«Vita nuova con Goethe, nostro nemico»
«Vita nuova con Goethe, nostro nemico» Parlano Franco Graziosi, Giulia Lazzarini e Gianfranco Mauri interpreti dello spettacolo «Vita nuova con Goethe, nostro nemico» MILANO — Oltre a Giorgio Strehler recitano nel Faust Frammenti Franco Graziosi, Giulia Lazzarini e Gianfranco Mauri. Che si prova a far parte di un'esperienza così singolare? Franco Graziosi — Ha il cranio completamente rasato per dare a Mefistofele «un carattere e una non età». Ha un rammarico: avrebbe voluto «ffiocarto di più» il suo personaggio, puntare -sulle sfumature. Qui, invece, devo puntare sul diaframma e via». Si chiede: -Questi strani classici, come si recitano? Bisogna mettersi siti piedistallo, e sul piedistallo è difficile giocare con la voce». Come si colloca questo spettacolo nella sua lunga storia d'attore? -Si deposita al momento giusto. Preferisco personaggi che corrispondeno di più alla sensibilità moderna, ma mi sento molto maturo per fare qualunque cosa». E le difficoltà? -Questo luo¬ go... mette a disagio. E' un teatro a scena centrale, di mattoni, pietra e pietra, soffitto altissimo. A parte l'acustica c'è il rapporto diverso con lo spettatore. Sul palcoscenico il dialogo col pubblico è più facile perché l'attore e il pubblico occupano due luoghi deputati. Qui, invece, ho pùbblico dappertutto, la mia voce va in una sola direzione, come il mio sguardo. E gli altri, come li raggiungo? Strehler dice che è un luogo santo, ma io ci sto a disagio». Giulia Lazzarini — -Che personaggio tremendo è la mia Margherita e com 'è difficile essere presente in uno spettacolo che è un frammento di spettacolo, con una parte che non ha progressione. Ma sono felice, è un bel viaggio verso il paradiso passando attraverso l'inferno». Lavorare a questo Faust è stato diverso da ogni consueta esperienza d'attore. -E' stato un nuovo modo di vivere, un giornaliero incontro con qualcosa che progrediva C'erano i ragazzi, che sono cresciuti parecchio. Già questo è positivo. Ma è un'operazione contro l'attore. Qui l'attore è una presenza anomala e lavora nelle condizioni più difficili. Tuttavia c'è il non trascurabile fascino dell'ignoto: percorri una strada e non sai dove porta. Non si può dire nulla su ciò che accadrà. Non poteva dir nulla chi ha fatto per primo Giorni felici di Beckett, non può dir nulla chi tenta un'esperienza completamente nuova. E'un modo di far teatro non da commedianti: E' un merito? Un demerito? Un atto di coraggio? Di viltà? Ci sono strade che s'imboccano perché vanno imboccate, si cammina, si vive, si lavora senza disperdersi. Poi tutto è nelle mani di chi riceve». Gianfranco Mauri — -Che tipo, il mio Wagner. Sembra Faust che guarda allo specchio il suo passato. Io l'ho pensato come un personag¬ gio comico. Per me incarna l'ottusità dell'intellettuale di fronte al nuovo. Strehler mi ha raccomandalo di farlo con partecipazione e insieme con distacco, con quello stile impossibile che sta tra Stanislavskij e Brecht. Ma come si fa a richiamare Stanislavskij quando si recita in versi?». -Ma non è questo il personaggio che più mi tormenta. Da 33 anni sono perseguitato da Brighella nell'Arlecchino servitore di due padroni Non ne posso più, ma poi, quando mi rimetto la maschera, il divertimento ricomincia, come la prima volta. No, non come la prima. La prima volta ero troppo emozionato. Era il mio primo anno di teatro, di Piccolo, di Strehler. Mi vennero a dire: vieni a fare Brighella. E dalla Brianza fui sbattuto a Edimburgo. Quella sì che erafifa». o.g. Strehler nel costume di Faust
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