Bush lotta contro le tasse

Bush lotta contro le tasse Bush lotta contro le tasse DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — All'inizio del dibattito sul bilancio al Congresso, la disoccupazione negli Usa è scesa al 5,1 per cento, il livello minimo da 15 anni a questa parte, rafforzando i timori di un surriscaldamento dell'economia e quindi di uno scoppio dell'inflazione. Wall Street ha subito reagito alla notizia, foriera a suo parere di un rialzo dei tassi d'interesse, con una brusca caduta dell'indice Dow Jones dei titoli industriali, che in apertura è sceso di 19 punti. Interpretandola allo stesso modo, il dollaro è invece salito, invertendo la tendenza registrata poco prima in Europa, e ha sfiorato i 130 yen giapponesi e superato 1' 1,86 marchi tedeschi. Al Congresso, il ministro del Bilancio Dorman ha sottolineato che senza una drastica riduzione del deficit le spinte inflazionistiche si accentueranno e la Federai Reserve restringerà il credito. Il calo della disoccupazione a febbraio è stato superiore al previsto — a gennaio essa era del 5.4 per cento — a causa del boom dei servizi più umili. Il ministero del lavoro ha precisato che nei settori più avanzati dell'industria la manodopera incomincia a scarseggiare e si avvertono forti pressioni salariali. Al tempo stesso, le due industrie pilota, quelle dell'auto e dell'edilizia, hanno denunciato i primi sintomi di un ristagno: la loro produzione è diminuita e si sono verificati alcuni licenziamenti. -Il quadro è più complessso di quanto non appaia a prima vista- ha ammonito Dorman. •Da un lato siamo minacciati dalla lievitazione dei prezzi e dei salari. Dall'altro abbiamo una flessione dei setlori termometro dell'economia. Non sarà facile evitare sia l'inflazione sia la recessione se 7ion risaneremo in fretta la finanza pubblica-. I dati di febbraio hanno così evocato lo spettro di Carter. Entrato alla Casa Bianca sulla scia della ripresa economica di Nixon e di Ford. Carter si trovò schiacciato esattamente nella stessa tenaglia. Il Congresso si chiede con allarme se Bush sarà il presidente che porrà fine al periodo di sviluppo più lungo del dopoguerra. La situazione infatti è aggravata da altri fenomeni negativi. Il deficit commerciale non si restringe più, perché si è esaurito l'effetto positivo del deprezzamento del dollaro, e perché l'America importa sempre di più. I risparmi finiscono nei consumi e non crescono — sono del 3 per cento — accentuando la dipendenza degli Stati Uniti dai finanziamenti stranieri, soprattutto giapponesi. Il Congresso vorrebbe aumentare le tasse, ma Bush per ora lo rifiuta anche nella forma di imposte indirette, per rispettare le sue promesse elettorali. Per il '90 Dorman ha pronosticato un deficit del bilancio inferiore ai 100 miliardi di dollari, ma l'ufficio competente del Congresso ne prevede uno di 131 miliardi di dollari. Se la previsione giusta è la seconda, il presidente dovrà sacrificare parte delle spese militari e di quelle sociali. Dorman e la maggioranza democratica al Congresso sembrano avviati a un tacito accordo per un aggravio fiscale nel '91, ossia nel bilancio successivo. Ma l'ex consigliere economico della Casa Bianca Martin Feldstein teme che sarà troppo tardi: a suo parere, Bush dovrebbe introdurre subito una sovrattassa sulla benzina o una misura analoga. Feldstein sostiene che l'unica via d'uscita è un periodo di ristagno che verrebbe superato in un anno o due: un ritardo oggi provocherebbe una recessione domani, che si trascinerebbe fino alle elezioni del '92. La Casa Bianca ha dichiarato che Bush dedicherà buona parte del weekend alle questioni economiche. Il suo obiettivo immediato è prevenire un rialzo del tasso di sconto da parte della Riserva Federale. e. c. Il presidente Bush in una caricatura di Levine

Persone citate: Bush, Feldstein, Levine, Martin Feldstein, Nixon

Luoghi citati: America, Europa, Stati Uniti, Usa, Washington