«Gorbaciov attento al Parlamento» di Emanuele Novazio

«Gorbaciov, attento al Parlamento» Novità, speranze e obiettivi: il direttore di Ogoniok parla del voto in Urss «Gorbaciov, attento al Parlamento» «La scelta dei candidati è stata pilotata, il Presidente rischia di trovarsi di fronte un'Assemblea artificiale» - «Se i burocrati riusciranno a indirizzare l'indignazione popolare verso gli intellettuali, le riforme non si faranno» - «Al Plenum di oggi si vedrà chi è ancora per i kolchoz e chi per le fattorie individuali» - «Forse nasceranno più partiti» dal nostro corrispondente MOSCA — Oggi si apre un plenum decisivo sulla riforma dell'agricoltura, fra dieci giorni si vota per 11 nuovo Parlamento e Vitaly Korotich, forse la vittima più Illustre della campagna elettorale e fra gli uomini più influenti della «perestrojka radicale-, ha guizzi d'ottimismo e vampate di cautela sul futuro della società sovietica. Korotich non entrerà in Parlamento ma lo «sorveglerà» dall'esterno, dalla poltrona di direttore di Ogoniok. Non lo hanno voluto candidato i giornalisti, lo avevano scelto gli abitanti di venti circoscrizioni, ma al secondo turno -è successo il patatrac: molte lettere dimostrano che era stato detto come e per chi votare, in anticipo». Un'elezione truccata? -Strana come tutte le altre, che sono state normali solo al primo turno, quando la gente poteva votare chi voleva. A quel punto si è imposto un filtro, e Gorbaciov rischia di avere un altro Parlamento artificiale. E poi, non mi è piaciuta la tendenza contro l'intellighentzia. gli urli nelle assemblee tipo "vogliamo gli operai in Parlamento"». Che cosa l'alimenta? -Una cosa soprattutto: la gente capisce che nella società c'è uno strato massiccio di parassiti, e per la burocrazia è utile spostare l'indignazione popolare verso l'intellighentzia, l'unico esercito di cui oggi dispone Gorbaciov. Se toccherà di nuovo alla burocrazia realizzarle, le riforme saranno frenate come è sempre avvenuto. Un esempio? In campagna ci sono 14 milioni di contadini, ma 4 milioni sono funzionari addetti alla gestione: saranno sem¬ pre contrari al passaggio della terra ai contadini, perché perderebbero il posto». Nella campagna elettorale lei è stato osannato e contestato. E' diventato un simbolo, lo spartiacque Ira due Russie, quasi. «Perchè la separazione fra le due Russie è in atto. Voi italiani potete capirlo, 1 sostenitori della dittatura han¬ no sempre sposato il superpatrìottlsmo, hanno sempre confuso provincialismo e superpatriottismo. Nel sistema del nostro Paese c'è qualcosa che non va; ma è molto più semplice dire che le cose non vanno per la violazione dei principi nazionali, perché ci sono troppi ebrei o troppe persone di nazionalità non russa». Perché la società sovietica si sta polarizzando? «C'è una scissione profonda su molti problemi. Al plenum di oggi, per esempio, lo scontro sarà fra chi appoggia i kolkoz e chi appoggia le fattorìe individuali. E' importante riuscire a sintetizzare queste tendenze, ma è difficile: ai tempi di Stalin abbiamo ottenuto molte cose frustar)- do il popolo, bastonandolo; invece sulla strada della democrazia non abbiamo ottenuto niente: per questo molti temono la democrazia». Questa polarizzazione non rischia di destabilizzare la società? •E' indispensabile destabilizzare la burocrazia e la società totalitaria. Se ce la faremo, la società potrà progredire pur restando poco stabile. La stabilità staliniana era terrìbile, perché si reggeva sulle baionette». La soglia resta la critica allo stalinismo. Una riflessione critica sul leninismo non si è ancora avviata. «Cerchiamo di criticare il Vaticano senza toccare San Pietro. Per noi oggi è molto importante distruggere il sistema totalitario, e i colpi a Stalin sono utili dai punto di vista tattico. Lenin è una radice, anche se c'è un elemento di idealizzazione: pur continuando a idealizzarlo stiamo cercando di farne una base contro il sistema totalitario. Dal punto di vista tattico, la lotta a Lenin e le critiche a Gorbaciov renderebbero più debole il colpo principale. Poi si vedrà». Non ha timori di ritorni all'indietro, o addirittura di «colpi»? «I "colpi" sono possibili, ma l'uomo che arrivasse al potere in questo modo avrebbe gli stessi problemi: un Paese affamato, l'economia distrutta, le strade cattive, n "colpo" taglierebbe tutti i legami fra Est e Ovest. Sarebbe una catastrofe». Ha mai ricevuto minacce dirette? «Tante. Quelle che non fanno paura davvero, di chi vuole tagliarmi la gola. E quelle più serie, le lettere dei vecchi rivoluzi jnari che chiedono al governo di fermarmi perché "distruggo ideali". E poi ci sono giornali come la Pravda, con la quale abbiamo avuto vari scontri: la Pravda è sempre stata un giornale particolare, la voce di Dio, non ha mai polemizzato con nessuno, ha sempre detto verità assolute, n suo direttore, Viktor Afanasiev, l'ho criticato spesso perché è sempre stato il capo teorico del socialismo brezneviano: e lui cerca di colpire Ogoniok con ogni mezzo». Qual era il suo programma di deputato? -La costruzione in Urss dello Stato di diritto, la legge sulla stampa, il controllo su esercito e Kgb attraverso commissioni parlamentari, chiarezza sui guadagni dei capi e sulle loro fonti di reddito, chiarezza sul tasso di inflazione, aumenti delle pensioni e degli stipendi minimi per non permettere la comparsa di nuovi poveri, statistiche ecologiche, statuto di veterano anche alle vedove dei caduti in Afghanistan». Non c'è rischio di confusione, con tanti programmi individuali? «Credo che nel nuovo Parlamento si formeranno presto dei gruppi, legati da interessi particolari. Ci saranno quelli ecologisti, per esempio, quelli nazionali ma poi comincerà il processo principale-. L'affermazione di più partiti? «Forse, ma non so bene in che cosa si trasformeranno queste idee. Perché molti personaggi, oggi, non si riconoscono in una "organizzazione". Ci pensate a Sacharov chiuso in un partito?». Emanuele Novazio

Luoghi citati: Afghanistan, Mosca, Urss