Firme eccellenti contro Ceausescu

Firme eccellenti contro Ceausescu Firme eccellenti contro Ceausescu "Sappiamo di rischiare la libertà ed anche la vita, ma non possiamo tacere', poi una sfilza di gelide accuse documentate con puntiglio, senza toni polemici, ed in calce sei firme eccellenti, tutte di vecchi dirigenti del partito comunista romeno. Come quella di Constantin Parvulescu, il mitico padre del per fondato nel 1931, per anni segretario generale del Politbjuro; di Corneliu Manescu, ministro degli Esteri all'epoca dell'invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia che aveva osato dissociarsi dall'intervento; dell'ex primo ministro George Apostol, di Alexandru Birlandeanu, un tempo responsabile del dicastero dell'Economia, noto per le sue teorie "liberal'. Infine i nomi di prestigio di Silviu Brucan, ambasciatore all' Onu che diresse il giornale ufficiale "Scienteia", e di Ion Raceanu, ex membro del comitato centrale. Destinatario della «lettera aperta» il cui testo è pervenuto in Occidente Nicolae Ceausescu, il satrapo di Bucarest per la prima volta finito nel mirino dei compa¬ gni di cordata, contestato non più dall'esterno, da qualche rara coraggiosa voce della dissidenza, ma dal cuore del sistema. Non era mai successo in passato, sembrava quasi impossibile infrangere la cortina di silenzio imposta dalla Securitate, l'onnipresente polizia politica, ora però la missiva di critica al Conducator, benché ignorata dalla stampa di regime, denuncia clamorosamente il malessere del Paese balcanico rimasto immobile al palo nel fermento delle riforme che agitano l'Est europeo. Se i sei hanno deciso di uscire allo scoperto con sul capo la minaccia della prigione significa che la megalomania del dittatore ha ormai toccato il fondo, che i guasti di una gestione monocratica, sorda alle lusinghe del rinnovamento democratico, stanno diventando irreparabili. Ed è proprio sull'insieme delle decisioni "irreali' portate avanti con protervia da Ceausescu negli ultimi 15 anni che i sei firmatari hanno puntato il dito. A comin¬ ciare dalla violazione sistematica della Costituzione e dei diritti civili che è stata riconosciuta persino dall'Onu alla recente riunione di Ginevra grazie all'astensione dell'Unione Sovietica e dei suoi alleati. Le cifre? Circa ottomila villaggi da radere al suolo in Transilvania, nel Banato, nella regione dell'Oltenia per «risistemare» tre milioni di persone in nuovi insediamenti, i cosiddetti «centri agroindustriali». Dietro la falsa cortina dello sviluppo, dice la lettera, le autorità di Bucarest mirano piuttosto a distruggere le antiche etnie magiare, tedesche, ucraine, turche, greche, per livellare la popolazione in un unico humus nazionale senza lasciare spazi alle tradizioni religiose, al folklore, alla cultura tramandati da generazioni. Altra impresa "folle' le ruspe che stanno sventrando il centro della capitale, che cancellano la storia sostituita da uno scenario di assurda esaltazione del potere. Perché i casermoni faraonici da piazzare al posto dei graziosi edifici che addolci¬ vano il grigiore di Bucarest quando invece la popolazione soffre la fame, si umilia ogni giorno davanti alle vetrine vuote dei negozi, con le case al freddo durante l'inverno causa il razionamento dell'energia? E che senso ha perseguitare la minoranza ungherese, incrinando i rapporti con Budapest, isolandosi dal mondo socialista mentre Mosca predica il verbo gorbacioviano della perestrojka e della glasnost, due parole bandite in Romania che continua a sostenere la causa "perduta in partenza' del «perfezionamento» e della «correzione» del marxismo? Ultimo j'accuse l'anacronistico culto della personalità, il nefasto nepotismo esercitato dalla famiglia Ceausescu incurante delle proteste internazionali, del gelo del Cremlino («C'è poca comprensione tra noi'), ma rapida nella brutale repressione dei disordini operai scoppiati lo scorso anno a Brasov. Adesso non resta che attendere la reazione delle autorità. Piero de Garzarolli

Persone citate: Alexandru Birlandeanu, Ceausescu, Constantin, Corneliu Manescu, George Apostol, Nicolae Ceausescu, Piero De Garzarolli, Silviu Brucan

Luoghi citati: Bucarest, Budapest, Cecoslovacchia, Ginevra, Mosca, Romania, Transilvania, Unione Sovietica