«Non siamo più servi di Mosca»

«Non siamo più servi di Mosca» Ungheria: il presidente del Parlamento ripudia in tv la «dottrina Breznev» «Non siamo più servi di Mosca» «Dal '48 le relazioni con l'Urss hanno cessato di essere paritarie» - Budapest crede nel superamento dei blocchi: «Al Cremlino fa più comodo una fascia di Paesi neutrali che alleati dall'economia debole e dall'incerta situazione interna» BUDAPEST — La dottrina Breznev è morta: a mandarla in soffitta è stato il presidente del Parlamento ungherese, Matyas Szueroes, a poche ore dalla sua elezione a capo dell'assemblea che sta per introdurre nella bozza della nuova Costituzione il pluripartitismo. La teoria della sovranità limitata, basata sull'assunto che un Paese toccato dal socialismo non può tornare indietro nella strada della costruzione della società senza classi (un principio utilizzato da Breznev per spiegare la repressione della Primavera di Praga), -non esiste più per guanto concerne le relazioni Unione Sovietica-Ungheria». 'All'epoca della dottrina Breznev — ha spiegato il presidente del Parlamento nel corso di una conferenza stampa trasmessa da radio e televisione — molto dipendeva dalla leadership dei parlili comunisti minori, cui spettava la scelta tra il rendersi servi ed il tentare di servire meglio gli interessi del proprio Paese-. Cosa che, a quanto pare, Szueroes rimprovera a Janos Kadar di non avere fatto. D'ora in poi, ha aggiunto il leader parlamentare, Budapest non dovrà mai più dimostrarsi servile nei confronti di una potenza straniera accettando quanto di fatto costituisce una violazione della sua indipendenza. Come invece avvenne nel 1968, quando su richiesta sovietica l'Ungheria partecipò alla repressione della Primavera di Praga. In quella circostanza, l'unico Paese dell'Est a rifiutarsi di inviare truppe a Praga fu la Romania di Nicolae Ceausescu. Già il quattro marzo Szueroes aveva affermato, nel corso d'una intervista a un quotidiano, che -le relazioni tra Urss e Ungheria non si sono sviluppate più, à partire dal 1948, sulla base della parità di diritti e dei benefici reciproci-. Una situazione ulteriormente peggiorata dalla dottrina Breznev, responsabile tra l'altro di avere aumentato la mancanza di equilibrio nell'alleanza tra i due Paesi, tutto a sfavore di quello più debole. Quando tutti i blocchi saranno divenuti un'idea del passato, ha detto il presidente del Parlamento, «il risultato dimostrerà come una superpotenza ed un piccolo Paese possano collaborare quando i loro sistemi sono diversi. (...) Naturalmente una lunga serie di Paesi neutrali non potrà mettere in pericolo l'Unione Sovietica, cui tocca rispondere a questa domanda: "Cosa mi conviene?"-. Le possibilità sono due: -Avere lungo il proprio confine, dalla Polonia alla Bulgaria, una serie di alleati le cui economie sono deboli e la situazione interna è incerta oppure Paesi neutrali e socialisti con un'economia stabile e forte-. E' difficile, in effetti, dimenticare che l'intervento dell'Armata Rossa in Ungheria nel 1956 scattò dopo che Imre Nagy aveva prospettato l'uscita del Paese dal Patto di Varsavia. (Ap-Agi)