Pentagono Bush ha già scelto di Ennio Caretto

Pentagono, Bush ha già scelto Fuori Tower, il deputato Dick Cheney designato segretario alla Difesa Pentagono, Bush ha già scelto Rappresentante del Wyoming, è stato capo di gabinetto del presidente Ford - «E' un duro» dice Dole, leader repubblicano al Senato - La Casa Bianca: «Passerà a gonfie vele» -1 primi commenti della stampa: «Un buon amministratore» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — A sole 24 ore dal «no» del Senato a John Tower, George Bush ha scelto il nuovo ministro della Difesa, l'uomo che dovrà aiutarlo a recuperare, in patria e all'estero, il prestigio e la credibilità perduti nella sfibrante battaglia dei giorni scorsi con un Congresso particolarmente ostile. Il Presidente ha nominato capo del Pentagono il deputato repubblicano Dick Cheney dello Wyoming, suo vecchio amico ed ex capo gabinetto di Ford. Lo porterà con sé a Camp David, nel Maryland, per un week-end di riposo e riflessione. Secondo indiscrezioni della Casa Bianca, Dick Cheney — uomo con una solida fama di «honest broker», mediatore al di sopra delle parti — è stato anteposto a una trojka di politici eccellenti: l'ex deputato dell'Alabama Jack Edwards, l'ex ambasciatore alla Nato ed ex ministro della Difesa Donald Rumsfeld, e il consigliere per la Sicurezza Nazionale Brent Scowcroft, che però si sarebbe rifiutato di abbandonare il ruolo di ••testa d'uovo». L'annuncio della nuova nomina era atteso solo lunedì. Bush lo ha anticipato per evitare un week-end di confusione e di rancori. A tarda ora. il Presidente è apparso di persona nella sala stampa della Casa Bianca per annunciare la nomina, "la migliore possibile — ha detto —, destinata a passare al Senato a gonfie vele-. Umiliato dal primo «no» del Congresso a un ministro in quasi trent'anni. il presidente non poteva permettersi un nuovo errore: doveva sottoporre alla prova del vo¬ to un leader al di sopra di ogni sospetto, «un uomo probo e un buon amministratore- ha ammonito il Washington Post, capace di riscuotere l'unanimità. Dick Cheney è sembrato rispondere a ogni aspettativa: relativamente giovane — ha 48 anni —, con una buona preparazione economica, soprattutto in materia di bilanci, versato in questioni militari (tra cui il disarmo), dovrebbe garantire non solo una corretta gestione del Pentagono, ma anche una guida capace nei rapporti Est-Ovest, nonché nella riduzione e nell'ammodernamento degli armamenti. «E' un duro» ha significativamente commentato il capogruppo repubblicano al Senato. Dopo il lacerante e a tratti boccacesco dibattito su Tower, il Presidente ha bisogno non solo di un capo del Pentagono ma anche di un ponte per comunicare con il Congresso. Il rancore che separa l'Amministrazione repubblicana dalla maggioranza parlamentare democratica è emerso con chiarezza ieri sera, quando, in un discorso, il vice-presidente Quayle — altra scelta infelice di Bush — l'ha accusata di maccartismo, ossia di caccia alle streghe, definendone la condotta indegna delle istituzioni dello Stato-, A loro volta a disagio per una vicenda che ha messo a nudo la parte peggiore del loro partito, anziché reagire i democratici hanno porto il ramo d'ulivo alla Casa Bianca: il leader del Senato, Mitchell, e il capo della Com¬ missione Forze Armate, Nunn, hanno telefonato a Bush per assicurargli, nei limiti del possibile, la loro futura collaborazione. Bush e Cheney hanno esordito bene nella conferenza stampa. Il Presidente ha dichiarato di contare sul ritorno della «bipartisanship», cioè del bipartitismo, nella politica estera e militare americana. Cheney ha fugato i dubbi sulla propria salute — due anni fa ha subito un bypass cardiaco — dicendo di praticare sci e tennis, e, a riprova della propria competenza, ha ricordato di essere membro della Commissione Servizi segreti della Camera. «Il candidato — ha spiegato Bush — ha avuto il primo colloquio con me venerdì, subito dopo la sconfitta di Tower, e l'Fbi ha già condotto un'inchiesta su di lui, con risultati ottimi». «Abbiamo commesso tutti degli sbagli nella vicenda Tower- ha concluso Bush, rifiutandosi di commentare le clamorose accuse di Quayle all'opposizione. «Mi dispiace che tante persone ne abbiano sofferto. Ma è acqua passata. Guardiamo avanti nell'interesse del Paese: il vuoto del Pentagono va riempito con urgenza-. H problema di Bush, ha osservato il Washington Post, non è però solo un problema di relazioni con il Congresso ma. innanzitutto, di visioni e decisioni. Nella storia americana, i presidenti che hanno fatto meglio sono sempre stati quelli che hanno esordito con mlmineità, come Roosevelt, Kennedy e lo stesso Reagan, che diedero il tono del loro mandato fin dal primo mese. Bush è a metà della «luna di miele» ma il suo ministro della Difesa, da cui dipende la sicurezza dell'Occidente, non è ancora in carica; la sua politica estera è in via di elaborazione, e non sarà pronta che in estate; la sua politica economica è imprecisa e inefficace. Non a caso, l'ex consigliere di Carter, Stuart Eizenstat, ha sostenuto di trovare «analogie sorprendenti- tra il suo presidente e quello attuale. E Carter, come noto, è rimasto negli annali Usa come uno dei leader più «indecisionisti». Ennio Caretto

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