«Mai più soldati-bambini » di Isabelle Vichniac

«Mai più soldati-bambini» Ginevra, adottata la Convenzione Onu sulla tutela dell'infanzia «Mai più soldati-bambini» NOSTRO SERVIZIO GINEVRA — Adottando l'8 marzo il progetto di Convenzione sui diritti del bambino, la Commissione Onu per i diritti dell'uomo — cui si è potuto sovente rimproverare un'eccessiva politicizzazione, al punto da scordare la sua ragion d'essere — ha dato prova di maturità. Ci si può chiedere, in effetti, quanti Paesi — tenuto conto delle loro tradizioni e dei loro pregiudizi — fossero d'accordo con tutti e 54 gli artìcoli della Convenzione. Ma le loro reticenze, spesso di rilievo, non l'hanno spuntata di fronte a questa realtà palmare: il bambino è un essere completamente vulnerabile e dipendente. Spetta ai governi proteggerlo. Questo testo, che avrà forza di trattato e che giunge trent'anni dopo la Dichiara| zione sui diritti del bambino, i è il risultato di dieci anni di sforzi da parte d'un gruppo di lavoro speciale della Com¬ missione per i diritti dell'uomo, incoraggiato dall'Unicef. Uno degli articoli più controversi è stato il numero 38, sull'arruolamento dei bambini in tempo di guerra. La Convenzione chiede solamente che gli Stati prendano ogni poss'bile misura operativa per assicurarsi che chi ha meno di quindici anni non partecipi direttamente alle ostilità. D'altra parte, l'articolo non precisa che cosa s'intenda per participazione. n Comitato intemazionale della Croce Rossa si è battuto contro questa formulazione, che ritiene un passo indietro rispetto al diritto umanitario internazionale, vale a dire la Convenzione di Ginevra del 1949 e i suoi protocolli aggiuntivi. Anche su altri punti i contrasti sono stati vivaci. Cosi i Paesi islamici si sono ferocemente opposti all'articolo 34, il quale precisa che gli Stati sottoscrittori rispettano il diritto del bambino alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, e prevede che abbia la libertà di avere, o d'adottare, una religione di sua scelta. Altri Stati si fanno portavoce d'altre apprensioni: è cosi che gli articoli 9 e 10, che sanciscono, rispettivamente, la non separabilità dei bambini dai genitori e la necessità di riunificare le famiglie, certo non entusiasmano i Paesi che impiegano lavoratori immigrati. Ci sono peraltro anche resistenze occulte, per esempio sulla protezione del bambino da ogni tipo di sfruttamento, e in particolare dagli abusi sessuali. Occorre ricordare che il lavoro dei bambini resta pratica corrente in molti Paesi, e la prostituzione infantile non è ancora completamente scomparsa, malgrado alcune nazioni del Terzo Mondo la combattano ormai apertamente. Diverse iniziative sono state respinte, come quella della Repubblica federale tedesca: raccomandava che i bambini nati fuori dal matrimonio non venissero dimenticati, ma ha provocato una levata di scudi da parte dei rappresentanti dei Paesi arabi e latino-americani. L'Unicef, che ha giocato un ruolo molto importante in tutta questa vicenda, si rallegra che sia stato finalmente adottato il progetto, che impegna tutti gli Stati firmatari. Si può ragionevolmente sperare che diminuirà la cifra di 14 milioni di bambini che muoiono ogni anno per mancanza di protezione e cure. Tra gli ultimi casi segnalati da Amnesty International di abusi sull'infanzia quello iracheno, particolarmente atroce: le autorità farebbero rinchiudere in cella, oltre agli oppositori politici, anche i loro bambini. Isabelle Vichniac Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa»

Luoghi citati: Ginevra, Italia