Papandreu resta in sella

Papandreu resta in sella Papandreu resta in sella Ma per lo scandalo del Banco di Creta volano insulti in Parlamento NOSTRO SERVIZIO ATENE — Quando, a mezzanotte, si sono esaurite le ultime battute polemiche della maratona oratoria che ha riempito le serate di questo weekend prolungato, a chi si trovava nel Parlamento di Atene non era rimasto il minimo dubbio. Come si sapeva già fin dalla vigilia, contro la mozione di censura presentata dalla destra di Costantino Mitsotakis hanno votato, facendo quadrato ancora una volta attorno al loro leader Papandreu, i 155 del Pasok presenti in aula. Per la caduta del governo si sono espressi, invece, i 111 deputati di Nuova democrazia, coadiuvati dagli otto della destra dissidente e da alcuni indipendenti. Dei franchi tiratori ventilati e fors'anche sperati nei giorni scorsi nemmeno l'ombra, visto che l'appello era nominale. La fronda di quella mezza dozzina dì notabili, tutti ex ministri, che in questi ultimi mesi di presunti scandali di regime avevano pubblicamente suggerito le dimissioni del governo per andare alle elezioni con un volto più pulito, si è messa al passo come nelle occasioni precedenti, con l'eccezione dell'ex ministro della Giustizia Mangakis, di Andonis Tritsis e di Rula Kaklamanaki che si sono astenuti. Alla fine del¬ la votazione Papandreu ha annunciato la loro immedata espulsione dal partito. I nove deputati del pc greco, come pure i quindici rappresentanti del microcosmo dei partiti minori e degli indipendenti, si sono pure astenuti. Ciò era stato preannunciato sin dall'altro ieri nell'intervento del segretario comunista Harilaos Florakis, il quale olt:. tutto aveva avanzato il dubbio sull'utilità di un dibattito dall'esito scontato. Le tre sessioni del dibattito si sono svolte in un clima acceso, con frequenti interruzioni degli oratori, come quella di un parlamentare di destra che, ad un ministro socialista enumerante dal podio gli ospedali fatti erigere dal Pasok, chiedeva perché Papandreu si fosse recato per curarsi il cuore a Londra. Non sono mancati i vituperi: 'Ladro, vattene» il grido innalzatosi dai settori di. destra per punteggiare il dìscorso di difesa iniziato dall'ex vicepresidente Kutsojorgas, maggior indiziato dello scandalo Koskotas. Ma poi il «botta e risposta' dei veri protagonisti, quel Papandreu e quel Mitsotakis cioè che trascinano fino ad oggi la rivalità che li divìse fin dai tempi in cui, venti cinque anni fa, militavano insieme nell'unione del cen tro. Non c'è dubbio che è stato il clamore suscitato dal famigerato articolo di Time a spingere la Nuova democrazia ad avanzare la mozione di sfiducia. Per Mitsotakis e i suoi il governo dovrebbe dimettersi per aver perso ogni credito dopo l'evidente implicazione di suoi membri nel maggior caso di malversazioni venuto alla luce nel dopoguerra. Ha avuto buon gioco quindi Papandreu a ribattere con la solita tesi della cospirazione della destra greca in accordo coi 'Centri di potere occulti», che in questi ultimi giorni hanno assunto man mano sempre più una configurazione statunitense. Non già il governo di Washington, per ora, ma certamente la Cia. Ad appoggiare tale tesi ecco la deposizione di un tale John Mailis, greco-americano, dinanzi alla commissione d'inchiesta, resa pochi giorni fa. Sedicente ex agente del servizio d'informazioni americano, il Mailis avrebbe avuto come collega Kathy Koskotas, la moglie del banchiere al centro dello scandalo. I media statali hanno trasmesso per esteso le rivelazioni del testimone, ma hanno per contro evitato dì divulgare l'immediata smentita diramata dall'ambasciata americana l'altro ieri. Minas Minassian

Luoghi citati: Atene, Londra, Washington