A Vienna l'ora delle cifre di Alfredo Venturi

A Vienna l'ora delle cifre I negoziati sul disarmo convenzionale in Europa: tocca ai tecnici A Vienna l'ora delle cifre Gli obiettivi: limiti alle manovre e completa trasparenza delle attività militari - Per ridurre gli armamenti terrestri occorre superare il contrasto tra i due blocchi sulla valutazione delle rispettive forze DAL NOSTRO INVIATO VIENNA — n duplice negoziato è finalmente partito: sui due tavoli della conferenza sulle misure di fiducia e della trattativa per il disarmo convenzionale, scattate ieri alla Hofburg, sono state gettate le proposte iniziali. Dopo l'iniezione di buona volontà politica fatta dai ministri, tocca ora al diplomatici affrontare le molte difficoltà dei due negoziati. Sarà un lavoro di alcuni anni: in fondo ai quali è lecito intravedere il miraggio di un'Europa più sicura e meno armata. Il negoziato sulle misure per accrescere la fiducia è cominciato in mattinata. Si tratta della seconda trattativa di questo tipo, la prima si svolse a Stoccolma fra l'84 e 1*86. Riguarda l'adozione di provvedimenti che rendano impossibile un attacco di sorpresa, e scongiurino l'incubo dì una guerra che scoppi per l'errata interpretazione di movimenti di truppe. Questi provvedimenti sono di due tipi: informazione e Ispezione. I trentacinque (11 negoziato è in ambito Csce, la conferenza paneuropea, che raggruppa tutti 1 Paesi d'Europa meno l'Albania, più gli Usa e il Canada) decisero a Stoccolma un meccanismo di informazione preventiva in caso di manovre, con vari tempi di preavviso. Inoltre venne elaborata una prassi di ispezioni reciproche: ufficiali atlantici alle manovre del Patto e viceversa. Ora si vuole andare oltre, perfezionando una vera e propria trasparenza delle attività militari. I due blocchi hanno presentato ieri le loro proposte. Quella del Patto di Varsavia prevede sulle manovre il passaggio dall'informazione alla limitazione. Si vorrebbbe un impegno a non svolgere esercitazioni che mobilitino» più di quarantamila uomini, a non fare più di tre manovre contemporanee in uno stesso Paese, a stabilire limiti per le esercitazioni aeronavali. La proposta, occidentale punta invece al passaggio dalla trasparenza sulle manovre alla trasparenza sulla struttura militare. Ogni Paese dovrebbe scambiare con gli altri informazioni dettagliate sul tipo e sulla dislocazione delle forze che dispiega in Europa. Inoltre si propongono ispezioni destinate a verificare direttamente questi dati. Lo scambio degli osservatori, in definitiva, viene esteso oltre l'ambito delle manovre. Mentre questa conferenza si propone di massimizzare le reciproche conoscenze fra i due schieramenti, l'altra, scattata poche ore dopo la prima, si propone di minimizzare l'oggetto di quegli scambi informativi. I negoziati C/e, sulle forze convenzionali in Europa, hanno l'obbiettivo di sfoltire radicalmente gli arsenali bellici che gravano sul suolo europeo. E di trasformare grandi armate d'attacco in schieramenti rigorosamente difensivi. La Cfe ha un amaro precedente, il negoziato Mbfr sulla riduzione reciproca ed equilibrata delle forze. Si è trascinato inutilmente per sedici anni, il ministro britannico Geoflrey Howe lo ha definito la falsa gravidanza più lunga della storia diplomatica. La Cfe ha una struttura diversa àaU'Mbfr. in quella si trattava da blocco a blocco, stavolta discutono 1 ventitré Paesi delle due alleanze; quella si limitava all'Europa centrale, questa si allarga dall'Atlantico agli Urali. Anche alla Cfe si è esordito con la presentazione delle due proposte. Pur muovendo da esigenze comuni, ridurre le forze e ri equilibrarle, sono concettualmente diverse. La Nato propone di concentrare i tagli sulle armi che considera più offensive: carri, cannoni, blindati da trasporto. Si vorrebbe ridurli rispettivamente a 20 mila, 16 mila, 28 mila per parte. Ciò implica, secondo le valutazioni atlantiche, una riduzione del cinque-dieci per cento da parte occidentale, di oltre un terzo dall'altra parte. La proposta del Patto si estende anche ai livelli di truppe e l'aviazione tattica. L'Est propone in una prima fase una riduzione che porti i livelli di ogni arma a un valore che sia più basso, del dieciquindici per cento, del minore fra i livelli attuali. Nel caso per esempio dei carri armati, sarebbe il Patto a dover tagliare di più, mentre nel caso degli elicotteri le riduzioni maggiori toccherebbero alla Nato. Poi si prevedono ulteriori riduzioni, e 11 passaggio allo schieramento difensivo. A parte la distanza fra queste proposte, un problema grava sul negoziato: si discute su forze di cui varia, fra Nato e Patto, la valutazione quantitativa. L'appunto colpisce principalmente la proposta orientale, basata su valori percentuali. Eduard Shevardnadze dice che l'aritmetica non può frenare la politica: tocca ai tecnici concordare un censimento delle forze. Un altro problema è il collegamento con le forze navali. Alfredo Venturi

Persone citate: Eduard Shevardnadze, Howe