«Il vescovo conta più del teologo»
«Il vescovo conta più del teologo» * Ratzinger ai presuli Usa: la verità non si baratta con la pace in diocesi «Il vescovo conta più del teologo» CITTA' DEL VATICANO — Parla il card. Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e subito il "Summit» fra Chiesa americana e Chiesa di Roma diventa più teso. Severa la requisitoria del cardinale tedesco: è -spinosa' la questione del rapporto fra vescovi e teologi. I teologi — dice il card. Ratzinger — -portano nella pubblica arena il loro concerto mollo spesso dissonante a tal punto che le loro voci soffocano quelle dei vescovi che predicano*. E in gran parte del mondo -i teologi hanno preso il posto dei vescovi come maestri, ingenerando una crescente insicurezza e disorientamento'. II prefetto della Fede prosegue nel suo atto d'accusa: c'è chi mira a "limitare il vescovo al ruolo di amministratore spirituale', il cui compito sarebbe quello di -evitare le polarizzazioni, facendo il moderatore nel pluralismo delle diverse opinio¬ ni*. Ma anche i vescovi hanno delle responsabilità: essi -si sono ampiamente adattati a questo modello regolalivo, difendendo poco la loro autorità magisleriale di fronte ai teologi'. Il card. Ratzinger ha concluso la sua relazione ai 36 arcivescovi e porporati statunitensi e ai suoi colleghi di Curia con richiamo molto forte: "Il vescovo deve essere un martire nel senso profondo del termine. Se non vuole, è difficile che possa assolvere il suo compito-. I vescovi Usa nei loro interventi hanno difeso il principio del dialogo, sia con i fedeli sia con i teologi, così radicato nella mentalità americana. -Tenere il dialogo aperto può essere visto come un segno di debolezza, ma non è cosi. E' rischioso, ma spesso conduce a una soluzione soddisfacente sia nei rapporti con i teologi sia nei rapporti con i fedeli-. Hanno spiegato che questo principio non viene applicato quando sono in gioco le verità di fede fondamentali. Ma hanno anche chiesto, a al card. Ratzinger e alla Santa Sede in generale, di essere più chiari e più precisi. ■C'è bisogno di una maggiore precisione teologica-, hanno affermato i vescovi Usa, per stabilire una gerarchia di valore sui pronunciamenti del magistero della Chiesa. In concreto: dire che cosa è una verità di fede che come tale -obbliga» al rispetto, e che cosa invece può essere oggetto di discussione, di ricerca, e, appunto, di dialogo. "Il problema della pace nella diocesi non è un valore assoluto — ha risposto il card. Ratzinger — perché la pace a costo della verità non è un bene, è un rischio. Bisogna avere il coraggio di essere impopolari. Non rischiate la verità per la pace-. Ma ha anche ammesso alla fine di aver capito che il principio del -compromise-, del dialo¬ go di cui hanno parlato i presuli di oltreoceano, "non è un fine, ma uno strumento-. -Una discussione molto amichevole-: così sono state definite sia da parte vaticana sia da parte statunitense queste due prime giornate di incontri. Più pessimistico il quadro presentato dalle relazioni degli specialisti di Curia, che vertevano sulla situazione dei sacerdoti e dei religiosi negli Stati Uniti. Impregnato di ottimismo invece l'approccio dei vescovi americani, anche se per ora hanno presentato i loro rapporti i presuli della linea «dura»: O'Connor, Hickey e Law. Le relazioni, contrariamente all'uso americano, non sono state consegnate ai giornalisti, che hanno avuto a disposizione un breve sunto di ciascuna. E questa forse è una piccola sconfitta dei vescovi Usa, che hanno dovuto assoggettarsi alla timidezza curiale nei rapporti con i mass media. m. tos.
Persone citate: Curia, Hickey, O'connor, Ratzinger
Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Stati Uniti, Usa
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