Suicidi a San Patrignano di Pierangelo Sapegno

Suicidi a San Patrignano Due giovani si sono tolti la vita a 24 ore di distanza Suicidi a San Patrignano Domenica Gabriele si è gettato nel vuoto, ieri Natalia lo ha imitato - Un terzo ospite della comunità è stato fermato in tempo - Muccioli: «Non era mai successo, ma basta che uno si uccida per fare una catena: dovrò chiudermi con i ragazzi per spezzarla» - Giancarlo Moratti: «Questi sono i momenti più brutti» DAL NOSTRO INVIATO SAN PATRIGNANO (Forlì) — Gabriele s'è buttato giù dalla finestra. Anche Natalia s'è gettata nel vuoto. Un altro ragazzo l'hanno fermato in tempo, urlava e piangeva, e Muccioli lo abbracciava. Che succede a San Patrignano? Qui il fantasma della morte è dì casa, ma l'ombra del suicidio non aveva mai attraversato la comunità. Vincenzo Muccioli avanza nella sala piena di gente: «Adesso dovrò chiudermi qui dentro, per 20 giorni, senza neanche spogliarmi. Dovrò parlare con loro sempre senza mai fermarmi, controllarli tutti, calmarli. In 10 anni non era mai successo. Ma ne basta uno per fare una catena-. Un suicìdio, qui, è come un fiammifero in una polveriera. Sole caldo, colline e vigneti nella foschia. A San Patrignano finisce il congresso organizzato dal «Movimento unitario volontari per la lotta alla droga». A mezzogiorno bimbi schiamazzano con le cartelle a tracolla. Questa comunità 10 anni fa era una stalla e un pezzo di terra. Oggi è una cittadella, con scuole, fabbriche, negozi, laboratori di artigianato, campi pettinati su 200 ettari di saliscendi e vigneti che danno buon vino: 100 volontari, mille tossicodipendenti che lottano contro la droga. Un microcosmo, accanto al mondo. Tutti i giorni, almeno altri 20 giovani stanno fuori, nel piazzale, ad aspettare. E l'altra mattina uno ha preso una corda e ha cercato di impiccarsi perché non potevano prenderlo in cura. Molti vincono, altri affrontano nuove fatiche. -Il suicidio qui può essere una tentazione comune», dice il giovane medico che ha soccorso la ragazza che si è tolta la vita. E il petroliere Giancarlo Moratti, il grande sostenitore di San Patrignano, sospira: -Questi sono i giorni più brutti". Alle dieci, domenica mattina, Gabriele Di Paola, 22 an¬ ni, s'è ucciso. Gabriele gioca al calcio, è credente, tutte le domeniche va a Messa. Sta parlottando con quattro ragazzi, s( spalma una crema sul volto, questo sole abbronza già. E' un attimo: corre verso la finestra e si lancia, un volo di 7 metri e a metà invano ci ripensa, tenta di aggrapparsi a dei fili sospesi. Batte a terra, muore sul colpo. Suo fratello era morto qualche tempo fa, davanti ai suoi occhi, scivolando nel greto del Tevere. Un ricordo che lo inseguiva come una maledizione: per quello, pare, cominciò a bucarsi. Natalia Berla, 32 anni, da Milano, si dev'essere ammazzata per imitazione. Ieri mattina, non erano ancora le sette. Lei era uscita nel corridoio delle ca¬ merate assieme alle amiche per fumare una sigaretta. D'un colpo s'è buttata nel vuoto, ci sono ì vetri rotti, hanno messo le tendine alla finestrella. Un volo di qualche metro, e sotto c'è il cemento. Sono accorsi i medici della comunità. Natalia è morta poco dopo, mentre la portavano in ospedale. Gabriele era in comunità da un mese appena. Arrivò da Palermo. Laggiù lo incontrò Muccioli: "Mi scongiurò di prenderlo in Comunità, fuori non ce la faccio più mi diceva, aiutami. Sembrava tranquillo, gli piaceva fare sport-. Aveva fatto il carabiniere di leva, ma era stato cacciato. Giocava a calcio, nel San Patrignano, terza categoria. L'altro ieri, anche i suoi compagni di squadra non hanno giocato. Per lutto. Natalia, invece, era lì da un anno e mezzo. Era nata in Svizzera, ma viveva a Milano dove insegnava inglese. "Brava, serena», dicono di lei. Quando ha saputo che c'era stato un secondo suicidio, un altro ragazzo "ha dato in escandescenze, e han dovuto bloccarlo». n clima è teso. Ci sono ancora i congressisti, parlamentari ed esperti in passerella, per chiedere ai legislatori di mettere l'uso della droga fuori legge. Oggi San Patrignano, questa cittadella cresciuta fra i colli di Rimini, tornerà sola. Muccioli parlerà a lungo con i suoi ragazzi, l'incubo di altri suicidi c'è ed è forte. Ma Muccioli non ha solo storie di sconfitte da raccontare. Marcellino, ragazzino di 12 anni, tutto sghembo con gli occhi mosci, era venuto qui nell'estate di 2 anni fa. Era andato Muccioli a prenderlo di forza dalla casbah di Palermo, perché Marcellino faceva il corriere della droga, un moscerino sfruttato dalla mafia. Arrivò qui che non voleva, aveva la scìmmia addosso, la crisi d'astinenza, piangeva e tentava di scappare. Preferiva ancora le strade sudice del suo ghetto alle camere linde di questa comunità. Adesso Marcello è un ragazzo, non è più sghembo, s'è messo le spalle larghe e lavora in cucina. E altri come luì non hanno perso la battaglia. Pierangelo Sapegno

Persone citate: Giancarlo Moratti, Muccioli, Natalia Berla, Vincenzo Muccioli

Luoghi citati: Forlì, Milano, Palermo, Rimini, San Patrignano, Svizzera