Ute Lemper nella Rivoluzione di Fulvia Caprara

Ute Lemper nella Rivoluzione Parla l'attrice tedesca, ospite per tre settimane di «Europa Europa» Ute Lemper nella Rivoluzione Sta per intepretare il ruolo di Maria Antonietta in un film con la regia di Granier Deferre - Un disco con le canzoni di Weill - Dice di sé: «Sono una donna emotiva e non amo i compromessi» - Partecipano alla puntata di domani sera anche Cliff Richard, gli Europe, Carolina di Monaco (in collegamento) e André de la Roche ROMA — Senza le luci del palcoscenico, l'occhio di bue e i fari multicolori, Ute Lemper è una ragazza alta e ossuta, con gambe lunghe e nervose, mani sottili, piccoli lineamenti vivaci e capelli biondi ondulati. E' difficile ritrovare nei suoi modi fieri, nei suoi sorrisi pieni di curiosità, nelle ombre e nelle secche certezze delle sue risposte, il fascino morbido delle dive cui è stata paragonata. Dal vivo, a tu per tu, la Lemper non ricorda Marlene Dietrich, né Greta Garbo, né la musa ispiratrice di Kurt Weill, Lotte Lenya. Per non parlare di Liza Minnelli. Sembra invece, Ute Lemper, un'invincibile ragazza Anni 80, determinata e decisa, tedesca (anche se non le piace troppo ripeterlo), inquieta quanto basta per trasformarsi nel momento in cui tira fuori la voce. E allora canta, balla, rapisce. •Sono sicuramente una donna emotiva, non mi piacciono i compromessi e quando salgo sul palcoscenico dimentico completamente me stessa: se canto le canzoni di Kurt Weill penso soprattutto al significato delle parole che pronuncio e so di essere profondamente coinvolta. Come quando siedo da sola davanti al pianoforte e lavoro: allora sento di dare tutto il meglio, perché la musica è la mia mi¬ gliore amica, il contenitore di tante, diverse emozioni'. A Roma per partecipare a tre puntate dello show del sabato sera di Raiuno -Europa Europa» (altri ospiti saranno Cliff Richard, gli Europe e Caroline di Monaco in collegamento, André de la Roche), Ute Lemper, di cui in Italia esce adesso l'ultimo disco edito dalla Decca e dedicato a Kurt Weill, ha in programma una tournée americana, l'inizio delle riprese del suo primo film, un probabile debutto sulle scene italiane, forse in autunno, al Sistina e a Milano, magari al Piccolo. «Datemi tempo — si difende l'eroina del "Cabaret" parigino di Savary — ho venticinque anni e solo nell'87 ho deciso di abbandonare il musical e la compagnia teatrale di cui facevo parte, per dedicarmi alla carriera di solista. In questo periodo ho già inciso un disco per la CBS, ho preparato il mio show, ho inciso Weill e sto pensando di registrare presto un album con musiche di compositori contemporanei». Che cosa proporrà domani sera al pubblico dei telespettatori italiani? «Cose semplici, adatte alla grande platea della tv: generalmente non partecipo a programmi televisivi perché lo considero riduttivo, ma stavolta, per "Europa Europa", ho fatto un'eccezione. Certo non canterò brani come Rosa Luxemburg, preferisco proporre un pezzo da Cabaret, una canzone di Cole Porter e poi ballare, mostrando le gambe e muovendomi tanto». Vivace, effervescente, ma anche pensosa e profonda sui temi che più l'affascinano: -Certo Lotte Lenya è il mio grande mito, ma non un idolo cui desidero assomigliare. Faccio parte di una generazione diversa e non riesco a spiegare facilmente i motivi per cui mi sento tanto attratta di Weill: credo che nella sua opera ci sia un forte romanticismo, niente che vedere con la musica di oggi, ma nello stesso tempo una grande tensione verso tematiche attuali e per me molto coinvolgenti». Con passione Ute Lemper parla del «terribile, assurdo» revival nazista verificatosi nel suo e in altri Paesi, confessa momenti di vergogna nei confronti del passato tedesco, dice che forse i giovani non dovrebbero solo dimenticare, ma anzi sarebbe giusto che qualche volta si sentissero colpevoli per quello che è successo all'epoca dei loro padri. Lei comunque si sente poco tedesca, se non fosse per il legame linguistico che le permette di interpre¬ tare in profondità certi passaggi dei testi di Weill, la Lemper si giudica in tutto e per tutto -artista cosmopolita». E infatti, passando dal palcoscenico al primo set cinematografico (ne è previsto anche un secondò, forse in autunno, regista Schlòndorff, con la storia di una cantante costretta ad emigrare dalla Germania nazista), Ute Lemper dovrà rinunciare al fascino torbido da angelo azzurro, alla vitalità scintillante della diva di •Cabaret». Spoglia, immersa nei pensieri della vigilia di morte, sarà, sotto la guida del regista francese Granier Deferre, a partire dai primi giorni di maggio, la Maria Antonietta dei giorni precedenti l'esecuzione. «Niente Versailles, corti sfarzose e gran dame — avverte l'attrice — ma una donna sola davanti ad uno specchio, con i pensieri di una persona che sta per morire. Non una regina che medita sui destini della Francia, ma una madre che si interroga sull'avvenire dei propri figli e sul significato della sua vita. Non ho intenzione di leggere troppi libri per costruire questo personaggio, anche sul set porterò il mio modo di lavorare, istintivo, diretto». Fulvia Caprara «Lotte Lenya è un mito, ma non le voglio assomigliare» dice Ute

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