro era limpido, vi si pescavano il pesce gatto, la carpa, l'anguilla, con le reti e con le lenze. Non per un crudo esercìzio sportivo, ma per mangiarli. Bracciano Lodi s'abbandona di nuovo alle memorie dell'adolescenza: -Ci andavo anch'io, con la canna. E mi rammento che c'era, dalle nostre parti, una cinquantina di pescatori di professione: lavoravano con i bilancini e le reti gettate da una sponda ali 'altra-. Il sindaco d: Bondeno sospira: -Era davvero bello. Ora, di pescatori di professione ne sono rimasti due o tre. Gli altri hanno cambiato mestiere, o sono andati altrove a cercare miglior fortuna, in qualche altro fiume-. Perché affidarsi al Panaro è sconsigliabilc. Ci sono di frequente morie di pesci, per via dello scarico di questa e di quella azienda, degli abusivi che nottetempo si disfano dei rifiuti gettandoli direttamente nel fiume. -Per esempio — dice Bracciano Lodi — ricordo una enonne macchia oleosa che scendeva lungo il Panaro: arrivò nel Po, aggiungendosi ai guaì che erano già tanti. L'indagine non condusse all'identificazione dei responsabili. Come succede spesso, in casi del genere. A volte gli inquinatori sono stali scoperti, ma molti restano impuniti-. I dati attinti nell'87 alla fonte del Cnr sugli inquinanti che il Po riversa in mare danno un «quadro clinico» impressionante: 28 mila tonnellate l'anno di fosforo, di cui il 25 per cento proveniente da scarichi civili, il 25 dai detersivi, il 20 dall'agricoltura, il 20 dalla zootecnia, il 10 dall'industria. Ed ecco le altre componenti: 90 mila tonnellate di azoto, 243 di arsenico, 65 di mercurio, 89 di nichel, 1554 di rame, 2646 di zinco, 944 di cromo, 1312 di piombo, 7 di pesticidi, 75 di fenoli, 64 di oli e idrocarburi. Nella zona di Bondeno ci sono fabbriche di dimensioni piuttosto notevoli: uno zuc¬ cherificio, due aziende metalmeccaniche e uno stabilimento di laterizi. Ma qui dicono che quello del Panaro è soprattutto un problema di «riporti»: si guarda insomma al Modenese, intendendo indicare l'origine del degrado. -L'inquinamento ci passa sotto il naso e va nel Po-. Residui industriali, scarichi delle porcilaie, rifiuti urbani sono quelle che i ferraresi chiamano •eredità- ricevute dal territorio modenese. In parte, le porcilaie sono adesso dotate di «vasche di lagunaggio», che raccolgono le deiezioni in attesa che vengano utilizzate come concimi. E la regione Emilia-Romagna ha posto un limite al numero di suini allevabili nella zona, proprio nell'intento di evitare un aumento del carico inquinante. Ma nel Ferrarese, dove la debilitazione del fiume -passa sotto il naso-, si chiede che si realizzino più impianti di depurazione, di trovare medi di produzione meno inquinanti. Anche nel Mantovano c'erano una volta acque cristalline. Ma quelli che le ricordano sono anziani. L'Oglio, il Mincio e il Secchia, i fiumi che in questa provincia si gettano in braccio al «grande padre» Po. hanno gli stessi segni lividi. In particolare per il Mincio, la maggiore sofferenza è di origine agro-zootecnica. -Tra l'altro — dice Andrea Fiozzi, responsabile della sezione del Wwf — bisogna tener presente che qui si producono prosciutti per tutta Italia, e anche per l'estero-. E per quanto riguarda l'Oglio. che scorre un po' nel Bresciano e un po' nel Mantovano, il rimpianto è totale: «Dalle nostre parti arriva che è già morto, perché uscendo dal lago d'Iseo riceve i reflui delle fabbriche della seconda provincia più industrializzata del Paese-. Se il Mincio patisce di un inquinamento prevalentemente di tipo organico, quest'altro fiume ha risentito fino all'estremo di quello industriale. L'ente parco del Mincio, istituito con una legge quadro regionale dell'84 e in funzione dalla primavera dell'86. cerca di tutelare un territorio di 14 mila ettari, per un percorso di circa 60 chilometri, cioè quanto è lungo questo fiume da Peschiera a Sustinente. Dice il presidente. Nino Rossi: -Noi difendiamo, facciamo da slimolo, proponiamo rimedi. Più o meno, i problemi sono gli stessi di quelli che ormai affliggono tutti i fiumi. Insomma, nel Mincio non c'e soltanto l'in¬ quinamento che viene dagli allevamenti. C'è, ad esempio, quello che arriva dalla zona industriale, che scarica verso il lago inferiore mantovano-. Il male si chiama anche «depurazione civile». E qui si inserisce una polemica sul grande depuratore del Garda, considerato dai mantovani un «problema a monte»: -Le acque reflue vanno a finire nel Mincio, non si può continuare cosi-. Spesso, nelle battaglie per la sopravvivenza di un fiume, corrono le contestazioni da una provincia all'altra: guerra di genti attorno a quelle che dovrebbero essere per tutti risorse naturali. Gli scarichi del depuratore del Garda, dicono a Mantova, potrebbero essere «dirottati» verso l'agricoltura: l'operazione non dovrebbe essere nemmeno tanto costosa. E quale sollievo si può dare al Secchia, che a sua volta «non sta affatto bene»? Sotto gli occhi di chi si sporge dalle sue rive, onde di un rosso scuro. Effetti, accusano qui. di scarichi di tintorie del Modenese. -/ colori variano, secondo le tinture cui si sta procedendo-. Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Bondeno, Bracciano, Emilia, Italia, Mantova, Romagna, Sustinente