Le «due Ungherie» si contano in piazza di Guido Rampoldi

Le «due Ungherie» si contano in piazza Cortei dell'opposizione e del partito nel 141° dell'insurrezione contro gli Asburgo Le «due Ungherie» si contano in piazza Il psou ha scelto come oratore Reszo Nyers, un liberal - Gruppi alternativi e movimenti non comunisti sperano di richiamare un pubblico più numeroso - Il manifesto dei 41: «Libertà e autodeterminazione per i Paesi dell'Est» dal nostro inviato BUDAPEST — n partito comunista e l'opposizione si contano e si confrontano oggi, 141° anniversario dell'insurrezione contro l'occupazione asburgica, in una sfida che non ha precedenti nell'Europa Orientale. Due distinti cortei attraverseranno il centro di Budapest, da giorni vestito nei colori nazionali, il rosso bianco e verde di centinaia di bandiere, di migliala di coccarde appuntate sui cappotti. A questi dilaganti e magmatici sentimenti nazionali il partito offrirà oggi il suo volto migliore, quello di Reszo Nyers, un liberal mai compromesso con l'assolutismo del trentennio kadarista. Ma neppure il prestigio di Nyers, principale oratore della manifestazione, pare sufficiente a garantire la presenza dei 40 mila necessari a riempire la piazza dietro il Museo Nazionale, là dove il 15 marzo 1848 prese avvio l'insurrezione. Dai sondaggi delle ultime ore il cartello formato da 41 tra partiti, gruppi alternativi e circoli non comunisti si è convinto di poter mettere in campo dalle 60 alle 100 mila persone. Se questa stima non si rivelerà ottimistica, oggi un'opposizione nata di fatto negli ultimi tre mesi potrà dimostrare non solo di essere forte e unita, ma addirittura di rappresentare la maggioranza, se non del Paese perlomeno dell'Ungheria politicizzata e visibile. E con più legittimità potrà scandire negli appuntamenti odierni il suo programma in 12 punti, titolato «Ciò che la nazione vuole». Quel manifesto chiede in sostanza la fuoriuscita dell'Ungheria dal «socialismo- e l'ingresso in una libera Europa sottratta al blocchi. Un trasloco non solo ideologico e istituzionale, con il totale smantellamento dello Stato comunista e il pieno ripristino delle libertà democratiche, ma anche geo-politico. Si legge infatti al punto 8: 'Libertà e autodeterminazione per i popoli dell'Europa Centrale e Orientale, fine della divisione del continente in due blocchi'. E più esplicitamente al punto 9: • Un'Ungheria neutrale e indipendente. Il ritiro di tulle le truppe sovietiche dalla nostra patria'. E In linea con questo europeismo forte e originale che potrebbe muovere oggi decine di migliaia di persone, facendo sobbalzare i brezneviani di Praga e di Berlino, ma forse anche i gorbacioviani di Mosca, il manifesto chiede che l'Ungheria sia riconsegnata alla sua storia. Dunque: "Giustizia sul 195G (l'insurrezione contro lo stalinismo), con onori per i martiri della rivoluzione'-, e -Fine della falsificazione della nostra storia'. E' abbastanza per intuire che questo 15 marzo potrebbe restare a lungo negli annali ungheresi e centro-europei, n partito è stato incauto nel ripristinare la festa nazionale, abolita durante i 40 anni di internazionalismo coatto. Poi ha fatto il possibile per evitare la prova di forza in piazza. E' riuscito ad ottenere l'astensione del partito socialdemocratico, peraltro diviso. Ma l'opposizione ha rifiutato la manifestazione unitaria, proposta dal Psou, per i motivi spiegati ieri sera, nel fumo di un ristorante, dal comitato promotore: -Non siamo disposti a rcciiare la commedia della riconciliazione nazionale prima che questa avvenga sul serio-. Ovvero: il partito deve negoziare con noi il futuro dell'Ungheria. L'opposizione vuole uscire pienamente legittimata da questa giornata, ma intende evitare lo scontro frontale. Per questo si muove su un doppio binario: a Budapest sceglie la sfida, altrove mostra disponibilità verso interlocutori graditi. Cosi a Gyor starà insieme ai comunisti sotto al palco da cui oggi parlerà Imre Pozgay, il capo dei radical-riformisti del partito. Paradossalmente, da un forte surcesso in piazza dell'opposizione ogsii beneficerebbero anche i Po/gay e i Nyers. quella minoranza del Psou che sembra l'unica in grado di contrattare un compromesso. Anche perche è l'unica sensibile all'europeismo dell'opposizione, in quanto si rende conto che solo attraverso un qualche sganciamento dal Patto di Varsavia, l'Ungheria può accedere ai mercati occidentali. Non escludendo provocazioni, l'opposizione metterà in campo un servizio d'ordine di mille uomini. La polizia ha dato ampie assicurazioni: schiererà solo gli addetti al traffico; non dovrebbero esserci tensioni neppure davanti alla sede della tv. che verrà occupata simbolicamente per protestare contro omissioni e censure. •£' interesse di entrambi difenderci dalle provucazioni da tutti i lati-, affermava ieri il gruppo dei promotori della manifestazione. Con parole qua.-i identiche, il giorno prima Matyas Szuros. portavoce del Parlamento, aveva invitato a prevenire le provocazioni -da ogni lato-. Di fatto, una giornata di violenze sarebbe catastrofica. Per tutti, tranne che per quella zona grigia del partito che si sente minacciata mortalmente e già grida al caos. Guido Rampoldi

Persone citate: Asburgo, Imre Pozgay, Matyas Szuros, Nyers