Anche i sovietici alla marcia anti-camalli

Anche i sovietici alla marcia anti-camalli La protesta a Genova dei «colletti bianchi» contro il «lungo e assurdo sciopero» della Compagnia dei portuali che rifiuta il decreto Prandini Anche i sovietici alla marcia anti-camalli Gli agenti marittimi russi in corteo con i dipendenti dell'utenza privata, i più grossi nomi dell'industria, liberi professionisti e commercianti - Almeno \ 8000 persone hanno ribadito che «il porto è di tutti» - «Non vogliamo Io scontro tra lavoratori, ma siamo contro chi rifiuta persino di trattare» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GENOVA — Hanno sfilato, nella «marcia» per difendere il porto dallo sfascio e per rilanciare l'economia della città, anche i dirigenti delle agenzie marittime sovietiche: forse, tra tutti, questo è lo spunto di cronaca più curioso (ma anche emblematico) della manifestazione dei «colletti bianchi» e degli imprenditori e professionisti genovesi, che hanno sfilato in almeno ottomila contro -l'assurdo sciopero- dei duemila portuali della Compagnia Unica, che rifiutano i decreti del ministro della Marina mercantile Prandini. La «marcia» progettata dai lavoratori delle aziende private che operano nel porto (agenti marittimi, spedizionieri, società armatoriali, d'import-export, autotrasportatori), cui si sono unite le associazioni di categoria di industriali. commercianti, artigiani (anche quelle legate al pei) oltre che. spontaneamente, avvocati, commercialisti, agenti di borsa, professionisti d'ogni genere, ha avuto un succeso al di là d'ogni attesa. Si prevedevano in piazza tremila persone. Invece, da piazza Caricamento al centrale Cinema Verdi, una folla iniziale di circa cinquemila persone, con striscioni, cartelli, scandendo slogan tutto sommato pacati, s'è via via ingrossata, perché, colti dall'entusiasmo, si sono aggiunti passanti e molti esercenti che hanno abbassato, per un'ora, le saracinesche. C'erano persino titolari di ristoranti e di alberghi. Molti imprenditori, nomi noti nel Gotha della finanza e dell'industria, erano accompagnati dalle mogli. E' stata, per una mattina diversa dalle altre, la saga dell'-altra città», non tanto quella della vecchia e qualunquistica «maggioranza silenziosa» e neppure quella astiosa e revanscista, desiderosa di chiudere il conto con i decenni di scioperi e di agitazioni dei portuali. Si sono visti signori con feltri inglesi, cappotti di cammello, distintivo del Rotary e signore con la pelliccia o il capo firmato. Gii impiegati dell'indotto e dell'utenza hanno compensato gli aspetti inusitati del corteo. Impressionante è stata la colonna dei Tir e degli autocarri che. per oltre un chilometro e mezzo, dalla Stazione Brignole sino alla prefettura, hanno suonato a distesa le sirene. Nessun incidente — il centro di Genova era presidiato da oltre mille tra poliziotti, carabinieri, vigili urbani — ha tubato la giornata. Gli esponenti del pentapartito erano quasi tutti presenti, anche se ufficiosamente. La segreteria regionale della Cisl ha poi precisato di non aver concesso mai la propria adesione. Tutto s'è svolto sobriamente. Rapidi i discorsi al «Verdi», diffusi per strada dagli altoparlanti (la sala accoglie 900 persone). Hanno parlato Adriano Calvini, presidente dell'utenza, particolarmente cauto nei toni (-11 porto non è dei portuali, è di tutti»), poi ha portato U suo saluto il presidente dell'utenza di Livorno, Luciano Canepa. Tra applausi scroscianti, ha parlato la giovane impiegata Maria Luisa Luc¬ chetti, che ha trascinato il comitato promotore della manifestazione: -Questo per noi è un giorno triste. Il nostro porto e in agonia. Noi siamo apolitici e apartitici. Né vogliaino lo scontro tra lavoratori di diverse categorie. Vogliamo solo protestare contro chi rifiuta anche il tavolo della trattativa-. Al termine della manifestazione una delegazione è stata rice¬ vuta dal prefetto. Poi sono stati stilati i primi comunicati. Quello della FiltCgil di Genova addirittura parla di -fallimento- e di presenze di -poche centinaia di lavoratori cui è stata concessa dai padroni la vacanza pagata-: era chiara la delusione per il successo della protesta. Molto più prudente, addirittura gorbacioviano, il segretario provinciale del pei Graziano Mazzarello che nel pomeriggio, al congresso del partito, ha dichiarato: -Alla manifestazione ho collo due a7iime: quella che voleva lo scontro, ma anche quella di lavoratori che vogliono far crescere e rinascere la città-. E' stato applaudito dai delegati. Contestualmente la Lega delle Cooperative (da sempre in netto contrasto con la Compagnia) proponeva una soluzione mediata, accettando parte dei decreti Prandini: Culmv impresa, privatizzazioni e lavoro garantito. Il psi nazionale ribadiva, in serata, la posizione del governo ed esprimeva la volontà di chiudere la controversia nei prossimi giorni, seguendo le vie del ministro. Se ne parlerà certamente a Genova domani perché sarà presente, a un convegno sulle Partecipazioni Statali, il vicepresidente del Consiglio De Michelis che ha collaborato con Prandini alla riforma e ha insistito per la «linea dura» di fronte agli scioperi dei portuali. Per la Compagnia, chiusa negli uffici di San Benigno, sotto la Lanterna, è stata la giornata del silenzio e dell'amarezza. Ancora una volta sono partite salve di -no» a ogni trattativa, in un clima sempre più teso ed esplosivo. Ne ha fatto le spese una pattuglia di giornalisti non genovesi (tra cui un invialo de l'Unita) che hanno sfiorato una piccola zuffa con i portuali. Ora. l'episodio della -marcia» è chiuso. L'ha suggellato con una battuta l'ex presidente doll'Assoindustria di Genova, aw. Fianco Manritti. 78 anni, prestigioso protagonista dell'economia genovese dal dopoguerra: -Il corteo è ben riuscito e non ci sono stati incidenti. Ma sono iniziative imlide una volta sola. Debbono portare all'unita e non alle divisioni. Genova è una citta responsabile, è una citta democratica c l'ha dimostrato. Ora deve tornare a essere una città produttiva-. Paolo Lingua li fQR?0£'W WW tmmt Genova. Un momento della manifestazione degli utenti del porto per le strade della città

Persone citate: Adriano Calvini, De Michelis, Graziano Mazzarello, Luciano Canepa, Maria Luisa Luc, Paolo Lingua, Prandini

Luoghi citati: Genova, Livorno