Sui delegati il fantasma di Craxi di Augusto Minzolini

Sui delegati il fantasma di Craxi Sui delegati il fantasma di Craxi DAL NOSTRO INVIATO RIMINI — 'Silenzio, silenzio!». Luigi Preti strilla dalla tribuna, mentre iniziano a montare i fischi della platea contro la delegazione socialista. 'Sono qui perché apprezzano la politica socialdemocratica», è la bugia che il vecchio, sperimentato politico escogita per sedare gli animi. Una bugia bella e buona, che però serve all'intento. I delegati si calmano e gli esponenti socialisti tirano un sospiro di sollievo. •Ci è andata bene», bisbiglia Angelo Tiraboschi, deputato socialista, al compagno di partito Carmelo Conte. E anche Ugo intini, capo della delegazione, si distende sulla sedia. Malgrado i tentativi e gli sforzi di Cariglia e dei dirìgenti del psdi, il congresso di Rimini rischia di diventare comunque un happening anti-socialista. E' inevitabile. Tutto il congresso è all'insegna del patriottismo di partito, della voglia rabbiosa di sopravvivere. La sedia vuota di Giuseppe Saragat, il gigantesco sole nascente alle spalle della presidenza, gli 'appelli a combattere» di Preti sono i legami con quel ricordo del passato su cui i superstiti del psdi puntano la loro scommessa per continuare ad esistere. Uno schema che non può non confliggere con i disegni del partito fratello. E i socialisti lo sanno. 'L'inizio di questo congresso — dice spietato Ugo Intini — è un grosso passo indietro nel processo di unificazione. Forse, irreparabile. Cariglia vuole recuperare i voti moderati^ma il suo è puro velleitarismo». Una reazione già scritta, quasi una difesa in quell'atmosfera ostile. Là a Rimini, infatti, c'è tutto quello che Craxi non vuole. C'è La Malfa che vuole andare avanti nella federazione laica, che vuole Marco Pannella nell'accordo con i liberali. Ci sono tanti radicali animati da uno spirito di rivalsa verso il partito del garofano: tre sono addirittura sul palco della presidenza del congresso (Negri, Rutelli, Strik Lievers). E c'è Pannella che guida la delegazione e dichiara: 'Dallo scandalo Lockheed in poi, il psdi è stato il pisciatoio su cui orinavano tutti. Ora finalmente è un'altra cosa». Insomma, tutto quello che Craxi teme ieri era a Rimini. E gli stessi dirigenti socialdemocratici non riescono a nascondere la freddezza verso il psi. Anche Cariglia si trattiene a malapena. Baldanzoso, per vivere la gloria di queste giornate riminesi ha dimenticato del tutto che il suo futuro e quello del suo partito è appeso all'esito delle elezioni europee. Non si trattiene più. Ironizza con i suoi su Occhetto che si è fatto prendere in giro da Craxi per l'incontro di Bruxelles («C'è cascato in pieno»). Né gli perdona di non essere a Rimini: 'Chissà, forse Occhetto non avrà voluto dare un dispiacere al segretario del psi». A Craxi, Cariglia invece rimprovera l'incoerenza. L'altro ieri sera, davanti ad una bottiglia di Veuve Cliquot, si è lasciato andare alle' confidenze sui suoi rapporti con il leader socia¬ lista. 'Nel febbraio scorso — ha narrato Cariglia seduto in poltrona nella hall del Grand Hotel di Rimini —fu proprio Craxi ad avvicinarmi e a parlarmi della necessità di un confronto ravvicinato, di un'alleanza politica fra i nostri due partiti, senza però alcuna confluenza, o unificazione. Vuoi che in caso di fusione, mi disse Craxi, la de non trovi il modo di sostenere un partito socialdemocratico contrapposto a noi? Ma un mese dopo cambiò idea». Quel Craxi che non è stato ai patti serve a Cariglia per tener vivo lo spirito di rivalsa verso il psi. Probabilmente è questo il sentimento che tiene unita la sua platea. Per cui, in questo schema Craxi ha la colpa di tutti i mali e le sciagure del psdi. Cosi il segretario di fronte allo show di una mattacchiona che, non si sa come, è riuscita ad arrivare in pigiama nel congresso e lo apostrofa con tanti «ma chi sei?», non esita a dire dal microfono della tribuna: 'Sappiamo chi è II regista di queste operazioni». E per chi non avesse capito Filippo Caria, presidente dei deputati socialdemocratici, è ancora più esplicito: 'L'ha mandata Craxi, anzi Martelli». Craxi è dietro a tutto, è l'avversario da cui difendersi. Del resto Cariglia non ha altre armi per animare i suoi. Anche se il suo partito torna ad essere unito, se trova un accordo con Franco Nicolazzi, lo stato di salute rimane preoccupante. n gruppo dirigente è da rivitalizzare. Basti pensare che qualche mese fa a salvare il segretario in difficoltà è stato Luigi Preti. Quell'anziano dirigente, destinato a non tramontare mai, che ieri dalla tribuna ha scambiato il capogruppo dei senatori del pei, Ugo Pecchioli, per Mario Pochetti, un parlamentare comunista in pensione; o che si è dimenticato di dare la parola per il saluto al sindaco socialista di Rimini. E anche il partito è un'armata Brancaleone da riorganizzare. Da riverniciare nella sua immagine. Un'opera difficile per il segretario.'' Ieri, mentre si svociava dalla tribuna congressuale, dietro di lui il cartellone luminoso trasmetteva un messaggio alla platea: «72 congressista che oggi ha pranzato al ristorante "Il lurido" è pregato di restituire il cappotto del professor Mendoni». E' questa l'immagine del psdi che Cariglia deve cambiare. Augusto Minzolini

Luoghi citati: Brancaleone, Bruxelles, Rimini