E quella ruota si ispira al concetto del pattino

E quella ruota si ispira al concetto del pattino Novità spettacolare ma funzionerà davvero? E quella ruota si ispira al concetto del pattino Ideata dal carrozziere Sbarro - Abolito il tradizionale mozzo GINEVRA — n nuUa è il agonista dell'estemporanea ruota di Franco Sbarro presentata al Salone di Ginevra, una ruota senza mozzo e senza razze, un qualcosa che rotola sull'asfalto sorretto da un braccio quasi invisibile lasciandosi trapassare dallo sguardo e dalla fantasia. Un profumo di insolito che rimette in discussione estremità gommate perfezionate eppure ripetitive, «scarpe» di gran parte della nostra vita. Nel pensiero di Sbarro, svizzero di adozione ma italiano di Presicce (Lecce), è tempo di proporre una ruota diversa, dalle sembianze magiche. Normalmente, sul mozzo arrivano le sollecitazioni della meccanica che da questo devono essere trasmesse, tramite i raggi, al pneumatico, il quale ripartisce sulla scocca gli sforzi che gli derivano dalla strada. Un «pattino» sarebbe la soluzione ideale, ma, per ovvi motivi, nella trazione stradale questo deve assumere forza circolare. Ed ecco l'idea di Sbarro: immaginiamo di dilatare il mozzo fino a portarlo a ridosso del pneumatico mediante un cuscinetto a sfere di grande diametro. Così facendo, si svuota la zona interna e, trasferendo alla periferia i significati del mozzo, si rende superfluo ogni tipo di razza o sovrastruttura. Ci si può allora collegare al terreno con un braccio di leva semplicissimo e con minori masse sospese, agevolando la geometria delle sospensioni e di un freno che utilizza il carrozziere svizzero si avvalecome disco utile una circonferenza pari alla dimensione del cerchio, un semplice anello periferico che sovradimensiona le caratteristiche di frenatura. Nessuno, del resto, si sognerebbe di frenare una bicicletta da corsa sul mozzo. Il moto viene trasmesso da una catena tangenziale che si avvicina al pneumatico. Una ruota siffatta dovrebbe in teoria rispondere al meglio agli sforzi assiali e radiali, alle coppie imposte dalla frenatura e dall'accelerazione. Tuttavia, se tutto pare filare sull'incredibile motocicletta, qualche perplessità nasce nel vedere la «dream car» esposta che deve affidarsi a questa trasmissione a catena. Altrimenti occorrerebbe, come sulla Formula 1 ipotizzata dal carrozziere, un giunto cardanico con il parziale ritorno del mozzo e con perdita degli effetti estetici. Già, le più interessanti paiono proprio le potenzialità offerte al designer che si trova a lavorare in un «buco», uno spazio vuoto da riempire con la matita a proprio piacimento senza vincoli di ordine meccanico. Evidentemente, un sistema del genere non può essere in tempi brevi competitivo sulle vetture di grande diffusione, per ragioni di costo e perché non è possibile raggiungere al volo l'evoluzione della ruota classica. Come spesso accade, la novità è permeata da una certa diffidenza, non tale tuttavia da sminuire i 45 -contatti importanti» rilevati da Sbarro nell'atmosfera salonistica. Lo stesso Sbarro è conscio di questa che chiama «allergia» alla novità ed invita alla riflessione. Godiamone allora rinnovazione scenica e meditiamo sulla validità meccanica. Roberto Piatti Nel dream-car di Franco Sbarro spiccano le ruote senza mozzo: l carrozziere svizzero si avvale di un originale tipo di struttura

Persone citate: Franco Sbarro, Roberto Piatti, Sbarro

Luoghi citati: Ginevra, Lecce