La Francia si tinge di verde di Enrico Singer

La Francia si tinge di verde Alle Comunali, il successo degli ecologisti è la maggiore sorpresa La Francia si tinge di verde I loro voti saranno decisivi in numerosi ballottaggi, domenica prossima - Gauche e Droite alla pari Arginata la frana astensionistica (ma il ha disertato le urne) - La vittoria degli «eretici» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — I Verdi che si impongono come forza politica nazionale dopo un interminabile confino nel limbo dei movimenti d'opinione. L'astensione che stabilisce il record per un voto municipale, ma che è la più bassa rispetto agli ultimi tre appuntamenti elettorali. La vittoria netta degli «eretici», i candidati che erano stati scomunicati dagli stati maggiori dei loro partiti. Anche la quinta tappa della maratona elettorale cominciata nel maggio scorso con le presidenziali ha avuto i suoi risultati a sorpresa che hanno spezzato quella specie di profondo torpore politico in cui sembravano caduti i francesi dopo la rielezione di Mitterrand all'Eliseo. Certo, i grandi equilibri non sono stati sconvolti: gauche e droite continuano a dividersi sul filo del 50 per cento il favore degli elettori. E sul piano locale, che è poi quello proprio della consultazione, le città che hanno cambiato colore o che lo faranno probabilmente nel ballottaggio di domenica prossima, sono meno di 30 sulle 1124 di oltre novemila abitanti che dominano sullo sterminato arcipelago di 36.736 Comuni. Quella del 12 marzo è stata una 'brutta domenica per i clichés elettorali, gli unici ad essere stati tutti sconfitti', ha scritto Liberation. E, secondo Le Monde, è la conferma che 'il Paese aspira ad un rinnovamento della classe e del paesaggio politico-, un'aspirazione che 'priva gli apparati dei partiti del loro tradizionale controllo sui comportamenti elettorali". Le prove di questa 'rivoluzione sotterranea", che anche i leader politici di destra come di sinistra cominciano timidamente ad ammettere, stanno proprio nell'intreccio delle tre sorprese della domenica elettorale francese: l'avanzata degli ecologisti, la consistenza delle astensioni ed il successo dei candidati •eretici". I Verdi. Quel quattro per cento su scala nazionale che il ministero dell'Interno ha annunciato come risultato delle liste degli ecologisti nasconde una realtà ben più importante. I Verdi francesi non si sono presentati in tutti i Comuni e questo fa precipitare la loro media statisti¬ ca. Ma ovunque si sono presentati hanno ottenuto risultati senza precedenti: il 10 per cento in cinque dei 20 arrondissements di Parigi, il 12 per cento a Strasburgo e a Mulhouse, il 13,8 a Rennes, 1*8,1 a Metz, il 15 a Lorient, il 14,5 a Quimper. Voti «pescati» tanto alla gauche che alla droite e che saranno decisivi in molti dei ballottaggi di domenica prossima. Per la Francia è una vera «valanga verde». E', soprattutto, la fine di una singolare originalità perché nel Paese più nucleare d'Europa, con le sue centrali e la sua «force de frappe» militare, le idee degli ecologisti finora non avevano fatto breccia. Ma quello che i Verdi francesi non erano riusciti a fare sul tema del nucleare, lo hanno centrato adesso presentandosi come i pionieri del «militantismo urbano»: di una politica di rinnovamento delle città, di un rapporto più umano tra la società tecnologica e l'ambiente. Le astensioni. Allarmati dall'inflazione dell'astensio¬ nismo nei tre appuntamenti elettorali degli ultimi nove mesi (il 34,2 per cento nelle legislative, il 50,2 nelle cantonali e il 62,8 nel referendum sulla Nuova Caledonia), gli stati maggiori dei partiti si attendevano il peggio. E ora si rallegrano dello scampato pericolo: il «partito dell'astensione», questa volta, si è attestato al 30 per cento. Ma la soddisfazione dovrebbe essere almeno moderata da una considerazione: la passione politica ha avuto un sussulto perché in gioco c'era la scelta dei sindaci, di un potere diretto e concreto. Gli eretici. Le vittorie di Robert Vigouroux, «scomunicato» dal ps a Marsiglia, e di Robert Jarry, escluso dal pcf, a Le Mans, sono gli esempi più clamorosi di una specie di teorema che ha anche altre dimostrazioni. Jean-Pierre Soisson, ministro dell'apertura, che era stato mal digerito tanto dai militanti della gauche che da quelli «traditi» del centro, ha trionfato ad Auxerre. E, soprattutto, Michel Noir, il più rinnovatore dei giovani leoni neogollisti e il meno sottomesso ai voleri dell'apparato dell'Rpr, ha stravinto il confronto che lo opponeva a Lione a Francisque Collomb, il luogotenente del leader centrista Raymond Barre. Sono tutti segni di «strappi», più o meno marcati, nei confronti delle rispettive famiglie politiche che gli elettori hanno approvato. E gli «strappi» sono, forse, il messaggio che più prepoccupa i vertici dei partiti tradizionali, assieme al risultato dell'estrema destra di Jean-Marie Le Pen. Un risultato contraddittorio, anche questo, perché, se il Front National perde velocità su scala nazionale (è al 5 per cento), si rafforza in alcune realtà locali, mette radici in città dell'Est come del Sud dove raggiunge punte tra il 15 e il 20 per cento. Il partito di Le Pen, che aveva un solo consigliere comunale nell'83, ne avrà d'ora in poi 400. E domenica prossima sarà l'arbitro di altri ballottaggi. Enrico Singer

Persone citate: Collomb, Le Pen, Metz, Michel Noir, Mitterrand, Raymond Barre, Robert Jarry, Robert Vigouroux