Ad Ypres dopo 70 anni la guerra continua di Fabio Galvano

Ad Ypres dopo 70 anni la guerra continua Nelle campagne belghe ancora emergenza per le bombe chimiche rimaste inesplose Ad Ypres dopo 70 anni la guerra continua DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Persino il caporale Hitler ne fu temporaneamente accecato, nel 1918; e dopo settantanni, nelle campagne di Ypres, i contadini portano ancora alla luce tonnellate di residuati bellici contenenti i gas asfissianti della prima guerra mondiale, soprattutto l'iprite che proprio da questa località belga prese il nome. L'anno scorso, fra le 160 tonnellate di materiale recuperato neU'taterminabile trincea presso i confini con la Francia e poco distante dal Mare del Nord, 18 erano di armi chimiche: arrugginite, con spesse incrostazioni, ma ancora letali. Oggi ci sono 12 mila ordigni conservati e tenuti sotto controllo da un reparto dell'esercito belga, alla base di Houthhulst: in attesa che si trovi un modo per distruggerle senza danno per l'ambiente. Dopo settantanni, mentre il mondo cerca di rinunciare per sempre all'orrore delle armi chimiche e assiste sgomento al loro uso, come è stato durante il conflitto fra Iran e Iraq, Ypres lancia ancora la sua maledizione. La vegetazione ha ricoperto parte dei campi di battaglia, ma non esistono più alberi centenari. In alcune zone, dove i gas hanno intriso i solchi, il paesaggio resta brullo, inospitale. I contadini dicono che nulla cresce, che talora a toccare la terra con le mani si rischiano ustioni. Ma il vero pericolo sono le bombe e i contenitori che ancora affiorano. Si calcola che, sul miliardo e mezzo di proiettili d'artiglieria sparati in Europa durante la Grande Guerra, più di un quarto — 400 milioni — non siano mai esplosi. E la percentuale è vera anche per le bombe con il caratteristi¬ co sigillo di piombo, piene dei liquidi mortali: di iprite, appunto, ma anche di cloro, di cianuro, di terrificanti miscele di fosgene e difenilclorazina. I contadini ormai li riconoscono: quando 11 trovano reagiscono senza la deferenza forse dovuta a quei temibili strumenti, che proprio sul fronte delle Fiandre contribuirono alla morte di 600 mila soldati: li raccolgono e li mettono al bordo della strada, dove i camion militari passeranno a raccoglierli. Le bombe normali vengono disinnescate o fatte brillare da una squadra di 22 artificieri, che per gli ordigni più pericolosi si servono di un poligono sabbioso nel Mare del Nord, davanti a Ostenda. Quelle con sostanze chimiche, invece, vengono accatastate. Si calcola che in quei 12 mila ordigni, soprattutto tedeschi e ingle¬ si, ci siano 5 tonnellate di gas. Quelli che perdono sono a loro volta rinchiusi in contenitori di metallo; ma in certe giornate, ammettono i militari, si può avvertire l'odore dell'iprite. Le montagne crescono. Una volta le bombe chimiche venivano rinchiuse in grandi blocchi di cemento e affondate nel Golfo di Biscaglia, al ritmo — negli Anni 50 —di 45 tonnellate l'anno; ma dal 1980, quando il Belgio firmò la convenzione che proibisce di gettare in mare i rifiuti nocivi, non si sa più che fame. Ora si attende una meraviglia tecnologica annunciata a gennaio dal ministro della Difesa Guy Coeme: un impianto automatico, con un robot capace di smontare i proiettili e separare la carica esplosiva da quella chimica, destinata poi a essere distrutta in speciali forni. Ma l'impianto non sarà pronto che nel 1991, e per allora si prevede che i 12 mila ordigni saranno diventati 15 mila. Ci vorranno almeno tre anni per distruggerli tutti. Gli abitanti della zona sono preoccupati. Il sindaco di Hputhulst, che è poi il nome fiammingo di una Ypres che per motivi linguistici è ormai scomparsa dalle carte geografiche, teine che possa verificarsi un grande disastro, una Seveso o una Bhopal belga. I militari sono meno preoccupati. 'Non c'è motivo — dicono —perché debba esplodere tutto'. Di fatto, in quella base, l'unico incidente rìsale a tre anni fa, quando quattro soldati furono uccisi dall'esplosione di alcune bombe. Ma erano di tipo convenzionale, senza i gas che hanno fatto di Ypres'un nome indimenticabile nei libri di storia. Fabio Galvano

Persone citate: Hitler