Ma Bonn non vede nero di Alfredo Venturi
Ma Bonn non vede nero Il fantasma neonazista dopo l'exploit delle destre Ma Bonn non vede nero In Germania si parla di «voto di protesta» - Il capo del governo dell'Assia: «E* lo stesso fenomeno che ha portato al successo i Verdi» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Ottomila abitanti, un grosso borgo nell'ondulata campagna dell'Assia a poca distanza da Hanau. Sotto molti aspetti Woelfersheim è una normalissima cittadina della provincia tedesca. Ma c'è qualcosa che la distingue da tutte le altre: alle elezioni comunali di domenica l'Npd, il partito nazionaldemocratico, reincarnazione del defunto partito nazista, ha superato la Cdu, l'unione cristianodemocratica del cancelliere Kohl. I neonazisti ce l'hanno fatta per una manciata di voti: il 17,5 per cento all'Npd, il 17,4 alla Cdu. Lo storico sorpasso di Woelfersheim riguardava soltanto la seconda posizione: forti di una inattaccabile tradizione locale, ì socialdemocratici restano infatti largamente al comando, con una confortevole maggioranza assoluta Questo non to glie che il successo dei neonazisti in questo tranquillo angolo di Germania, il loro collocarsi di slancio al secondo posto fra le forze politiche locali, umiliando il partito di Kohl, sia in sé un fatto sensazionale. Ecco, nelle strade del borgo, sui muri e sugli alberi, i manifesti Npd che hanno raccolto tanti consensi: «La Germania ai tedeschi*, 'Sicurezza nella legge e nell'ordine: Ecco il trionfatore della giornata elettorale, Volker Sachs, un elettrotecnico di 54 anni che lavora alla centrale. E' lui il capo locale delTNpd: «Un popolo non vive senza coscienza nazionale... Io non ho nulla contro gli stranieri, ce l'ho soltanto contro l immigrazione massiccia...'. Massiccia? Ma a Woelfersheim gli stranieri sono centocinquanta, meno del due per cento. Del resto le motivazioni di voto raccolte fra gli elettori Npd sono le più varie. C'è qualche nostalgico, ma c'è soprattutto dell'altro: c'è per esempio chi ha votato Sachs perché lui si è battuto contro il progetto di una discarica nei paraggi. All'indomani del voto in Assia, e del secondo successo elettorale dell'estrema destra dopo il trionfo dei Republikaner a Berlino, le valutazioni sono sdrammatizzanti. Gli osservatori tedeschi sembrano più colpiti dalle difficoltà in cui si dibatte il parti ■ to crìstìanodemocratico di Kohl, che non dall'imprevisto risveglio del radicalismo di destra. Chi si sofferma su questo aspetto del risultato di domenica tende a escludere l'ipotesi catastrofica accreditata all'estero da certo giornalismo irresponsabile: secondo cui la Germania sarebbe alla vigilia di un nuovo Trentatré. U voto per l'Npd non è nient'altro che un'espressione di protesta. E' vero che Otto Lambsdorff, il presidente del partito liberaldemocratico, parla di una instabilità che richiama i tempi della Repubblica di Weimar. Questa instabilità consegue al fatto che l'elettorato sta cedendo a una spinta centrifuga: verso la destra radicale come verso la sinistra verde. Anche Walter Wallmann, il capo cristianodemocratico del governo regionale dell'Assia, accomuna le due tendenze come parti contrastanti di uno stesso fenomeno: ciò che implicitamente esclude un'interpretazione del voto Npd come riproposta del passato nazista E del resto lo stesso Lambsdorff parla, a proposito delTNpd, di voto come protesta A sottoscrivere interpretazioni tranquillizzanti sono soprattutto i sindacalisti. Ernst Breit, capo della confederazione Dgb, considera con molta pacatezza il suc! cesso dell'estrema destra: non è che una «reazione relativamente normale di strati di elettori» alla politica del governo federale. E in particolare alla non-politica in materia di disoccupazione: suscitatrice secondo Breit di sordi disagi che nella questione degli stranieri trovano una specie di valvola di sfogo. Anche Franz Steinkuehler, capo dei metallurgici, distingue fra i dirigenti e gli elettori delTNpd: questi ultimi, dice, non possono in blocco essere definiti estremisti. Da Strasburgo, dove è intervenuta a un simposio sul razzismo e la xenofobia, Rita Suessmuth ha invocato per l'intero continente una politica sociale che, garantendo formazione e posti di lavoro, stronchi la tendenza a trasformare la paura della disoccupazione in ostilità verso le comunità straniere. Per quanto riguarda i tedeschi, la presidente del Bundestag si dice sicura che «le nostre esperienze storiche bastano a difenderci contro queste tentazioni: Certo occorre vigilanza, aggiunge. Qui e nella vicina Austria: dove pure trionfa la destra, e dove il 20 aprile, a Braunau, qualcuno progetta di celebrare i cento anni dalla nascita di Hitler. Alfredo Venturi
Persone citate: Ernst Breit, Franz Steinkuehler, Hitler, Kohl, Rita Suessmuth, Sachs, Volker Sachs, Walter Wallmann
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