Cesano: bravo Forlani di Marcello Sorgi

Cesena: bravo Forlani Intervista col leader di Mp sull'ipotesi di cambiar nome alla de Cesena: bravo Forlani «Togliendo la parola "cristiana" saremo tutti più liberi» - «Il Movimento popolare ha scelto l'impegno nella società» - «Ma se qualcuno preferisce proseguire sulla strada della politica faccia pure» ROMA — Dottor Giancarlo Cesana, lei è il presidente del Movimento popolare, il «braccio» politico di Comunione e liberazione, ed è stato fra i primi a dire che Forlani ha fatto bene a ribadire la distinzione fra ispirazione religiosa e laicità dell'impegno dei cattolici in politica, riconoscendo che l'aggettivo «cristiano» che accompagna il simbolo del suo partito può generare «confusione» e che è pronto anche a cambiare il nome della de. Perché quando queste cose le diceva De Mita o Martinazzoli voi lanciavate l'allarme per la «scristianizzazione» della de, e ora che le dice Forlani vi dite d'accordo? «Perché, se mi consente, c'è una differenza. Non mi pare che De Mita e Forlani dicano le stesse cose. De Mita sosteneva che la de doveva portare l'azione politica dei cattolici sul terreno laico, laicizzandoli. Immaginava un sistema diviso in due blocchi, uno cattolico e uno comunista, e vedeva sé stesso alla guida del primo. Naturalmente noi non eravamo d'accordo né ad essere inseriti in un blocco né ad essere laicizzati. Poi De Mita non ha mai detto che voleva cambiare il nome del suo partito. Forlani, proponendolo, disegna una de che si rapporta al suo retroterra per la qualità dei contenuti che porta avanti, non per l'etichetta cristiana che la contrassegna. Su questo siamo d'accordo». Forlani però aggiunge che la de «non fa crociate», che le battaglie «di principio» vanno combattute solo «quando è necessario», e per il resto bisogna tener conto delle «mediazioni», dei «compromessi» che la politica impone, anche sui valori fondamentali della cultura cattolica. Condivide anche questo? «Certamente, va benissimo, saremo più liberi tutti. Liberi i politici di tradurre le nostre esigenze nel modo che ritengono migliore. E liberi, noi cattolici impegnati nella società, di valutare se questa traduzione corrisponde a quel che vogliamo». Allora ia libertà che lei apprezza è quella di non riconoscersi sempre nella de? Questa sì, è un'affermazione rilevante tn-u-n Paese in cui periodicamente si riaffaccia il fantasma di un secondo partito cattolico. «Per noi il problema di un secondo partito cattolico non esiste. Ciò che ci interessa è avere uno spazio di movimento nella società e che quel che facciamo sia raccolto e rappresentato da qualcuno come contributo allo sviluppo civile. Questo "qualcuno", certo, può non essere sempre la de. Del resto, è dimostrato che la de raccoglie istanze di vario tipo e poi si trova impossibilitata a svolgerle. Prendiamo l'aborto: la de raccoglie la nostra posizione antiabortista. Però per me che sono antiabortista il punto non è essere rappresentato, ma che il partito che mi rappresenta faccia una campagna, ottenga correzioni alla legge che consente l'aborto. Se non ci rie¬ sce, io ne prendo atto. E un discorso del genere si può fare per la scuola, la droga e tutto 11 resto». Cesana, ma se si apre l'ovile del voto cattolico, il gregge dove andrà? Lei prevede spostamenti di consensi in conseguenza della nuova posizione della de? «Io dico che questi spostamenti non sono una novità: da almeno venti anni ci sono altri partiti, oltre alla de, che intercettano il voto cattolico, e se pensiamo a cosa ha rappresentato questo, per esempio nella crescita del pei negli Anni Settanta o nella scelta socialista delle Acli dello stesso perìodo, possiamo farci un'idea. Spostamenti forti in futuro non saprei prevederli. Per noi contano dei fattori decisivi, prima di tutto l'obbedienza all'autorità ecclesiastica. Insomma, se faremo delle scelte nuove, le faremo Insieme. Per ora, si tratta di riconoscere che in vari partiti ci sono delle correnti trasversali di attenzione crescente per 1 problemi che poniamo. Forlani ne ha preso atto, e ha ribadito l'impegno a un forte aggancio ai valori. Il resto si vedrà». Rimane da capire cosa faranno 1 parlamentari espressi dal vostro movimento o a voi vicini che si trovano a militare nella democrazia cristiana, a premere perché assuma «posizioni di principio», sentendosi rispondere che la de non può più «fare crociate». Secondo lei, dovranno rifugiarsi nell'obiezione di coscienza? «Ammetto che è un problema, ma aggiungo: riguarda loro. Io ho già detto che la nuova situazione del mondo cattolico rispetto alla secolarizzazione del sistema non facilita né rende più difficoltoso il lavoro di chi sceglie la politica per portare avanti i propri valori. Molto dipenderà dalla dialettica interna nella de e dalla capacità dei singoli di sostenere le proprie istanze. Quanto a noi del Movimento popolare, la scelta l'abbiamo fatta, dicendo che l'urgenza maggiore in questo momento è l'impegno nella società. Se poi qualcuno preferirà proseguire sulla strada della politica, faccia pure. Ma dovrà muoversi con le proprie gambe». Marcello Sorgi

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