Bush rilancia i contras

Bush rilancia i contras Vuole che l'Honduras li ospiti per almeno un altro anno Bush rilancia i contras Il Presidente chiederà al Congresso massicci aiuti umanitari ai ribelli • «Se venissero disarmati e dispersi, Ortega non rispetterebbe gli impegni» - Washington esige libere elezioni per aprire negoziati DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Gli Stati Uniti hanno chiesto all'Honduras di ospitare nel suo territorio almeno per un altro anno i contras nicaraguensi. In violazione dell'accordo di pace concluso dalle nazioni centroamericane a gennaio. In un colloquio a Tegucigalpa il nuovo direttore politico del Dipartimento di Stato Robert Kimmit ha consegnato al presidente honduregno Azcona Hoyo un messaggio di Bush. Bush afferma che la presenza dei contras armati ai confini col Nicaragua è indispensabile per Indurre i sandinisti a passare dalla dittatura alla democrazia. Se i contras venissero disarmati e dispersi, come stabilito dall'accordo di pace, avverte Bush, Ortega non rispetterebbe più gli impegni assunti. I contras sono 11 mila circa, e dovrebbero essere smobilitati entro il 16 maggio. Contemporaneamente, il segretario di Stato Baker ha comunicato al Congresso a Washington che Bush intende chiedere 40-50 milioni di dollari di aiuti umanitari per 1 contras, quasi il doppio di quanto concesso loro l'anno scorso, n motivo è lo stesso: in assenza di un intervento militare Usa in Centro America, i contras sono l'unico strumento di pressione sul Nicaragua a disposizione di Washington. Baker ha ricordato l'Afghanistan: «Se non avessimo aiutato la resistenza — ha detto ai leaders del Congresso — l'Urss non se ne sarebbe andata». B segretario di Stato ha concluso che Bush non chiederà aiuti militari per i contras per non acuire la tensione nell'istmo. L'inattesa iniziativa della Casa Bianca, che era stata spiazzata dal piano di pace centroamericano, ha suscitato critiche sia a Tegucigalpa sia a Washington, il piano prevede tra le prime misure «la smobilitazione volontaria» del contras, vale a dire la fine degli aiuti statunitensi, in cambio di una certa liberalizzazione all'interno del Nicaragua. Le richieste di Bush all'Honduras e al Congresso sembrano un siluro non solo a Ortega ma anche agli capi di stato e di governo centroamericani. Klmmitt nel colloquio con Azcona e Baker in quello coi leaders del Congresso hanno smentito che Bush voglia affossare il piano di pace. Hanno adombrato invece la possibilità di un negoziato tra gli Stati Uniti e il Nicaragua. Washington, hanno aggiunto, aprirebbe ai s andini sti se consentissero libere elezioni: tra le altre misure, revocherebbe l'embargo dei commerci imposto da Reagan, e tornerebbe alle piene relazioni diplomatiche (attualmente è senza ambasciatore a Managua). Se Ortega si irrigidisse, gli Stati Uniti chiederebbero ai loro alleati di unirsi all'embargo e si opporrebbero a qualsiasi forma di assistenza intemazionale al Nicaragua. L'affossamento del piano di pace sarebbe però lo sbocco inevitabile della strategia di Bush, a meno di una mediazione sovietica presso i sandinisti. Questo è il motivo per cui Baker ha operato il «linkage», il collegamento tra il disarmo e la concessione di crediti Usa ali'Urss da un lato e la soluzione della crisi centroamericana dall'altro. Il segretario di Stato si rende conto che in caso di scontro con Bush solo Gorbaciov potrebbe impedire a Ortega di abbandonare i negoziati. Baker ne ha già parlato a Shevardnadze a Vienna, ma senza ottenere nulla: ha fatto presente che i sandinisti si sono rimangiati troppe volte la loro parola per meritare fiducia. Il capo della diplomazia statunitense tornerà alla carica direttamente con Gorbaciov a Mosca alla fine di maggio. Ennnio Caretto