I confini del diritto di A. Galante Garrone

I confini del diritto I confini del diritto Mai come in questa occasione, di fronte alla drammatica vicenda della bimba filippina a Racconigi, sentiamo il dovere di reagire, con un pacato discorso di ragione, alle ondate emotive che tendono a sovrapporsi al dettato della legge. Tutti sanno che promuovere non solo le adozioni, ma anche altre forme di affidamento dei minori, abbandonati o maltrattati, alle famiglie desiderose e disposte ad accoglierli, è un'impresa sacrosanta. Vi si applica da anni un'associazione come l'ANFAA (Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie), sorretta da volontari, veri apostoli laici. Si sa, inoltre, che a tanto non possono sopperire gli istituti di ricovero, anche quelli meglio organizzati. Sono deci¬ ne di migliaia i bimbi in tenera età che potrebbero essere accolti da amorevoli famiglie. Ma ciò non avviene che a prezzo di estenuanti attese, per le solite inerzie burocratiche e le complicate lungaggini della giustizia. Ora è chiaro che la legge non dovrebbe tollerare i circoli viziosi, gli andirivieni e i labirinti inestricabili nei quali troppo spesso finiscono per impantanarsi le pratiche di adozione e di affidamento. Ma quel che essa non può assolutamente ammettere è di essere impunemente violala o beffata. Le scorciatoie del diritto sono il peggiore dei mali: il trionfo dell'arbitrio, la confusione anarcoide. Che cosa direbbe mai il nostro vecchio Jemolo, di questa insurrezione sentimentale, declamatoria, retorica contro i «ferrei regoli» della norma giuridica, come egli li chiamava nei suoi libri, nei suoi molti articoli su questo giornale, nella sua cinquantennale corrispondenza con me? tìgli soffriva di questo noncurante calpestare il diritto: un prezioso arnese di cui è troppo pericoloso disfarsi. E' indubbio che il rigore della legge può e anzi deve sempre accompagnarsi al senso di umanità, alla preoccupazione di risparmiare qualsiasi penosa conseguenza sulla vita dei minori, specialmente di quelli in tenera età. Il mio pensiero va, nel dir questo, all'e- A. Galante Garrone (Continua a pagina 2 In sasta colonna)

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