All'arma bianca tra le case di Jalalabad di Tito Sansa

All'arma bianca tra le case di Jalalabad Infuria la battaglia per l'ex capitale afghana, città vecchia e aeroporto sarebbero già in mano ai ribelli All'arma bianca tra le case di Jalalabad Altissime le perdite, a Peshawar arrivano ambulanze cariche di feriti - L'Arabia Saudita riconosce il governo dei mujaheddin - Arafat a Islamabad chiede che Najib non venga ucciso - Pioggia di razzi su Kabul: morti quattro civili DAL NOSTRO INVIATO PESHAWAR — Si combatte sempre tra le case di Jalalabad, l'ex capitale estiva del regno dell'Afghanistan, dove questa mattina il governo provvisorio dei mujaheddin intende tenere la sua prima riunione in patria. Notizie contraddittorie giungono da oltre confine attraverso le radio campali e portate da messaggeri. Secondo alcune fonti, l'aeroporto, fortificato dai sovietici negli ultimi nove anni, sarebbe caduto nelle mani dei partigiani, secondo altre invece è completamente circondato. Altissimo è il numero dei morti e dei feriti da ambo le parti, ma non vengono fornite cifre. Una radio militare ha annunciato la distruzione di quattordici carri armati e la cattura di altri sette, un'altra radio invece parlava ieri pomeriggio di nove carri distrutti, qualcuno dice che i prigionieri sono più di quattrocento, altri che sono circa trecento. Su un punto concordano tutte le fonti della resistenza: la città vecchia di Jalalabad è caduta, all'imbrunire (il primo pomeriggio in Italia) è stato lanciato l'attacco contro la città nuova. I mujaheddin hanno fretta. La luna nuova è sorta questa notte (lo ha deciso secondo una consuetudine il consiglio dei vecchi ulema che non erano riusciti a vedere il primo spicchio la notte tra mercoledì e giovedì) e il Consiglio dei ministri deve tenersi oggi, come promesso. Ma è dubbio (secondo alcuni mujaheddin tornati dalla prima linea) che la riunione possa farsi nella città abbandonata da tre quarti dei suoi ottantamila abitanti. Forse si dovrà ripiegare su un'altra località dietro la prima linea, fuori dal tiro delle artiglierie. Con l'insediamento ufficiale all'interno dell'Afghanistan il governo della Repubblica islamica vuole soddisfare una delle condizioni poste dagli Stati Uniti per il riconoscimento ufficiale. Ieri è già avvenuto il primo riconoscimento. Lo ha fatto, e non è stata una sorpresa, l'Arabia Saudita alla quale il neo-eletto ministro degli Esteri afghano, il fondamentalista Gulbeddin Hekmatyar, ha fatto visita. L'Arabia Saudita dunque, oltre al sostanzioso aiuto finanziario e di armamenti e rinvio di centinaia di volontari in Afghanistan, fornisce così anche il proprio appoggio politico, preceden¬ do tutti gli altri Paesi della organizzazione dei Paesi islamici che si riunirà lunedì 13 marzo a Gedda. I sauditi aumentano in tal modo la loro influenza politica nella neonata Repubblica islamica afghana. La cronaca di ieri, oltre alle contraddittorie informazioni dal fronte, registra un incontro del presidente della Re¬ pubblica islamica afghana Mojadidi con il presidente palestinese Arafat nella capitale pakistana Islamabad. Arafat, diventato predicatore di pace, ha consigliato al suo interlocutore di cercare il dialogo con Kabul e una soluzione pacifica del conflitto. Secondo un portavoce dell'agenzia di notizie afghana Amrc il presidente palestinese è dell'avviso che la vita del presidente di Kabul Najib debba essere salvata. Da Kabul giungono notizie di arresti in massa (si parla di 450 persone) appartenenti alla resistenza che sono state rinchiuse nel carcere di Pulì Charki, e di un nuovo massiccio attacco con i razzi da parte dei ribelli. E' stato colpito l'aeroporto, quattro civili, tra cui due donne e un bambino, hanno perso la vita. L'attacco è stato condotto con sedici ordigni. Le fonti dei mujaheddin dicono che la capitale è stata tappezzata da centinaia di shabnamas, le cosiddette «lettere notturne» che invitano la popolazione a collabora¬ re. Un'agenzia dice che nel solo mese di febbraio dodicimila persone sono espatriate (la maggior parte verso l'India) e che diverse centinaia sono passate dalla parte della resistenza. Tra esse un noto presentatore della televisione di nome Burgam. A Peshawar intanto continuano ad arrivare attraverso il Khyber Pass autoambulanze piene di feriti provenienti dal fronte. Nel solo ospedale di Al Fauzan ne sono stati ricoverati ottantacinque nelle ultime ventiquattro ore, in un altro un numero imprecisato. La direzione ha però detto che l'ospedale è al completo dirottando gli ultimi arrivati. La agenzia sovietica Tass ha ribadito le accuse al Pakistan di fornire assistenza logistica e militare ai ribelli e ha annunciato che nella provincia di Laghman un convoglio che trasportava armi e munizioni dal Paese confinante è stato distrutto dalle truppe governative. Tito Sansa Sti joì importante l

Persone citate: Arafat, Gulbeddin Hekmatyar, Mojadidi, Najib, Pass