Firenze: gli Uffizi raddoppiati

Firenze: gli Uffizi raddoppiati VIAGGIO NEI MUSEI D'ITALIA, PATRIMONIO DIMENTICATO Firenze: gli Uffizi raddoppiati Se arrivano i 70 miliardi promessi, la galleria si dilaterà sull'intero Palazzo del Vasari - Non più dieci Botticelli affollati in una sala • Ai 994 dipinti esposti, si aggiungeranno molti pezzi dei 4020 cui ammonta il patrimonio ■ Per un milione di visitatori l'anno, ristorante, infermeria, sale conferenze - La direttrice: «Ci vorranno tre anni, al massimo cinque» - Intanto mancano le divise per il personale e i soldi per ripulire le pareti FIRENZE — Grandi progetti anche per gli Uffizi: se arrivano i promessi 70 miliardi la gallerìa verrà raddoppiata, dilatandosi sull'intero Palazzo del Vasari che per due terzi era occupato dall'archivio di Stato. Gli spazi espositivi sono ristretti all'ultimo piano benché questa sia la raccolta più importante di proprietà statale, una delle più importanti del mondo. Solo nel dicembre scorso l'archivio di Stato si è trasferito nella nuova sede, secondo un progetto del 1964. Gli Uffizi potranno offrire strutture e servizi degni del 'Contenitore' che è a sua volta opera d'arte, e del patrimonio custodito. I capolavori saranno esposti in modo più godibile: oggi dieci Botticelli in una sala sono un po'troppi. La convivenza con l'archivio di Stato durava dal 1852. Ha mortificato pesantemente le funzioni della galleria, ricca di un numero incredibile di opere eccezionali. 1 dipinti esposti sono 994, tutti all'ultimo piano, ma l'intero patrimonio ammonta a 4020 pezzi (compresi gli arazzi e le sculture) senza tener conto dei 150 mila appartenenti alla collezione grafica. Milleottocento opere si trovano nei depositi «che non sono cantine, come si è ripetuto erroneamente tante volte», annoia la direttrice, Anna Maria Petrioli Tofani. Altre sono disperse in ambasciate e uffici pubblici di prestigio. I visitatori in continuo aumento (850.684 paganti nel 1988,1 milione e 100 mila complessivi contro i 100 mila degli Anni 50) devono passare rapidamente da Cimabue e Giotto al primo Rinascimento toscano, al Botticelli, a Leo- nardo, a Michelangelo e Raffaello, ai Fiamminghi e al Caravaggio, sospinti nei giorni di punta da un'onda continua che provoca visibili danni. Le pareti sono annerite nei punti in cui si appoggiano migliaia di mani. Molti dipinti sono protetti da cristalli che però riflettono, disturbando la visione. Di fronte al Tondo Doni devo cercare un angolo particolare per non vedere i volti di dieci giapponesi sovrapposti alle figure e ai colori di Michelangelo. «L'illuminazione ci preoccupa più della temperatura e dell'umidità che riusciamo a controllare manualmente con apparecchi disposti nelle singole sale. Non è l'impianto ideale, però funziona. La luce è invece distribuita in modo insoddisfacente. Nelle sale dotate di lucernari arriva dall'alto e viene integrata da lampade. Nelle sale con soffitti affrescati arriva dalle finestre e da altre lampade, producendo effetti indesiderati» mi dice la signora Petrioli Tofani, il progetto Uffizi prevede anzitutto nuovi impianti di climatizzazione e di illuminazione per tutte le sale, estese su oltre 25 mila metri quadrati. «La distribuzione degli spazi è ormai definita. Al piano terra la sezione didattica, la biblioteca, le attività scientifiche, il laboratorio fotografico, la banca dati. In collaborazione col Cnr stiamo studiando il progetto del centro telematico. Potremo offrire audiovisivi come introduzione alla visita degli Uffizi». Finalmente avremo a Firenze una galleria dotata di ristorante, guardaroba, infermeria, telefoni, servizi igienici adeguati, punti di sosta e di lettura, sale per conferenze e proiezioni. «Al piano terra verranno sistemate anche le sculture che oggi si trovano all'esterno, come il Perseo di Cellini, di cui verrà fatta una copia per la Loggia dei Lanzi -. L'ultimo piano cambierà il meno possibile, riducendo però al Cinquecento le opere esposte. Il Seicento e il Settecento passeranno al piano intermedio, dove saranno creati nuovi depositi per riportare agli Uffizi le opere disperse e dove sarà accolta la collezione Contini Bonacossi. Avrà una degna sistemazione il Gabinetto Disegni e Stampe. Avverto una forte attesa per la realizzazione del progetto fondato su. quello BemporadBerti del 1964, ma con modifiche che tengono conto dei tempi e delle innovazioni tecnologiche, delle attese di maggiore vitalità nel rapporto con i visitatori, con gli studiosi di tutto il mondo e con la popolazione fiorentina. Avverto anche il timore di interferenze romane. Il soprintendente Antonio Paolucci è esplicito: "Non abbiamo bisogno di interventi straordinari, tantomeno di architetti cinoamericani che progettino piramidi di vetro, come è accaduto al Louvre. Qui si tratta di fare del restauro e della museologia, cioè il nostro mestiere, con un po' di pragmatismo ma dentro una griglia culturale tradizionale». Senza Roma L'architetto Godoli. della Soprintendenza, e appena rientrato da Washington col carico prezioso di tre dipinti del Veronese, prestati alla National Gallery: «Non vorremmo che a Roma qualcuno si facesse abbagliare da grandi firme, affidando poi l'intero lavoro a un consorzio di imprese. Qui conta l'esperienza diretta vissuta giorno per giorno». Gli Uffizi non sono la Gare d'Orsay, affidata totalmente a Gae Aulenti. Qui si deve intervenire con umiltà e mano delicata, nel rispetto assoluto dell'edificio che il Vasari disegnò per magnificare il potere di Cosimo 1 (va notato che oggi il -corridoio vasariano- è chiuso). -D progetto può essere realizzato in tre anni, al massimo in cinque», prevede la direttrice degli Uffizi. Ma avverte subito: «Come in tutti 1 musei statali resterà insoluto il problema delia gestione ordinaria. Per ripulire le pareti annerite dai visitatori ho dovuto chiedere a un'impresa di lavorare a credito. Non abbiamo autonomia neppure per la manutenzione. Non chiedo di creare agli Uffizi un laboratorio di restauro in concorrenza con l'opificio delle pietre dure, ma un laboratorio che ci consenta di riparare le comici, di intervenire su un distacco di colore». Osservo le strisce sottili applicate su tele e tavole: sono i segnali della necessità di cure costanti. Me ne parla anche il direttore della gallerìa Palatina, Palazzo Pitti, Marco Chiarini: «Non ci si può limitare all'interesse per i restauri eccezionali, vedi Adamo ed Eva alla Cappella Brancacci, trascurando la manutenzione che spesso richiede restauri modesti ma tempestivi. Siamo ancora in attesa dei fondi per completare i lavori negli appartamenti di Palazzo Pitti. Per i restauri di singole opere avremo forse 30 milioni. Non disponiamo di un laboratorio né di un nostro restauratore. D personale è insufficiente: la galleria è in parte chiusa per consentire ai custodi di godere le ferie di cui hanno diritto». I vandali Agli Uffizi il rispetto degli orari di apertura è messo in forse ogni giorno dal numero dei custodi effettivamente disponibili. In teorìa sono 150, in realtà molti sono ammalati o in ferie, altri sono distaccati dal ministero in sedi lontane. Raccolgo un 'informazione curiosa e rivelatrice: i custodi vestono abiti casuali non perché rifiutino la divisa blu ma perché mancano le divise e gli spogliatoi non consentono di cambiarsi ai pochi che ne sono dotati. Problemi analoghi sono molto sentiti nel museo di San Marco, o dell'Angelico, rappresentazione altissima di un mondo ascetico spalancato alla bellezza Un modello di conservazione nella povertà dei mezzi. Delle 47 celle dei monaci, ordinate in serie sotto un tetto dalle monumentali capriate (ogni cella un affresco del Beato Angelico e dei suoi allievi), tre sono chiuse per restauri. Vi abitò, il Savonarola. Intrp-. dazione emozionante, alla sommità della scala, l'Annuncio a Maria «I restauri del Beato Angelico furono in parte finanziati dallo Stato, ma per completarli intervenne molto discretamente il barone Von Thyssen», mi dice la dottoressa Scudieri, che dirige il museo. «Nel chiostro di Sant'Antonino stiamo restaurando le 28 lunette: con i 25 milioni che 10 Stato ci dà ogni anno i tempi diventano lunghissimi. Vorremmo più soldi ma anche più autonomia e più custodi. Nel 1988 il numero dei visitatori è salito del 35 per cento». Lo scarso personale lavora in condizioni di disagio. Una custode mi dice: «Sotto tetto si muore di freddo. Gli affreschi dell'Angelico sono stati benissimo in questo clima per cinque secoli, ma quando il termometro si avvicina allo zero un po' di tepore per noi sarebbe desiderabile». E'previsto un impianto per attutire 11 freddo invernale senza danneggiare gli affreschi. I custodi degli Uffizi insistono su un'altra esigenza, in pieno accordo con la direttrice: «n piazzale va chiuso almeno di notte, per mettere fine allo scempio dei vandali, il portico restaurato pochi mesi fa è oggi nuovamente deturpato da scritte di ogni tipo, l'ambiente estemo è indegno degli Uffizi». Le bancarelle aggravano i danni e il disordine. Ora la direttrice propone la chiusura del piazzale, con un cancello dalla parte di Palazzo Vecchio. I consensi non arriveranno facilmente, ma va posto un argine alle nuove forme di violenza che non escludono l'eredità storica, tutelata in maniera cosi debole dal potere centrale, con mezzi ridicoli e sistemi che aspettano vanamente riforme da un mondo politico poco informala sulla realtà dei Beni Culturali di cui tanto si parla. , Mario Fazio

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