«Pinter, un testo lontano da noi» di Osvaldo Guerrieri

«Pinter, un testo lontano da noi» Parlano Bonacelli, Paola Bacci e Giampiero Bianchi in scena a Trieste con «Tradimenti» «Pinter, un testo lontano da noi» TRIESTE — Se uno chiede a Paolo Bonacelli «le piace Pinter?» si sente rispondere: -Macché, ■preferisco ì classici-. E se rivolge la stessa domanda a Paola Bacci, ottiene all'incirca: «Si, certo, ma il mio cuore è altrove'. Non c'è male per due attori che da ieri sera interpretano Tradimenti, celebre commedia che ha avuto anche una sua fortunata trasposizione cinematografica e che il Teatro Stabile di Trieste ha scelto come sua seconda produzione con la regia di Furio Bordon. E poiché la commedia mette in scena un trio di personaggi, proviamo a domandare anche a Giampiero Bianchi quale sia la sua opinione. Risultato: «Mi sono perso nell'effimero. Le parole sono cosi quotidiane che non offrono alcun appoggio, lo, consideralo un 'brillante', sono costretto a lavorare sulle sfumature. Ero abituato a calcare, qui ogni concretezza è effimera". Che succede? Forse per la prima volta gli interpreti di uno spettacolo dichiarano una scarsa affezione all'impresa in cui sono impegnati. E, forse per la prima volta, mettono in dubbio persino la plausibilità di un autore comunemente ritenuto grande. Questa commedia, poi, si sostiene su un ordito di sentimenti e di conflitti che incatena il pubblico. E' la rappresentazione di un triangolo amoroso. C'è Robert, marito di Emma, e c'è Jerry, amante di Emma. Robert è Bonacelli, Emma è la Bacci, Jerry è Bianchi. Pinter ci racconta questa storia a tre partendo dalla fine. Non è una trovata. Già nel Settecento Ludwig Tieck scriveva una commedia con il finale all'inizio e il prologo alla fine. Ma Pinter ci racconta molte cose in più del «fatto», i vuoti di memoria, le assenze, i tradimenti, i lapsus, facendo levitare la reale solitudine di questi personaggi. Si può allora capire perché Bonacelli, al suo primo incontro con Pinter, dichiari con qualche brutalità •preferisco i classici». E aggiunge: «Afa l'esperienza è positiva. Ho voluto vedere com'è questo linguaggio e ho scoperto meccanismi drammaturgici interessanti. Qui tutto è ridotto all'osso. Per uno come me che ha fatto Molière è un osso senza molta carne intorno. Ma questa povertà è importante, costringe l'attore a darsi da fare per cercar di cavare tutto il succo che può». Spiega che, con tutti e tre i personaggi in scena, si alimenta nel pubblico un certo •voyeurismo strindberghiano»; si sofferma sulla sua freddezza ragionativa del testo. Poi osserva: •Che strano. Sono battute che sembrano fare a meno dell'attore, nel senso che ogni battuta non richiede una particolare interpretazione». Lo spettacolo farà una breve tournée italiana. For¬ se sarà ripreso l'anno prossimo. Quindi lascerà larghi margini di tempo agli interpreti. Che farà Bonacelli? •Cinema — risponde —. Sono stato Bernardone nel Francesco della Cavani. Ora esce La moglie ingenua e il marito malato di Monicelli, tratto da Campanile. Presto farò quaranta puntate del serial tv Italiani che De Sisti girerà per la Fininvest. E' una cavalcata politico-sociologica dal dopoguerra agli Anni 70. Comincio ai primi di maggio. Io faccio la parte di un commendatore, uno che si arricchisce con gli elettrodomestici e poi viene superato dai tempi». E Paola Bacci? Anche lei è al suo primo Pinter, ma, nel suo caso, c'è una sorta di predestinazione, poiché fu la doppiatrice di Patricia Hodge, la protagonista del film. Tuttavia, dice, -il personaggio è lontano da me, io non riuscirei a vivere sette anni di finzioni e di tradi¬ menti. Però quando un personaggio non è simile a me lo affronto con maggiore interesse. Devo dire che l'impatto con questa commedia è stato più difficile di quanto credessi, bisogna far sentire anche l'inespresso». Annuncia che tornerà a Ronconi, di cui si sente «uedova». -Mi ha appena telefonato la Guarnieri, mi ha detto che la società sul progetto Ibsen si farà». Il progetto era stato bocciato dal ministero dello Spettacolo perché, si diceva, era incompatibile con la nomina di Ronconi a direttore dello Stabile di Torino. •Ma hanno capito che era un equivoco, perciò faremo a Gubbio questo esperimento bellissimo. Mi dicono che sono fanatica. Invece no. La lotta per il primo nome in locandina non m'interessa più. M'interessa il divertimento e con Ronconi, non ci crederà nessuno, è un divertimento continuo». Osvaldo Guerrieri

Luoghi citati: Gubbio, Torino, Trieste